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Il 12° Congresso del Partito Comunista vietnamita

I Quaderni del Caffè – Nelle settimane a cavallo tra marzo e aprile di quest’anno, il Vietnam ha rinnovato le sue principali cariche istituzionali. Il piccolo e dinamico Stato del Sud-est asiatico ha ora un nuovo Presidente della Repubblica, un nuovo Primo ministro e un nuovo Presidente dell’Assemblea Nazionale

IL VIETNAM E NOI – La stampa italiana e internazionale ha seguito l’avvicendamento delle nuove figure istituzionali, non mancando di “caratterizzare” le nuove personalità attraverso qualche elemento distintivo che potesse in qualche modo fare notizia, o rispecchiare la visione stereotipata che in Occidente abbiamo di tutto ciò che avviene in questa regione del mondo. Si può spiegare in questo modo il fatto che, per esempio, la nomina di Tran Dai Quang a capo di Stato sia stata riportata come “Il capo della polizia viene eletto presidente della Repubblica” (Il Fatto Quotidiano) o che l’investitura di Nguyen Thi Kim Ngan a presidente dell’Assemblea Nazionale abbia permesso di titolare “Una donna ai vertici della non-democrazia vietnamita” (Corriere della Sera).
Al di là della facile semplificazione di quanto avvenuto, può essere invece importante soffermarsi ad analizzare come questi avvicendamenti delle figure apicali del Vietnam possano influenzare le sfide politiche, diplomatiche ed economiche che questo Stato del Sud-est asiatico si trova ad affrontare. Ad esempio: come si svilupperà il complesso rapporto del Vietnam con la Cina, da cui dipende dal punto di vista commerciale ma con cui ha questioni politico-diplomatiche tuttora aperte riguardanti le isole contese nel Mar Cinese Meridionale? Come proseguirà l’avvicinamento diplomatico con gli Stati Uniti, anche alla luce della storica visita del Presidente Barack Obama prevista per maggio? Quali saranno le misure che il Vietnam adotterà per mantenere alto il livello di crescita economica e assicurarsi un sempre crescente interesse da parte degli investitori stranieri?

La copertina del Quaderno N.9
La copertina del Quaderno N.9

UN PARTITO, TANTE SFIDE – In un sistema politico come quello vietnamita, caratterizzato dalla presenza di un partito unico, non si può ragionare di queste nomine e queste sfide senza prendere in considerazione le dinamiche che si sviluppano all’interno del Partito Comunista vietnamita. Proprio per questo motivo, per ragionare di quello che il Vietnam potrà essere nel prossimo futuro, il Caffè Geopolitico offre uno sguardo indietro per approfondire il principale evento politico svoltosi all’inizio dell’anno, ovvero il dodicesimo Congresso del Partito Comunista vietnamita. Non è un caso, infatti, che proprio le nomine citate in precedenza siano una derivazione diretta dell’esito del Congresso. Attraverso la cronaca e l’analisi di chi vive per lavoro o per studio in Vietnam, l’approfondimento che costituisce questo Quaderno del Caffè Geopolitico racconta di un dodicesimo Congresso (in vietnamita Dai Hoi XII) caratterizzato da un insolito clima di incertezza sull’esito finale, causato da un’accesa disputa per la segreteria del Partito. Evitando facili drammatizzazioni di quanto accaduto, che pure hanno caratterizzato le cronache degli osservatori internazionali nei mesi precedenti l’apertura del Congresso e nei giorni straordinariamente freddi di fine gennaio in cui esso si è svolto, il Quaderno prova ad illustrare i principali attori in gioco che hanno preso parte alla disputa per la segreteria del Partito, abbozzando il profilo e la storia dei protagonisti e gli equilibri tra le parti. A seguito della cronaca del Congresso, questo approfondimento prova a fornire una chiave di lettura sugli interrogativi principali lasciati dall’evento e su quelle che potranno essere le future sfide del Partito e della Repubblica Socialista del Vietnam nel corso dei prossimi anni.

Erasmo Indolino
Gabriella Angelini

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Erasmo Indolino
Erasmo Indolino

Ha conseguito una Laurea specialistica in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale con una tesi in International Political Economy riguardante “L’evoluzione delle politiche industriali nella provincia cinese del Guangdong”, affrontando il dibattito sulla middle-income trap e soffermandosi sulle dinamiche di delocalizzazione delle imprese dalla Cina meridionale al Sud-est asiatico.
Ha studiato alla Shanghai International Studies University e ha svolto attività di studio presso la Hanoi University. Segue con passione le economie emergenti che si inseriscono nella divisione regionale del lavoro in Asia Orientale.

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