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India e Australia tra nucleare e potere

L’accordo nucleare tra India e Australia è una notizia positiva per i due Paesi, ma solleva inevitabili domande sulla coerenza della comunità internazionale quando si parla di energia nucleare

NUOVA PARTNERSHIP NUCLEARE – Domenica 15 novembre, durante un incontro tenutosi ai margini del G20 ospitato dalla Turchia ad Antalya, India e Australia hanno finalizzato un accordo nucleare  bilaterale di cui si era iniziato a parlare già nel 2013 tra Gillard e Singh.
In base a questo accordo, l’Australia diventerà per l’India fornitore di uranio a lungo termine e ciò è di importanza cruciale per entrambi i Paesi e le loro economie.
L’Australia è infatti il Paese con la più grande riserva di uranio al mondo, e in termini di produzione è attualmente seconda solo a Kazakhistan e Canada, con significative prospettive di crescita all’orizzonte, però, che non fanno sembrare utopico un futuro primo posto. È importante sottolineare che, essendo l’Australia priva di centrali nucleari proprie, l’uranio australiano è interamente destinato all’esportazione, e questo accordo con l’India aggiunge un nuovo paese alla lista di acquirenti, dando così un significativo input a un incremento di produzione ed esportazione.
Dal canto suo, l’India ha sempre più bisogno di energia per sostenere la propria ascesa economico-industriale e le domande energetiche della popolazione, sia rurale sia urbana, alle quali l’accordo con l’Australia può dare una risposta. Attualmente, infatti, Nuova Delhi ha meno di 24 reattori in 6 diversi siti con una capacità di 4,750 MW (il 2% della capacità energetica totale del Paese) e, sebbene ci siano piani per aumentare la capacità di produzione di energia nucleare fino a 63,000 MW per il 2032, tramite la costruzione di nuove centrali, la cooperazione nucleare con Canberra è nondimeno essenziale fino ad allora.

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Fig. 1- Tra i progetti del governo Modi per far fronte al fabbisogno energetico dell’India c’è quello di aumentare il numero di impianti nucleari civili attiv nel Paese

NON SOLO ENERGIA L’accordo, però, ha rilevanza a livello non solo economico ed energetico, ma anche politico, e comprenderne le implicazioni da questo punto di vista rende necessario ripercorrere lo sviluppo del programma nucleare indiano e il posto che una Nuova Delhi nuclearizzata ha occupato in passato, e sta occupando ora, sullo scenario internazionale.

INDIPENDENTE E NUCLEARE – Il programma nucleare indiano trova le sue origini nella stessa indipendenza del Paese: era il 1947 quando Nehru volle lanciare il programma per accrescere il profilo dell’India a livello internazionale e renderla più autosufficiente a livello energetico. Il 18 maggio 1974 il Paese conduce un primo test su un dispositivo per la fissione nucleare in quello che è stato definito da Nuova Delhi come Peaceful Nuclear Explosion. Il programma fu poi abbandonato fino alla seconda metà degli anni Ottanta, quando una nuova ondata di tensioni e scontri con il Pakistan convinse Rajiv Gandhi ad autorizzare la militarizzazione del dispositivo nucleare, e indusse Rao – nel 1995 – ad accelerare il programma. A causa di pressioni sul Governo Rao da parte degli Stati Uniti, però, fu necessario attendere fino al 1998, quando il BJP andò al potere con Vajpayee, perché l’India, con i due test nucleari dell’11 e 13 maggio 1998, diventasse ufficialmente una potenza nucleare.

