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Ancora uno scramble sui cieli britannici

In 3 Sorsi (MS) – Il 17 febbraio due caccia Eurofighter EF-2000 Typhoon della Royal Air Force hanno effettuato un decollo su allarme (scramble) per assicurarsi che due Tupolev Tu-160 Blackjack russi non violassero lo spazio aereo britannico. Ne approfittiamo per spiegare cosa avviene

1. L’ULTIMO EPISODIO  Negli ultimi tre anni, ed in particolare in seguito alla crisi in Ucraina, l’attivitĂ  aerea russa è aumentata notevolmente. Il decollo su scramble dei caccia britannici avviene sempre piĂą spesso per intercettare i velivoli russi che transitano in prossimitĂ  dello spazio aereo inglese. A volte si tratta di voli di traferimento, altre di esercitazioni o, piĂą raramente, di vere e proprie provocazioni. In questo caso è possibile che i velivoli fossero diretti verso il teatro siriano, forse in volo di trasferimento. La grande autonomia (circa 15000 miglia nautiche) consente di percorrere distanze notevoli senza rifornimento in volo. La rotta seguita è in realtĂ  inusuale, in quanto quella piĂą comoda e piĂą utilizzata dai velivoli russi prevede il sorvolo dell’Iran e del Mar Caspio, ma casi simili si sono giĂ  verificati nei mesi scorsi. I Tu-160 non hanno violato lo spazio aereo britannico, ma si sono avvicinati parecchio al suo limite, che è di circa 12 miglia dalla costa. Questo ha provocato la reazione automatica della difesa aerea inglese: due caccia EF-2000 sono decollati dalla base di Coningsby, nel Lincolnshire (Scozia) ed hanno accompagnato i velivoli russi per una parte del loro percorso. Questo episodio è il primo del 2016. Nel 2015 i caccia britannici hanno effettuato sei intercettazioni di formazioni russe, di solito bombardieri Tu-95 o, appunto, Tu-160.

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Fig.1 – Formazione di Eurofighter Typhoon sorvola la base RAF di Coningsby

2. IL GIOCO DELLE PARTI  I sorvoli in prossimitĂ  o in violazione dello spazio aereo avversario sono prassi consolidata. Nel corso della Guerra Fredda sconfinamenti e provocazioni erano routine, successivamente sono diventati eventi sempre piĂą rari. La congiuntura internazionale che vede nuove tensioni ai confini dell’Unione Europea ha sancito anche la ripresa di questo tipo di attivitĂ , soprattutto in seguito alla crisi Ucraina. La crescita delle attivitĂ  in prossimitĂ  dello spazio aereo avversario ha diverse possibili funzioni strategiche:

  • In primo luogo, la presenza militare sottolinea la volontĂ  di agire in un determinato teatro, e di volerlo fare appieno, senza escludere nessuna opzione sul piatto, inclusa quella militare.
  • Il sorvolo di aree prossime allo spazio aereo avversario consente di saggiare la capacitĂ  e la rapiditĂ  di reazione del nemico. Chi effettua tali sorvoli probabilmente prenderĂ  nota della prontezza media del dispositivo avversario, sia sul singolo caso che su una serie di casi (al fine di ottenere anche delle statistiche significative).
  • Questo tipo di attivitĂ  ripetuta nel tempo crea una vasta casistica (o una narrativa) all’interno della quale diviene sempre piĂą difficile distinguere una provocazione da un’esercitazione oppure da un’operazione reale.
  • A lungo termine, intacca le risorse fisiche e psicologiche dell’avversario.
    Dal punto di vista fisico, gli scramble continuati, seppure abbiano effetti limitati, sono costosi e costringono l’intero apparato della difesa aerea ad uno stato di prontezza alto. Questo è particolarmente sgradevole in tempi di bilanci della difesa molto magri per i Paesi oggetto di sorvoli, soprattutto quelli con scarsi fondi dedicati all’esercizio.
    Dal punto di vista psicologico, un atteggiamento di questo tipo induce l’avversario ad accettare un confronto prima che questi sia disposto o preparato a farlo, imponendogli o condizionando di fatto la pianificazione delle sue operazioni.

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Fig.2 – Il Premier britannico David Cameron in visita alla base RAF di Northolt, vicino Londra, in occasione della presentazione del nuovo bilancio della difesa britannico

3. GLI EFFETTI  L’episodio del 17 febbraio non ha effetti immediati nĂ© tantomeno eclatanti. Esso costituisce tuttavia un frammento di un puzzle piĂą ampio, nel quale le dimostrazioni di forza influenzano le decisioni dei Paesi verso i quali sono esercitate. I timori derivanti dall’aggressivitĂ  russa hanno portato molti Paesi europei a rivedere le loro spese per la difesa. Dopo 20 anni di progressivo e continuo calo, le mosse russe hanno rivelato svariate lacune cui porre rimedio al piĂą presto. Così, nell’anno che verrĂ , la spesa aggregata per la difesa in Europa vedrĂ  un incremento complessivo dell’8,3% ed è previsto che crescerĂ  ancora nei prossimi anni, a paritĂ  di condizioni geopolitiche. Per quanto riguarda la Gran Bretagna, la SDSR (Strategic Defence and Security Review) 2015 incrementa il budget a disposizione della difesa di 12 miliardi di sterline nei prossimi dieci anni, per complessivi 178 miliardi . Gli incrementi di spesa non sono dovuti solo alla possibile minaccia russa, ma alla crescente instabilitĂ  internazionale, in particolare alle porte dell’Europa. Tuttavia, episodi come quello del 17 febbraio contribuiscono a fare della RAF uno dei principali destinatari delle spese extra. Nel dettaglio, la componente caccia della difesa aerea, in vista di un futuro maggiore impiego sia in patria che all’estero, avrĂ  in linea 2 gruppi aggiuntivi di Eurofighter Typhoon rispetto al previsto ed un gruppo F-35 in piĂą. Inoltre, a fronte dell’ordine iniziale di acquisto per 42 F-35, il nuovo documento conferma che il programma verrĂ  portato a termine in toto, per un totale di 138 velivoli.

Marco Giulio Barone

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Allargando lo sguardo alla NATO nel suo insieme, secondo il rendiconto annuale per il 2015 del segretario generale Jens Stoltenberg, l’attivitĂ  aerea russa in prossimitĂ  dello spazio aereo dei Paesi NATO è aumentata del 70% nel 2015. Questo ha comportato oltre 400 scramble da parte dei caccia alleati. [/box]

Foto: Andrey Belenko

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Marco Giulio Barone
Marco Giulio Baronehttps://ilcaffegeopolitico.net

Marco Giulio Barone è analista politico-militare. Dopo la laurea in Scienze Internazionali conseguita all’Università di Torino, completa la formazione negli Stati Uniti presso l’Hudson Institute’s Centre for Political-Military analysis. A vario titolo, ha esperienze di studio e lavoro anche in Gran Bretagna, Belgio, Norvegia e Israele. Lavora attualmente come analista per conto di aziende estere e contribuisce alle riviste specializzate del gruppo editoriale tedesco Monch Publishing. Collabora con Il Caffè Geopolitico dal 2013, principalmente in qualità di analista e coordinatore editoriale.

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