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Infrastrutture e commercio, la Cina in Mozambico

Il Mozambico è oggi una delle economie più promettenti dell’Africa sub-sahariana e ha ricevuto nel corso degli anni sostanziosi investimenti da parte della Cina per rimodernare le proprie infrastrutture. Quali sono i progetti portati a termine e con quali obiettivi?

PECHINO E MAPUTO − La tumultuosa crescita dell’economia cinese, che ha portato Pechino a diventare nel 2009 la seconda potenza mondiale dopo gli Stati Uniti, ha spinto il Governo a guardare con sempre maggiore interesse al continente africano in cerca di partner commerciali, laddove la politica estera di cooperazione tra Paesi in via di sviluppo trova il suo più naturale sbocco. Tra i numerosi ed eterogenei Stati che ricevono le attenzioni dell’ex Celeste impero, il Mozambico rappresenta un caso particolare, in virtù di relazioni con la Cina che risalgono ai tempi della conquista dell’indipendenza dal Portogallo nel 1975, quando Pechino sostenne il Frente de Libertaçao de Moçambique (FRELIMO), ottenendo in cambio relazioni privilegiate con il Governo di Maputo alla fine della guerra. Il Mozambico, per esempio, non ha mai riconosciuto Taiwan, e ha immediatamente stabilito contatti diplomatici con Pechino, che da parte sua è stata subito coinvolta negli investimenti del Paese, costruendo edifici altamente simbolici (come diverse sedi ministeriali) già nel corso degli anni Ottanta. I rapporti tra i due Stati si sono ulteriormente intensificati nel nuovo millennio: il Presidente mozambicano Armando Guebuza ha partecipato, nel 2006, al Forum sulla Cooperazione Cina-Africa (FOCAC), cui è seguita una visita ufficiale del Presidente cinese Hu Jintao nel 2007. Tra gli accordi raggiunti in quell’occasione, il più rilevante è la cancellazione del debito di 52 milioni di dollari che il Mozambico aveva contratto nei confronti del Paese asiatico. Il commercio bilaterale ha conosciuto una vera e propria esplosione negli ultimi anni, sfiorando il miliardo di dollari nel 2011. L’economia mozambicana è in forte crescita, con tassi superiori al 7% annuo, grazie all’esportazione di minerali, prodotti agricoli, legname e pescato.

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Fig. 1 – I Presidenti cinese Hu Jintao e mozambicano Armando Guebuza inaugurano un edificio a Maputo, 9 febbraio 2007

IL PORTO DI BEIRA – Gli interessi cinesi, però, non si limitano alle attività mercantili. I due Governi hanno siglato anche accordi per la costruzione di infrastrutture nel Paese africano, nel quale operano 41 imprese cinesi che occupano più di undicimila mozambicani. Nella città marittima di Beira, l’azienda cinese CHICO (China Henan International Cooperation Group) ha iniziato, nel 2015, i lavori per la ristrutturazione del porto – un progetto finanziato con un prestito da 120 milioni di dollari dalla banca di investimenti cinese EximBank. Secondo le stime del Governo di Maputo, una volta terminati i lavori il porto sarà in grado di gestire fino a settantamila tonnellate annue di pescato, con un grande impatto positivo sull’economia di tutta la regione, a oggi una delle meno interessate dagli investimenti esteri. In questa stessa prospettiva si inserisce il progetto – sempre finanziato dalla EximBank, con 416 milioni di dollari – di riabilitazione della strada fra Beira e la città di Machipanda, al confine con lo Zimbabwe. Questo tratto di strada, lungo quasi 300 chilometri, mette in collegamento il porto con le fondamentali rotte commerciali seguite dai camion di Zimbabwe, Zambia e Malawi. Il progetto complessivo servirà quindi l’intera catena di produzione, inclusa l’esportazione dei prodotti trasformati.

