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Virus Zika in America Latina: 7 Paesi con 7 strategie

Il mese scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione Panamericana della Salute hanno lanciato l’allarme epidemiologico per la diffusione del virus Zika in 22 Paesi. Analizziamo insieme le risposte governative dei maggior Stati Latino-Americani.

COSA È – Il virus zika si trasmette attraverso una specie di zanzara conosciuta come Aedes Aegypty, portatrice anche del dengue e del chikungunya. Ad essere colpita è la maggior parte della popolazione dell’America centro-meridionale, dove il virus fu isolato già nel 1947. Fra i sintomi riconosciuti troviamo febbre alta, dolori articolari e problemi allo sviluppo del feto. In realtà i casi di microcefalia, pur essendo aumentati nel corso degli ultimi mesi, non sono stati ancora confermati come causa diretta del virus, ma si tratta al momento solo di ipotesi.

I PAESI COINVOLTI: BOLIVIA, BRASILE, CILE… – In Bolivia sono stati confermati 5 casi, mentre altri 29 sono ancora in corso di analisi. Il ministro della Salute, Ariana Campero Nava, ha annunciato che il Ministero ha adottato una strategia divisa in sei parti: controllo epidemiologico, cura del paziente, incremento delle spese nella creazione di laboratori, aumento dei servizi igienico-sanitari, migliore gestione dell’infezione e mobilitazione sociale. A tal proposito il Presidente della Repubblica Evo Morales ha garantito un maggiore investimento negli ospedali e nella salute pubblica, prevedendo la costruzione di 47 nuove strutture e un impiego di 1.900 milioni di dollari.
Il Brasile, insieme alla Colombia, risulta essere il Paese maggiormente colpito, con oltre 1.500.000 casi confermati e 4.180 neonati microcefali. Verso la fine del 2015, quindi, il Ministero della Salute ha decretato lo stato d’emergenza, e il Presidente Dilma Rousseff ha dato il via a un piano nazionale per combattere la diffusione del virus. Il Governo federale sta conducendo una grande mobilitazione nazionale, coinvolgendo l’intero sistema scolastico e il personale delle Forze armate, che si recherà nelle maggiori città del Paese e in 115 comuni per sensibilizzare la popolazione. L’obiettivo è quello di sfruttare la scuola per insegnare alle comunità a come combattere e prevenire il virus. Attualmente il programma è presente in più di 78.000 scuole, in 4.787 comuni. I fondi federali stanziati per affrontare questa situazione sono cresciuti a dismisura negli ultimi mesi. Solo nel 2015 si è passati da 924.100.000 a 1.29 miliardi di real. Per il 2016 è stato stimato il raggiungimento di 1.87 miliardi di dollari statunitensi. Inoltre, il Ministero della Salute sta acquistando e distribuendo insetticidi e kit per diagnosticare la malattia a tutti i responsabili medici locali.
Il Cile ha registrato al momento solo 3 casi certi. Il Ministero della Salute ha comunque costituito una Commissione Tecnica Ministeriale di Esperti per combattere il virus zika. «Per noi è fondamentale infondere un senso di tranquillità alla popolazione», ha affermato il ministro della Salute, Carmen Castillo. Compiti di tale Commissione saranno quelli di sviluppare e proporre alle autorità locali dei piani di emergenza, suggerire misure in materia di controllo, sia a livello di laboratorio che a livello clinico e gestire la rete dei servizi di coordinamento.

