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Il caucus dell’Iowa: vincitori e vinti

Il caucus dell’Iowa si è concluso. Questi i risultati. Per i repubblicani, vince Ted Cruz con il 27,7% dei consensi. Secondo, Donald Trump, al 24,3. Terzo, Marco Rubio al 23,1. Per i democratici, vince Hillary Clinton, con il 49,9%. Seguita a strettissimo giro da Bernie Sanders, collocatosi secondo al 49,5.

I REPUBBLICANI – Alla fine ce l’ha fatta. Il senatore texano, l’ultraconservatore Ted Cruz, è riuscito nell’impresa di conquistare il caucus dell’Iowa, scalzando in extremis un Donald Trump che gli ultimi sondaggi davano invece in vantaggio. Partito quasi in sordina, ha attraversato un’estate non esattamente piacevole, schiacciato su numeri bassi. Poi, all’improvviso, la svolta di dicembre. Cruz è riuscito via via ad imporsi nell’Hawkeye State, battendolo palmo a palmo, attraverso un elevatissimo numero di comizi ed eventi elettorali. La strategia classica, per vincere in Iowa. Una strategia che alla fine lo ha ripagato. Per quanto di misura, questa vittoria conferisce ora al senatore un potere notevole all’interno del partito. Non soltanto perché potrà verosimilmente contare su un aumento dei finanziamenti elettorali. Ma soprattutto, perché vedrà ora concretamente la possibilità di realizzare la propria strategia: quella di presentarsi come autentico vessillo della destra religiosa, ereditando il ruolo che fu di Huckabee nel 2008 e di Santorum nel 2012. I nomi che vinsero gli ultimi due caucus repubblicani dell’Iowa. Ma che stavolta si sono fermati all’1%. E difatti Huckabee ha subito annunciato il proprio ritiro dalla corsa. E non è escluso che Santorum faccia ben presto altrettanto.

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Fig. 1 – Ted Cruz ha vinto in Iowa: chi ben comincia…

LA “DELUSIONE” TRUMP E LA RIPRESA DI RUBIO – Donald Trump si colloca secondo in questa competizione elettorale. Ha provato fino alla fine ad abbattere la minaccia del senatore texano. Ma non ce l’ha fatta. Scivolando addirittura quasi al terzo posto. E’ vero: il risultato ottenuto dal miliardario non sembrerebbe apparentemente malvagio. Trump non ha problemi di finanziamenti elettorali. E può comunque vantare un risultato notevole. Nulla poi gli impedisce di correre eventualmente da indipendente: un’ipotesi che circola da mesi e che potrebbe realmente concretizzarsi a marzo. SennonchĂ©, uno che ha fatto delle pretese vittorie il proprio cavallo di battaglia, dando del perdente a chiunque gli capitasse a tiro per mesi, dovrĂ  spiegare ai propri elettori questo mancato trionfo. Che potrebbe assestargli un danno d’immagine rilevante. Ed ora il magnate inizia seriamente a intravvedere la possibilitĂ  della sua fine.
Terzo posto per Marco Rubio. Il giovane senatore cubano ottiene un piazzamento eccellente: mostrando di saperci fare anche con un elettorato tendenzialmente più destrorso come quello dell’Iowa. Ma non può ciononostante permettersi di dormire sonni tranquilli. La sua strategia di affossare Cruz per favorire Trump, così da accattivarsi le simpatie degli elettori spaventati dal magnate nelle successive consultazioni elettorali è fallita. E adesso Rubio si ritrova ad avere a che fare con un osso duro. Perché se è vero che un radicale come Cruz non abbia grandi speranze in Stati storicamente più centristi come il New Hampshire, dall’altra è anche indubbio che non si porta dietro l’alone di impresentabilità tipico del Creso newyorchese. E adesso i due giovani senatori dovranno scannarsi con le unghie e con i denti per cercare di conquistare la leadership dell’elefantino.
GLI ALTRI – Infine, diamo uno sguardo oltre il podio. Discreto il piazzamento dell’ex neurochirurgo evangelico, Ben Carson, con un quarto posto che dovrebbe consentirgli di proseguire la corsa. Interessante poi il quinto posto, ottenuto dal senatore del Kentucky, Rand Paul: segno che in Iowa resiste una piccola ma agguerrita sacca libertarian. Tra i candidati dell’establishment infine – se si fa eccezione per Rubio – spicca (si fa per dire) l’ex governatore della Florida, Jeb Bush, piazzatosi sesto. I tempi in cui i Bush vincevano in Iowa sono ormai finiti. E adesso, a Jeb resta soltanto la magra consolazione di aver fatto meglio dei suoi rivali centristi, John Kasich e Chris Christie. E adesso guarda fiduciosamente al New Hampshire: dove sa non potersi permettere di fallire.

I DEMOCRATICI – Eclissatosi l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley (che difatti ha ufficialmente annunciato di abbandonare la corsa), si è assistito a un testa a testa serratissimo tra Hillary Clinton e Bernie Sanders. Ancora una volta, quella che avrebbe dovuto essere una campagna in discesa non si è rivelata tale. Ancora una volta, l’Iowa ha tradito Hillary Clinton. Certo, non ha perso, arrivando terza come nel 2008. Ma è indubbio come questa sua attuale vittoria sul filo del rasoio, contro un solo candidato, per di più radicale, come Sanders non possa che significare per lei fattualmente una sconfitta. Perché Hillary potrà anche contare su un maggior numero di delegati, rispetto al rivale. Ma il danno di immagine è enorme. E restituisce ancora una volta la rappresentazione di un elettorato democratico spaccato, che non riesce a compattarsi dietro alla figura dell’ex first lady. E nuovamente Hillary teme di non farcela.

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Fig. 2 – Bernie Sanders è sempre piĂą in corsa

FATTI NOTEVOLI – Due i fattori di interesse principali in questo caucus. Probabilmente si tratta della prima volta negli Stati Uniti che due ispanici (Cruz e Rubio) raggiungano tali risultati in seno a una corsa per le primarie. Un ulteriore smacco per Trump, che ha fatto dell’americanismo WASP il proprio focoso cavallo di battaglia. Ma ancor più straordinaria appare forse oggi la performance di un candidato autodefinitosi socialista. Mai probabilmente nella storia statunitense una simile ideologia politica era riuscita a mietere così alto consenso elettorale.

Stefano Graziosi

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Il prossimo appuntamento elettorale saranno le primarie del New Hampshire il 9 febbraio [/box]

Foto: DonkeyHotey

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Stefano Graziosi
Stefano Graziosi

Nato a Roma nel 1990, mi sono laureato in Filosofia politica con una tesi sul pensiero di Leo Strauss. Collaboro con varie testate, occupandomi prevalentemente di politica americana. In particolare, studio le articolazioni ideologiche in seno al Partito Repubblicano statunitense.

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