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Ambizioni strategiche dell’Australia: uno sguardo al 2035

Miscela Strategica L’Australia ha presentato un documento di pianificazione strategica piuttosto articolato per far fronte alle rinnovate e future esigenze di sicurezza nazionale, con un orizzonte di lungo periodo. RiuscirĂ  il governo di Canberra a portare a termine i suoi ambiziosi obiettivi?

UN UNICUM NEL PANORAMA GEOPOLITICO  – Un Paese di grandi dimensioni e ricco di risorse naturali, ma scarsamente popolato. Una collocazione geografica ideale per il commercio con le aree piĂą sviluppate del globo, cui si affianca una persistente sindrome da isolamento. L’Australia può vantare una combinazione di caratteristiche geopolitiche pressochĂ© unica, dalla quale il Paese del Commonwealth ha tratto indiscutibili vantaggi economici e culturali, tanto da guadagnare lo status di media potenza regionale.
La grande distanza dalle altre masse continentali costituisce il problema maggiore per l’Australia, che si affaccia su due oceani ed è ovviamente dipendente dal commercio marittimo. Cruciale diventa dunque per Canberra la protezione delle linee di comunicazione marittime (sea lines of communication, SLOC) fra Oceano Indiano e Oceano Pacifico. I collegamenti diretti con l’Africa Orientale, con i Paesi dell’Asia Meridionale e quelli dell’area dell’Asia-Pacifico pone l’Australia al centro di una fitta rete di scambi commerciali e diplomatici.
Non è un caso se Samuel Huntington identificò la dicotomia fra background occidentale e vocazione mercantile asiatica come peculiare dimensione dell’identità australiana: l’affinità con Stati Uniti e Regno Unito sul piano diplomatico si affianca infatti alla necessaria proiezione economica verso Cina, Giappone e le altre nazioni dell’Asia Orientale. Robert Kaplan ha colto in questa dinamica il problema principale che la leadership di Canberra dovrà affrontare nel medio-lungo periodo. L’Australia rappresenta il Paese dell’area Asia-Pacifico maggiormente interessato al mantenimento dell’attuale status quo regionale. Canberra vorrebbe giovarsi contemporaneamente sia della continua crescita economica della Cina e dei Paesi dell’Estremo Oriente, sostenuta da una fitta rete di scambi commerciali e dall’importazione di materie prime, sia del mantenimento della presenza americana come off-shore balancer su tutto il versante del Pacifico Occidentale. L’Australia continuerebbe dunque ad avere un partner commerciale sempre più importante nella Cina, senza che venga a mancare la sicurezza strategica rappresentata dall’apparato militare statunitense dislocato nella regione. Il trend appena descritto è molto probabilmente destinato a cambiare nel prossimo futuro, seguendo una dinamica da gioco a somma zero. In questo contesto assume interesse il lavoro effettuato dal Governo australiano con il più recente Defence White Paper.

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L’AUSTRALIA IN NUMERI

  • Superficie: 7 617 930 km² (sesto Paese al mondo)
  • Popolazione: 23 932 100 di abitanti (53esimo Paese al mondo)
  • DensitĂ  popolazione: 2,79 abitanti/km²
  • PIL: 1.541.700 milioni di $ US
  • Spesa militare: 23 miliardi $
  • Spesa militare come su percentuale PIL: 1,9%

