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Il finanziamento delle campagne elettorali USA

In 3 sorsi − Più che in ogni altro Paese, la politica americana si incentra sulla capacità dei candidati a cariche pubbliche di attirare, reperire e conquistare fondi economici per la campagna elettorale. Dunque uno degli snodi fondamentali del sistema politico americano è la disciplina del finanziamento elettorale

1. IN PASSATO – Il sistema elettorale statunitense è stato profondamente modificato agli inizi degli anni Settanta, quando, grazie alla spinta del Partito democratico, si diede vita al cosiddetto sistema riformato, imperniato su una nuova disciplina delle elezioni primarie e su una stringente regolamentazione dei finanziamenti. Le leggi di riferimento sono il Revenue Act, il Federal Election Campaign Act, e i Federal Campaign Act Amendments, approvate tra il 1971 e il 1979, cui si aggiungono alcune sentenze emesse dalla Corte Suprema tra il 1975 e il 1976. Il finanziamento pubblico è previsto solo per le elezioni presidenziali, e avviene attraverso un fondo statale, finanziato tramite la scelta dei contribuenti nella propria dichiarazione dei redditi. Inoltre, sia a livello federale, sia a livello statale e locale, sono previsti stringenti limiti sia quantitativi – cioè relativi all’ammontare dei finanziamenti pubblici -, sia qualitativi – cioè relativi alla possibilità di fare contemporaneo ricorso al finanziamento dei privati. La questione è strategicamente fondamentale: ad esempio, nel 2008 Barack Obama rinunciò a tutti i tipi di fondi pubblici, accumulando 640 milioni di dollari, mentre John McCain rinunciò ai fondi pubblici per le primarie, ma accettò quelli per le elezioni generali, arrivando alla somma totale di 444 milioni di dollari. Se entrambi avessero accettato i fondi pubblici sia per le primarie sia per le elezioni generali, avrebbero automaticamente accettato un limite di spesa totale pari a 126 milioni di dollari.

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Fig. 1 – I candidati repubblicani a dibattito lo scorso 25 febbraio

2. OGGI – Tuttavia negli ultimi due anni il dibattito è incentrato sulla sentenza McCutcheon v. FEC del 2014, nella quale si dichiara incostituzionale la disposizione del Federal Election Campaign Act del 1971 riguardo al tetto alle donazioni dei privati per le campagne elettorali. La norma era tesa a evitare che pochi grandi finanziatori o una famiglia economicamente forte potessero finanziare completamente la campagna elettorale di un candidato. La Corte non si è limitata a rimuovere il limite alle donazioni dei privati ai candidati, ai partiti e ai PAC (i comitati di raccolta fondi), ma ha anche affermato che il solo scambio corruttivo costituisce illecito, ribadendo, nei fatti, la liceità dell’attività lobbistica e aumentandone gli spazi di manovra.

3. IN FUTURO? – Restano da verificare gli effetti di questa sentenza. A tale proposito, la Federal Election Commission ha dimostrato come, rispetto alle elezioni di midterm del 2010, in quelle del 2014 (le prime svoltesi nel regime risultante dalla sentenza), le donazioni individuali siano quantitativamente diminuite, ma sia aumentato il volume di ciascuna di esse. In ogni caso, il vero banco di prova della nuova disciplina sarà alle elezioni primarie presidenziali del 2016. Infatti, entrambi i partiti hanno modificato le regole di funzionamento delle primarie, in modo da anticipare la Convention e avere il vincitore della nomination prima possibile. Ciò consentirebbe al candidato di sfruttare in modo più efficace e per un periodo più lungo i finanziamenti raccolti. Sicuramente la nuova disciplina si pone in contrasto con la tendenza affermatasi a partire dal 2008, per cui era interesse dei partiti allungare i tempi di scelta del candidato al fine di mantenere più a lungo vivo l’interesse dei media e degli elettori intorno ai propri candidati. Soprattutto, la nuova disciplina limita la rappresentatività del candidato, principio cardine intorno al quale è stato costruito il sistema politico attuale degli USA.

Emiliano Marzinotto

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Negli USA anche lo sceriffo è eletto attraverso le elezioni primarie. Non è raro imbattersi in piccole contee e vedere lungo le strade i cartelli elettorali degli aspiranti sceriffo. Tuttavia, al di là dei propri sostenitori e soprattutto dei propri finanziatori, una volta eletto lo sceriffo dovrà tutelare tutti, altrimenti rischierebbe di incorrere in un recall (revocazione).[/box]

Foto: cornstalker

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Emiliano Marzinotto
Emiliano Marzinotto

Laureato in Giurisprudenza all’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, con una tesi in diritto pubblico comparato. Vivo a Latina, nella provincia italiana, sognando la provincia statunitense. Lettore accanito, le mie manie sono Umberto Eco e Batman, scrivo anche per www.ilclubdellibro.it, dove curo una rubrica dedicata agli “aspetti geografici” dei libri letti.

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