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La campagna USA dal punto di vista degli elettori

Caffè Americano – Aspettando la ripresa dei dibattiti pubblici di metà aprile, è opportuno fare un punto della situazione sullo scenario elettorale sviluppatosi finora negli States. I polls sono chiari, i candidati ormai li conosciamo, ma sappiamo ancora poco sui supporters dei protagonisti della campagna elettorale. Quali sono le intenzioni di voto dell’elettorato? Chi sostiene il radicale Trump e chi supporta il socialista Sanders? Cerchiamo di fare chiarezza nei seguenti tre sorsi.

1.LA SITUAZIONE ATTUALE – Dopo il Super Tuesday 3, ovvero dopo la tornata elettorale del 15 marzo, la corsa alla Casa Bianca è in una fase di stallo. Hillary mantiene la guida del partito democratico, con 1243 delegati conquistati su 2383 (e 51% di preferenze dei votanti), mentre Sanders la segue a ruota con 1011 delegati (e il 42.4% di preferenze). Trump non lascia il trono da front-runner dei repubblicani, con il 42.1% delle preferenze e 736 delegati (ne servono 1237 per vincere). Seguono Cruz, con il 31.7% di preferenze e 436 delegati conquistati e Kasich, con il 19,3% di preferenze e 171 delegati. Per capire le ragioni di queste differenze di numeri di delegati e polls è opportuno andare ad analizzare chi sono gli elettori conquistati dai singoli candidati e le ragioni del loro supporto.

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Fig. 1 – Bernie Sanders non è disposto a mollare nella sfida per la nomination

2.LA LOWER CLASS DI TRUMP E I CONSERVATORI DI CRUZ – Per quanto riguarda Trump, ormai è facile spiegare le ragioni del suo successo. Dopo una lunga crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti e le altre numerose difficoltà che gli States si sono ritrovati ad affrontare (terrorismo, disoccupazione, immigrazione irregolare, ecc.), gli statunitensi che sostengono Trump sono coloro che vedono in lui uno strumento per risolvere le crisi, un uomo che, con la sua aggressività e le sue affermazioni border line potrebbe trovare soluzioni concrete. La priorità per gli elettori di Trump è affrontare, una volta per tutte, i problemi che rischiano di mettere in crisi l’identità Usa e il perseguimento del sogno americano. I supporters del magnate, infatti, sono generalmente uomini della lower class, bianchi, dai 50 anni in su che hanno ricevuto una scarsa istruzione e che, per questo, concordano con Trump su determinate affermazioni razziste, xenofobe e con la sua agenda di politica estera. Questo perché, in un mondo globalizzato e in crisi economica, la lower class Usa ha paura di perdere il proprio lavoro o di impoverirsi a causa dell’internazionalizzazione degli Usa (Trump ha espresso più volte la propria opposizione ai trattati internazionali, tra cui il TTIP), dei migranti irregolari che “rubano il lavoro” agli autoctoni e che usufruiscono dei servizi statali senza versare i contributi e dei terroristi che voglio distruggere l’identità Usa. La prova di queste affermazioni sta nella cartina geografica degli Stati Uniti: i supporters di Trump vivono negli Stati con un passato di risentimento razziale evidente, Mississippi e Alabama in primis. Non c’è da stupirsi, quindi, che i toni aggressivi e xenofobi di Trump abbiamo fatto breccia negli abitanti. Il tycoon, però, non ha conquistato tutti: da qualche tempo, il magnate è accusato dall’establishment repubblicano di non essere in linea con i valori del partito e di non essere abbastanza conservatore. Coloro che la pensano in questa maniera sono gli elettori di Cruz, candidato tradizionalista e un devoto religioso che ha vinto negli Stati più conservatori (come il Texas) e in quelli meno laici (Iowa). Inoltre, dopo il ritiro di Rubio, Cruz ha conquistato anche gli elettori simpatizzanti con il governatore della Florida, diminuendo le sempre più scarse chances di vittoria di Kasich, il più moderato tra i candidati, il quale, finora, ha vinto solo in Ohio.