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I NUOVI OBIETTIVI STRATEGICI DI CANBERRA – Il Defence White Paper for 2016, presentato lo scorso marzo, propone una visione complessiva della strategia australiana, con una valutazione delle prioritĂ  del Paese in termini geopolitici e di sicurezza nazionale. La prospettiva scelta nell’analisi strategica è di lungo periodo, tanto da prendere il 2035 come anno di riferimento nella scelta e nell’interpretazione dei fattori chiave e delle minacce alla sicurezza australiana. Il documento parte da una considerazione auto-critica riguardo i precedenti piani strategici stilati dal Governo australiano, in cui non era stato affrontato il problema della discrepanza fra obiettivi fondamentali ed effettive risorse e capacitĂ  dell’Australian Defence Force (ADF). Nella versione del 2016 sono stati dunque rivisti i punti focali della strategia di difesa nazionale e la quota di investimenti destinata al perseguimento della stessa. Il Defence White Paper for 2016, pur considerando il basso rischio di attacco diretto al territorio nazionale, sottolinea come la dimensione strategica australiana non possa limitarsi alla mera difesa dei confini. Per questo motivo il documento governativo identifica tre differenti Strategic Defense Interest, considerati di importanza fondamentale: la sicurezza del sistema-paese Australia da ogni minaccia esterna; la sicurezza regionale, intesa come area del Sud-Est Asiatico e del Pacifico Meridionale (Papua Nuova Guinea, Timor Est e stati insulari del Pacifico); la stabilitĂ  della macro-area Oceano Indiano-Oceano Pacifico per preservare gli scambi commerciali di Canberra.
Guardando invece ai fattori in grado di influenzare la prospettiva geopolitica australiana, il Defence White Paper 2016 individua sei key drivers: l’evoluzione della relazione fra Stati Uniti e Cina; i turbamenti dell’ordine globale provocati da attori scontenti dell’attuale status quo; la costante minaccia del terrorismo internazionale, accentuata dal fenomeno dei foreign fighters; l’instabilità dei Paesi vicini e le sfide derivanti da disastri ambientali; lo scenario di rapida crescita militare nella macro-regione dell’Asia-Pacifico, in particolare lo sviluppo di sistemi missilistici all’avanguardia; infine, l’emergenza di nuove minacce transnazionali nell’ambito della cybersecurity e dei sistemi di comunicazione.

opera house HMAS foto

Fig.1 – La fregata HMAS PARRAMATTA in transito davanti all’Opera House di Sydney

PIĂ™ INVESTIMENTI, PIĂ™ EFFICIENZA – Il documento governativo mette chiaramente in luce la volontĂ  di Canberra nel mantenere la superioritĂ  militare dell’Australian Defence Force rispetto agli altri eserciti regionali. Ciò vuol dire non limitarsi, come fatto in passato, al semplice investimento su mezzi e piattaforme, perdendo di vista il quadro generale dell’integrazione fra dispositivi militari e il rafforzamento della capacitĂ  di combattimento. Il perseguimento degli obiettivi precedentemente elencati, definiti “ambiziosi ma realistici” dagli esperti, richiede un focus specifico sui sistemi di raccolta dati, di sorveglianza e sulle tecnologie di informazione e comunicazione, oltre agli aspetti logistici dell’apparato militare. Questi “buoni propositi” del Governo australiano porteranno allo stanziamento ulteriore di quasi 30 miliardi di dollari al budget militare nel decennio 2016-2026, così da destinare il 2% complessivo del PIL nazionale al comparto difesa almeno per il 2021 (e una cifra complessiva di 42,4 miliardi di dollari annua). In termini materiali, questi fondi si tradurranno in un notevole incremento delle capacitĂ  navali australiane: la flotta di Canberra vedrĂ  raddoppiare da 6 a 12 il numero di sottomarini appartenenti al progetto SEA-1000, ovvero la classe che andrĂ  a sostituire quella dei sottomarini Collins. Verranno inoltre costruiti tre cacciatorpedinieri della classe Hobart, nove fregate appartenenti ad una classe ancora in fase di progettazione e 12 navi da pattugliamento. La Marina australiana avrĂ  dunque a disposizione una larga gamma di piattaforme tecnologicamente all’avanguardia, per sostenere il ritmo di crescita delle forze rivali regionali e interfacciarsi al meglio con le flotte alleate. Non a caso tutti i nuovi sistemi d’armamento saranno caratterizzati da un elevato grado di interoperabilitĂ  con i mezzi degli Stati Uniti.
Effetti benefici arriveranno anche per l’industria della difesa australiana, che vedrà rafforzato il proprio rapporto di cooperazione con l’ADF. Le ricadute positive sull’economia e sullo sviluppo tecnologico del Paese rientrano dunque nel piano di investimenti deciso dal Governo, specialmente per quanto concerne il settore della cantieristica navale.

opera house HMAS foto

Fig.2 – Due elicotteri MH-60R in volo sopra la HMAS Canberra e la HMAS Success

ULTERIORI ELEMENTI DI ANALISI – Il libro bianco 2016 lascia aperti diversi interrogativi sulle caratteristiche e le prerogative delle future forze australiane.