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…COLOMBIA, ECUADORPARAGUAY E VENEZUELA – La Colombia ha confermato 20.297 casi, di cui 2.116 sono donne in stato di gravidanza. Secondo il ministro della Salute e della Protezione sociale, Alejandro Gaviria Uribe, la mobilitazione sociale e le azioni della comunità sono vitali per questa lotta alla diffusione del virus. «Forse la sfida più grande che dobbiamo affrontare nel Paese è proprio quella di cambiare il comportamento e far aderire la comunità», ha spiegato Uribe. Il Governo ha dunque delegato ampi poteri di controllo a municipi e distretti per un maggior controllo della situazione medica locale.
In Ecuador sono stati registrati 67 casi, 22 dei quali confermati come infezioni da virus zika, importato nel Paese da cittadini di ritorno da un viaggio in Colombia. Il Governo ha dispiegato 2.574 militari su scala nazionale per sensibilizzare la popolazione e identificare e distruggere possibili focolai di larve. Secondo alcune stime del Ministero della Salute, quasi 2 milioni di case saranno controllate. Anche in questo caso è stata ribadita l’importanza della popolazione e dalla mobilitazione sociale nella lotta alla diffusione del virus.
In Paraguay sono 2.000 i casi sospetti. Il Ministero della Salute ha realizzato numerose informative per mettere a conoscenza della comunità i metodi di prevenzione e controllo. Inoltre, 353 farmacie in tutto il Paese hanno deciso di applicare degli sconti fino al 50% sulla vendita di insetticidi e kit d’emergenza. Sono stati poi avviati corsi gratuiti per tutto il personale medico del Paese per essere preparati a qualunque evenienza. Per quanto riguarda, invece, la questione dell’interruzione di gravidanza, il Governo del Paraguay si è detto totalmente contrario, in quanto non è ancora possibile confermare con certezza che i casi di microcefalia registrati in tutto il continente siano collegati al virus.
Il Venezuela, infine, ha registrato 4.500 casi, fra cui 90 associati alla sindrome di Guillain Barrè, che ha portato a 7 decessi. Tale malattia è caratterizzata da una paralisi progressiva, accompagnata da disturbi cerebrali. Nella lotta contro il virus zika, il Venezuela occupa un posto a parte. Mentre, come abbiamo visto, tutte le altre nazioni stanno bombardando la popolazione di informazioni e aiuti materiali, il Venezuela ha da sempre minimizzato l’epidemia e bloccato la diffusione di informazioni. Il Presidente della Repubblica Nicolas Maduro non ha mai rilasciato il bollettino epidemiologico settimanale, come invece avvenuto in tutti gli altri Stati. L’ex ministro della Salute José Félix Oletta ha dichiarato che «il Venezuela come al solito sta dimostrano come le cose non andrebbero fatte».

zika sud america

LE PERDITE ECONOMICHE – Secondo la Banca Mondiale, l’epidemia di zika costerà all’America Latina circa 4.000 milioni di dollari, fra perdite nei guadagni e impatto fiscale. L’Organizzazione ha dunque previsto l’investimento di 150 milioni di dollari per la lotta contro il virus zika, da distribuire soprattutto a Paesi come Messico e Cuba, che dipendono in maniera significativa dal turismo. Il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim, ha sottolineato l’importanza di un intervento urgente per fermare la diffusione del virus e «per proteggere il benessere dei popoli colpiti», dal momento che, secondo le ultime stime, tali Paesi potrebbero perdere fino allo 0.06% del Prodotto Interno Lordo (PIL).

Claudia Patricolo

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””] Un chicco in più 

Il virus zika venne isolato per la prima volta nel 1947 nella foresta di zika, in Uganda. Oggetto di studio era una scimmia utilizzata per alcune ricerche sulla febbre gialla. Posizionata all’interno di una gabbia nella foresta, dopo pochi giorni inizia a manifestare dei sintomi. Riportata in laboratorio, viene analizzata e studiata dal personale della Rockefeller Foundation e il virus zika viene così per la prima volta isolato. Dai sintomi non troppo gravi, quello che inizia a spaventare l’OMS è la velocità con cui si propaga, con un’aspettativa di contagio di oltre 4 milioni di persone solo nelle Americhe. [/box]

Foto: Agência Brasil

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Claudia Patricolo
Claudia Patricolo

Romana per caso, vivo e studio da sempre nella Capitale. Classe 1991, sono laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e attualmente specializzanda in Giornalismo ed Editoria all’Università di “Tor Vergata”. Da sempre interessata a tematiche internazionali, ho lavorato in diverse redazioni a Roma fino ad arrivare a Parigi dove ho svolto uno stage presso “Le Monde”. Innamorata del Sudamerica, dove ho vissuto per un periodo, non perdo occasione di partecipare e scrivere di questa meravigliosa parte del mondo che è l’America Latina.

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