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Fig. 2 – Donald Trump con i suoi sostenitori

3.I PARADOSSI DELL’ELETTORATO DEMOCRATICO – Il primo paradosso è rappresentato da Sanders, un 75enne socialista che ha conquistato i giovani con le sue proposte e la sua esuberanza; un uomo che ha attirato i ventenni e i trentenni che si indebitano per ricevere un’istruzione universitaria senza la certezza di trovare un lavoro alla fine degli studi, giovani laureati che non tollerano più le disuguaglianze sociali e che vogliono cambiare le cose radicalmente. Sanders è, secondo i giovani statunitensi, colui che vincerà la lotta contro le banche, contro i privilegi della upper class e contro la politica corrotta. Riassumendo, i sostenitori di Sanders sono quelli che si sono sentiti abbandonati dall’attuale governo. Non è quindi un caso che Sanders abbia vinto le primarie in Michigan. Dopo lo scandalo delle acque avvelenate di Flint, città a maggioranza afroamericana, Sanders (con la sua retorica e i suoi ideali) è diventato il barlume di speranza per le comunità lasciate indietro, ignorate dalle politiche federali. Un candidato autentico, incorruttibile, onesto e talmente instancabile da essersi laureato in scienze politiche, aver fatto l’operaio e successivamente essere entrato in politica. La sua vita è l’esempio di quello che gli Usa dovrebbero essere secondo Sanders: il luogo in cui, non importa quali siano le tue origini, puoi lavorare in una fabbrica e poi partecipare alla corsa per diventare Presidente degli Stati Uniti. Parlando del Michigan, arriviamo al secondo paradosso: la comunità afroamericana che sceglie Sanders al posto della Clinton, presentatasi come la naturale erede del primo Presidente di colore. Una sconfitta che ha convinto la Clinton a spostarsi sempre di più a sinistra per cercare il supporto dei giovani e della lower class. Arriviamo al terzo paradosso: nonostante l’idea della prima donna alla Casa Bianca sia intrigante, la Clinton è supportata da meno donne di quanto sia logico pensare. Solo il 35% delle donne sotto i 45 anni voterebbe l’ex Segretaria di Stato, sia perché, come già detto, i giovani sono stati conquistati da Sanders, sia perché la Clinton è ormai associata ad alcuni degli avvenimenti più traumatici della storia degli Stati Uniti (invasione dell’Iraq e l’attacco al consolato USA di Bengasi sono solo due dei numerosi esempi). Per questi motivi e a causa dello scandalo emailgate, non tutte le donne sono pronte a farsi rappresentare da lei. Nonostante questo, la Clinton rimane in testa nei sondaggi, supportata da uomini e donne dell’upper e middle-class dai 45 anni in su. È ovvio, inoltre, come la preparazione e l’esperienza della Clinton in materia di politica interna ed estera stia convincendo gli elettori che, in un periodo di crisi internazionale come quello in cui ci troviamo oggi, sia necessario un Presidente preparato e dal pugno di ferro. Insomma, da qualsiasi punto si analizzi la campagna elettorale Usa, che sia guardando i dibattiti o cercando di capire chi sono gli elettori dei singoli candidati, è impossibile annoiarsi. E’ difficile fare previsioni in uno scenario così variegato, ma vale la pena continuare a seguire gli sviluppi della campagna per essere pronti a farsi sorprendere di nuovo.

Giulia Mizzon

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Cliccando su questo link è possibile vedere i polls per i singoli candidati. Su questo link, invece, è possibile vedere i risultati delle primarie divise per Stato [/box]

Foto: Darron Birgenheier

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Giulia Mizzon
Giulia Mizzon

Nata a Imperia nel 1992, laurea magistrale in Politiche Europee e Internazionali all’Università Cattolica di Milano. Affascinata dalle dinamiche della politica internazionale, frequento un Master in International Relations all’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali. Confesso di essere un’amante degli States, sempre presenti nei miei programmi futuri, e una lettrice accanita di qualsiasi cosa mi capiti sottomano.

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