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Fig. 2 – Lavoratori cinesi all’interno del porto di Beira

ALTRI PROGETTI – Il cuore degli investimenti esteri in Mozambico rimane comunque la regione della capitale, Maputo. Qui le opere costruite da aziende cinesi sono imponenti: nel 2011 è stato ultimato il nuovo National Stadium, un’arena da quarantaduemila posti finanziata dal Governo di Pechino e costruita dalla Anhui Foreign Economic Construction Corporation (AFECC), che ha in carico anche i progetti di espansione dei terminal dell’aeroporto cittadino e del nuovo palazzo presidenziale. EximBank è stata scelta per finanziare altri due progetti collegati alla viabilità cittadina, che verranno entrambi portati a termine dalla China Road and Bridge Cooperation (CRBC): il ponte Maputo-Catembe e la circonvallazione. Il ponte, lungo 3 chilometri e la cui inaugurazione è prevista per il 2017, consentirà l’apertura di nuove aree di sviluppo urbano nella capitale, oltre a facilitare il collegamento tra i due versanti del bacino del fiume Umbeluzi, con un aumento previsto di tutte le attività economiche nella zona coinvolta. Inoltre CRBC costruirà due strade adiacenti per un totale di circa 209 chilometri, una da Catembe a Ponta do Ouro e una da Bela Vista a Boane. Il progetto della circonvallazione, invece, comprende due distinte sezioni di strada, una che si estende seguendo la costa fino a ricongiungersi con l’autostrada per Marracuene, l’altra che attraversa i sobborghi periferici di Zimpeto, dove si trova il sopracitato National Stadium. L’investimento complessivo per completare i due progetti supera il miliardo di dollari, di cui 725 milioni destinati solamente al ponte.

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Fig. 3 – Un operaio cinese supervisiona i lavori di costruzione del National Stadium a Maputo

MOTIVAZIONI ED EFFETTI – La natura degli investimenti cinesi in Mozambico non differisce in maniera evidente da operazioni simili condotte da Pechino in altri Stati africani, come l’Angola o la Tanzania, dove importanti progetti infrastrutturali sono stati portati a termine con finanziamenti e manodopera di compagnie cinesi. La volontà politica della Cina di mostrarsi come un partner primario per il continente è evidente: alla luce delle lunghe e cordiali relazioni diplomatiche tra i due Paesi, il coinvolgimento cinese in Mozambico sembrerebbe essere meno interessato di quanto non lo sia altrove. Più che le dichiarazioni da parte mozambicana, quello che cambia nel comportamento cinese è il volume relativamente alto di investimenti non direttamente correlati ad attività economiche rilevanti per Pechino. Se molte delle infrastrutture costruite da aziende cinesi in Africa hanno come fine ultimo il miglioramento della logistica nel trasporto di materie prime essenziali all’economia di Pechino (petrolio, gas e minerali metallici soprattutto), le importazioni provenienti dal Mozambico (legname, pescato e prodotti agricoli) appartengono, per genere e quantità, a categorie molto più marginali negli interessi cinesi. Questo, tuttavia, non esclude effetti negativi: le aziende cinesi tendono ad assumere come dipendenti solo un numero minoritario di mozambicani a fronte di una maggioranza di cinesi, danneggiando così il già debole mercato del lavoro locale. E il rischio che l’insoddisfazione tra i lavoratori del Mozambico aumenti con lo svilupparsi di nuovi progetti di collaborazione, così come già avvenuto altrove in Africa, è piuttosto elevato.

Andrea Rocco

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Oltre agli investimenti nelle infrastrutture, Pechino ha finanziato anche numerosi progetti che coinvolgono terreni agricoli, come la riqualificazione dell’imponente risaia di Xai-xai, a 200 chilometri da Maputo. In questo caso l’attività dell’azienda cinese Wabao ha da un lato trasformato la risaia nel più ambizioso e riuscito progetto idrico del Paese, ma dall’altro lato ha sollevato numerose polemiche per le accuse di land grabbing e per le conseguenze disastrose sulla vita delle comunità rurali. [/box]

 

Foto: andryn2006

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Andrea Rocco
Andrea Rocco
Classe 1990, laureato in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano con una tesi sulle relazioni tra Angola e Cina ho conseguito un Master in African Politics presso la School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra e sto attualmente frequentandone un altro in Chinese Studies presso la Universitat Pompeu Fabra di Barcellona dopo altre esperienze formative in ISPI e SIOI.
In questa oscillazione tra i miei due grandi interessi ho scoperto il mare: ad oggi mi occupo principalmente di pirateria e delle dinamiche geopolitiche dell’Oceano Indiano.

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