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Laos: alla ricerca del proprio posto nella scacchiera asiatica

Dopo un lungo isolamento internazionale, il Laos sta diventando un attore sempre più importante nel complesso scenario geopolitico del Sud-est asiatico. Il Paese è infatti al centro degli interessi diplomatici di Cina e USA, e quest’anno esso sarà anche alla testa dell’ASEAN in una fase molto importante e delicata per il futuro di tale organizzazione regionale.

UN PASSATO TURBOLENTO – Il Laos è un piccolo Paese del Sud-Est asiatico privo di sbocco al mare, stretto tra i due più grandi e forti vicini Thailandia e Vietnam, dei quali ha spesso condiviso le vicissitudini storiche. Subito dopo l’indipendenza dalla Francia, ottenuta nel 1953, il regno del Laos, suo malgrado, si trovò coinvolto nel conflitto del vicino Vietnam, trasformandosi in campo di battaglia tra i Nord Vietnamiti e gli Stati Uniti. Contemporaneamente, all’interno del piccolo Stato, scoppiò una guerra civile tra l’Esercito reale – finanziato dagli Stati Uniti – e il Pathet Lao (letteralmente Nazione Lao), movimento politico comunista supportato dall’Esercito del Vietnam del Nord. La guerra civile terminò nel 1975 con la vittoria delle forze comuniste, che rovesciarono la monarchia e proclamarono la Repubblica Democratica Popolare del Laos.
Negli anni successivi il nuovo Governo attuò una dura politica di collettivizzazione agraria e di repressione del dissenso, che portò in breve tempo al deterioramento dell’economia, in gran parte agricola. In campo internazionale, invece, il Laos seguì il Vietnam nella sua rottura con la Cina, incrementando così il proprio isolamento.

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Fig. 1 – Un viale della capitale Vientiane

UNA LENTA TRASFORMAZIONE – Il crollo dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra fredda hanno costretto la leadership del Paese ad adottare importanti cambiamenti. Il Laos, infatti, ha aperto la propria economia, conoscendo in questo modo una forte crescita, trainata soprattutto dagli investimenti thailandesi. La crisi delle economie asiatiche del 1997 ha visto l’esaurirsi del flusso di investimenti e, di conseguenza, ha gettato il Paese in un periodo di recessione. Il Laos ha tuttavia saputo risollevarsi ben presto, puntando principalmente sul turismo e sugli investimenti e i prestiti provenienti dalla Cina, soprattutto nelle regioni settentrionali, che hanno permesso all’economia di crescere a ritmi sostenuti.
A livello internazionale, Vientiane ha rotto l’isolamento autoindotto ricucendo le relazioni con la Cina e con i Paesi vicini, e nel 1997 è entrato a far parte del gruppo ASEAN. Contemporaneamente, il Laos ha riallacciato i rapporti con gli Stati Uniti, che erano stati rotti in seguito alla guerra del Vietnam. Il processo, avanzato lentamente durante gli anni dell’Amministrazione Bush, si è velocizzato parecchio durante la Presidenza Obama, culminando, nel 2012, con la visita ufficiale del Segretario di Stato USA Hillary Clinton, la prima dai tempi di John Foster Dulles, che visitò il piccolo Paese asiatico nel lontano 1955.

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Fig. 2 – La visita di Hillary Clinton in Laos nel luglio 2012

Nonostante questi sviluppi, l’economia laotiana continua a dipendere fortemente dagli aiuti internazionali e dall’agricoltura di sussistenza, che da sola occupa l’80% della popolazione attiva e costituisce il 50% del PIL. Nel tentativo di rafforzare il settore produttivo, a partire dagli anni 2000 il Governo del Laos ha lanciato un’ambiziosa serie di progetti per sviluppare le infrastrutture del Paese. Questa politica si è rafforzata sotto la guida di Thongsing Thammavong, eletto Primo ministro nel 2010, che ha approvato un mega-prestito di 5 miliardi di dollari – equivalenti a quasi metà del PIL del Paese – per costruire una ferrovia attraverso il Laos meridionale per collegare Thailandia e Vietnam. Allo stesso tempo, il nuovo Governo ha iniziato a studiare un ulteriore progetto, ancora più costoso, per affidare a compagnie cinesi la costruzione di una ferrovia ad alta velocità che attraversi il Paese da sud a nord, fino ad arrivare in Cina.
Inoltre, nel tentativo di trasformare il Laos in un produttore di energia, il Governo ha deciso di lanciare un controverso piano che prevede la costruzione di una grossa diga nella località di Don Sahong lungo il corso del fiume Mekong. Il progetto, però, ha suscitato notevoli proteste da parte degli altri Paesi bagnati dallo stesso fiume, ovvero Thailandia, Cambogia e Vietnam, preoccupati per l’impatto che la diga potrebbe avere sull’ecosistema locale e sulla migrazione dei pesci. Nonostante le critiche, il Governo del Laos ha deciso di proseguire nel suo intento e ha approvato il progetto, logorando in questo modo le relazioni con i vicini, in particolare con il Vietnam.

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Fig. 3 – Il fiume Mekong, al centro dei progetti energetici laotiani

2016: UN ANNO DI CAMBIAMENTI – Il nuovo anno si è aperto con una serie di importanti eventi per il piccolo Paese. Nel 2016 infatti si è tenuto il 10° Congresso del Partito Rivoluzionario del Popolo Lao, che si è concluso con la rimozione della vecchia classe dirigente. Alla carica di Segretario generale del partito è stato eletto Bounnhang Vorachith, mentre il Primo ministro Thongsing Thammavong è stato sostituito da Thongloun Sisoulith, precedentemente ministro degli Esteri. Entrambi i leader sono noti per essere politicamente vicini al Vietnam, il che ha posto in dubbio la realizzazione del progetto della diga di Don Sahong.
Il 2016, inoltre, si preannuncia molto importante per le relazioni internazionali del Laos, in quanto il Paese per quest’anno ricoprirà la carica di Presidente dell’ASEAN. A testimonianza di questa accresciuta importanza, già in questo mese di gennaio il Laos ha ricevuto la visita del Segretario di Stato USA John Kerry, che è atterrato a Vientiane domenica 24. La visita, che si inscrive nella strategia americana del Pivot to Asia, ha lo scopo di rafforzare i legami tra i due Paesi e bilanciare, almeno in parte, l’influenza cinese. Inoltre, la visita di Kerry serve anche a preparare il terreno per la prossima estate, quando il Presidente Obama arriverà in Laos per partecipare al vertice dell’ASEAN. È quindi molto probabile che la nuova leadership sfrutti questo momento di celebrità per rafforzare i legami con gli alleati tradizionali e con gli Stati Uniti in modo da controbilanciare l’influenza cinese.

Umberto Guzzardi

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Per saperne di più sul Laos è possibile visitare la scheda del Paese presente sul sito dell’ASEAN. [/box]

 

Foto: el_floz

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Umberto Guzzardi
Umberto Guzzardi

Nato a Novara nel 1991, appassionato di geopolitica, relazioni internazionali, storia antica e moderna, ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Bologna campus di Forlì. Ha trascorso vari periodi di studio all’estero, tra cui uno in Lituania ed un altro a Buenos Aires. Attualmente viaggia spesso per lavoro tra Europa e Africa.

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