DALL’ISOLAMENTO… – Tra le ragioni alla base del programma nucleare indiano – tensioni con Pakistan e Cina, ricerca di prestigio internazionale, e rifiuto del Non Proliferation Treaty – è in particolare su quest’ultima che bisogna soffermarsi per comprendere la posizione dell’India nel sistema internazionale delle potenze nucleari. Fin dal suo ingresso sulla scena nel 1968, infatti, l’India ha sempre considerato l’NPT come ingiusto perché discriminante tra le principali cinque potenze – alle quali è consentito il possesso dell’arma nucleare (detti haves) – e tutti gli altri Stati – a cui tale possesso è invece negato (detti have nots). Rifiutandosi di firmare il Trattato e perseguendo il proprio programma nucleare al di fuori di esso, l’India è sempre stata una realtà isolata nell’insieme dei Paesi nucleari, ponendosi sullo stesso piano di Pakistan, Israele e Corea del Nord.

…ALL’INTEGRAZIONE – Solo nel 2005, con un primo accordo di cooperazione nucleare firmato con gli Stati Uniti, l’isolamento dell’India inizia a indebolirsi, fino a lasciare il passo a una completa integrazione nel 2010. È infatti il 29 maggio 2010 che India e Stati Uniti firmano un accordo con cui l’India è autorizzata a rielaborare materiale nucleare proveniente dagli Stati Uniti presso due centrali indiane sottoposte al controllo dell’IAEA, venendo in questo modo riconosciuta come potenza nucleare legittima e legittimo partner di accordi nucleari.
Prevedibilmente, l’accordo non ha mancato di suscitare proteste da parte di paesi come il Pakistan, che lo considerano discriminatorio e che vorrebbero un trattamento analogo, e da parte di molti firmatari dell’NPT che lo vedono come una minaccia diretta alla sua credibilità.
Nonostante le molte critiche, però, gli accordi con gli Stati Uniti hanno spianato la strada ad intese con altri Paesi, tanto che oggi l’India coopera in campo nucleare con 11 Stati, dei quali l’ultimo partner entrato nel gruppo è l’Australia.

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Fig. 2- Dal 2005 l’India si è affermata sempre più come potenza nucleare legittima, e riflesso di ciò è la sempre più stretta collaborazione con l’IAEA

IT’S ALL ABOUT POWER – L’accordo con l’Australia, allora, lontano dall’essere un’eccezione all’interno del quadro nucleare indiano, è il più recente tassello di quel processo di legittimazione di cui l’India è protagonista.
Grazie alla sua impressionante crescita economica, infatti, cooperare con l’India nello sviluppo dell’energia nucleare e nel commerciare materiale da destinare alle sue applicazioni civili è diventato di importanza cruciale per le principali potenze nucleari, e ha consentito a Nuova Delhi di ascendere lentamente ma costantemente al ruolo di uncontested nuclear power.
Un ruolo di preminenza internazionale, quindi, che Modi con quest’ultimo accordo ha riconfermato, riconfermando però con esso anche le proteste (giustificate) di quanti contestano l’approccio “due pesi, due misure” della comunità internazionale, e la consapevolezza che le stesse regole non valgono per tutti (come l’Iran ben sa) e che, alla fine, avevano ragione i realisti a dire che nelle relazioni internazionali “it’s all about power”.

Marta Furlan

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Un chicco in più

L’NPT è stato ratificato nel 1968 da 190 paesi, per prevenire la diffusione di armi nucleari, promuovere l’uso pacifico dell’energia nucleare e giungere infine al disarmo. In base ad esso, le sole cinque potenze nucleari legittime sono Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito. Pur non essendo firmatari dell’NPT hanno l’arma nucleare India, Pakistan e Israele. La Corea del Nord è uscita dall’NPT nel 2003 per acquisire l’arma nucleare.[/box]

Foto: scrolleditorial

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Marta Furlan
Marta Furlan

Sono nata a Milano nel 1993, e mi sono laureata in Lingue straniere per le Relazioni Internazionali all’Università Cattolica con una tesi sullo sviluppo del terrorismo jihadista da Al Qaeda ad ISIS. Attualmente sto frequentando un Master in European and International Studies presso l’Univeristà di Trento. Le mie aree di interesse principali sono la politica del Medio Oriente e il terrorismo islamico, e la mia grande passione è viaggiare.

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