[toggle title=”Rafforzamento della cooperazione regionale” state=”close”]

Fra gli obiettivi del Defence White Paper 2016 c’è quello di rafforzare la partnership fra l’Australia e i Paesi della regione ai fini della sicurezza. Fra gli Stati citati nel documento come alleati chiave figurano non solo Stati Uniti e Nuova Zelanda, ma anche Giappone, Indonesia, India, Singapore, Corea del Sud e Cina. La presenza di Pechino rispecchia la volontà australiana di preservare un ambiente regionale stabile e sicuro per gli scambi commerciali, sebbene la leadership cinese sia attualmente impegnata in dispute marittime con vari attori del teatro asiatico. [/toggle]

[toggle title=”Force projection, A2/AD o HADR?” state=”close”]

Le forze prospettate dal documento programmatico del Governo australiano non sembrerebbero creare le basi per una Marina militare in grado di esercitare una reale force projection regionale, bensì per una flotta con compiti di pattugliamento. Il tipo e la quantità di navi e sottomarini commissionati dall’Australian Defence Force andrebbero dunque a delineare un rafforzamento della strategia di A2/AD (anti-access/area denial), con una missione prettamente difensiva. L’acquisizione di due navi da trasporto anfibio della classe Canberra, capaci di imbarcare più di mille soldati e relativo equipaggiamento, potrebbe inoltre fornire all’ADF un ruolo da protagonista nelle missioni HADR (Humanitarian Assistance and Disaster Relief) nelle acque del Pacifico Meridionale e dell’Oceanio Indiano.[/toggle]

[toggle title=”Che Australia sarĂ  nel 2035?” state=”close”]

L’ambizione di determinare la visione strategica per un periodo di tempo così lungo, fino al 2035, rischia di venire offuscata dalla quasi cronica instabilità politica australiana. La natura bicamerale del parlamento e la durata massima di 3 anni del mandato governativo costituiscono difatti elementi avversi a qualsiasi piano di riforma di lungo respiro; non ci sarebbe dunque da stupirsi se il ventennale progetto di rafforzamento della Australian Defence Force venisse modificato e ridimensionato dai prossimi governi di Canberra, specialmente in virtù dell’ingente peso finanziario determinato nel Defence White Paper. [/toggle]

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Fig.3 – PC-9 australiano in esercitazione

[one_half][box type=”warning” align=”” class=”” width=””]RISCHI

  • Minacce alla stabilitĂ  regionale derivanti da dispute territoriali
  • Continua corsa agli armamenti nell’area dell’Asia-Pacifico
  • Terrorismo internazionale e foreign fighters di ritorno
  • Pirateria e protezione delle rotte marittime

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[/one_half][one_half_last][box type=”note” align=”” class=”” width=””]VARIABILI 

  • InstabilitĂ  politica australiana
  • Dipendenza dal rapporto Washington-Pechino
  • DifficoltĂ  finanziarie del governo di Canberra
  • Ruolo nelle missioni umanitarie regionali

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Francesco Marino

 

Foto: Defence Images

Foto: Kookaburra2011

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Francesco Marino
Francesco Marino

Romano, un percorso di studi in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali negli atenei della sua città natale, poi il trasferimento in UK per frequentare il master in War Studies al King’s College di Londra. Si interessa principalmente di questioni navali,  Asia Orientale e Medio Oriente, con un occhio anche agli aspetti di sicurezza e politica estera comune dell’UE. La passione per arte, musica, letteratura e sport gli ruba fin troppo tempo.

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