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Tra missili e APR: i sistemi loitering

Miscela Strategica – Tra le varie innovazioni che abbiamo potuto vedere durante DSEI 2015, quella del settore unmanned che più ci ha colpito è la famiglia HERO, che getta le basi per un utilizzo sempre più ampio di munizioni loitering (letteralmente, “bighellonanti”) sul teatro operativo. A quali requisiti strategici e tattici rispondono? In che direzione va la loro implementazione?

L’USO OFFENSIVO DEL MEZZO AEREO – In tempi di crisi – economica e, per le Forze armate di molti Paesi, anche capacitiva – la necessità di utilizzare il mezzo aereo nel modo più efficiente ed efficace possibile diventa un’esigenza particolarmente pressante.
Ciò è ancora più vero se si considera l’impiego di aeromobili in chiave offensiva. Come colpire in modo costo-efficiente bersagli circoscritti, spesso mobili (persone o veicoli in movimento) che si trovano a distanza dalla base delle operazioni, magari in territorio urbano – circostanza che potrebbe condurre alla necessità di abortire la missione per evitare danni collaterali?
L’uso “classico” del mezzo aereo prevedrebbe l’impiego di un velivolo per una missione ISR finalizzata alla corretta individuazione dell’obiettivo, con eventuale sgancio di un ordigno – ma solo a condizioni favorevoli. Va da sĂ©, però, che una simile soluzione sia onerosa e “rischiosa”. Un aeromobile che cerca di ingaggiare un bersaglio diventa visibile e udibile, circostanza che potrebbe mettere a rischio velivolo ed equipaggio. Inoltre, nel caso  di vettori guidati, perchĂ© questi rimangano “on station” per periodi congrui sono necessari diversi rifornimenti in volo, con conseguente maggiore complessitĂ  dell’operazione, usura del parco macchine e stress per i piloti.
Negli ultimi anni, dunque, si sono ricercate soluzioni che aumentassero la costo-efficienza di tale tipo di operazioni, ovvero la sostituzione degli aeromobili con sistemi in grado di condurre missioni analoghe a quella descritta – che, nel frattempo, sono diventate sempre più frequenti anche a livello tattico, conducendo a un’espansione del requisito operativo.
Questo è “storicamente” il principale ambito di azione degli aeromobili a pilotaggio remoto (APR), che costituiscono di per sé – in configurazione MALE a livello strategico e nelle versioni di classi NATO I (< 150 kg) e II (150-600 kg) a livello tattico – una valida risposta a tale requisito operativo. Ma non sono l’unica…

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]I numeri della famiglia HERO

Peso  Raggio d’azione/ Durata Propellente/lanciatore Testata
30Âą 3 kg 5, 10, 40 km/ 30 minuti Elettrico/canister 0,5 kg
70 7 kg 40 km/ 45 minuti Elettrico/canister 1.2 kg
120 12.5 kg 40 km/ 60 minuti Elettrico/canister 3.5 kg
250 25 kg 150 km / 3 ore Benzina/ rampa e canister 5 kg
400Âą 40 kg 150 km/ 4 ore Benzina/rampa e canister 8 kg
900 97 kg 250 km/ 7 ore Benzina/rampa e canister 20 kg

1. I modelli 30 e 400 sono sul mercato già da diversi anni. Gli altri, invece, sono stati presentati solo negli ultimi mesi. [/box]

Un HERO 30 montato su una piattaforma di lancio su ruote. Foto Il Caffè Geopolitico
Fig, 1 – Un HERO 30 montato su una piattaforma di lancio su ruote. Foto Il Caffè Geopolitico

LOITERING e UAV – Soffermiamoci, per il momento, sul requisito operativo a livello strategico (il primo emerso in ordine temporale), per il quale si richiede, dunque, un mezzo che possa coprire grandi distanze per sganciare un ordigno su un punto ben definito, previa verifica della fattibilitĂ  della missione fino ai pochi minuti precedenti all’ingaggio dell’obiettivo. Insomma, un sistema in grado di gestire meglio i sempre piĂą diffusi conflitti asimmetrici. Senza dubbio un aeromobile a pilotaggio remoto di tipo MALE (ad esempio un MQ-1 Predator o un MQ-9 Reaper) riuscirebbe ad assolvere efficacemente a questi compiti, perchĂ© il suo apparato ISTAR consentirebbe all’operatore (o pilota, in base alle dimensioni) di verificare fino all’ultimo la reale fattibilitĂ  della missione ed, eventualmente, di  abortirla poco prima della sua conclusione. Non solo questo sarebbe possibile esclusivamente per le Forze armate in grado di impiegare APR armati – al momento in numero ridotto rispetto agli utilizzatori totali di questi sistemi -, ma non consentirebbe di risolvere il problema dei costi.
Durante gli anni Duemila, questo ha fatto sì che alcune Forze armate (tra cui quelle britanniche, statunitensi e israeliane) richiedessero delle soluzioni ancora più costo-efficienti, ed è da qui che prende il via la ricerca sulle munizioni loitering – note anche come sistemi loitering. Nella pratica, queste rappresentano una sorta di ibrido tra un missile e un APR: sono delle munizioni dotate di una quantità variabile di esplosivo, usualmente lanciate da una rampa e, tramite un controllo da terra, in grado di volare delle missioni di diverse ore, durante le quali possono seguire il bersaglio da ingaggiare. Grazie a un comando impartito dall’operatore a terra, il sistema loitering può “scagliarsi” sul proprio obiettivo, facendo detonare l’esplosivo trasportato – motivo per cui sono anche note come “droni-kamikaze” – o, qualora le condizioni non lo consentano, rientrare alla base.
Diversi i vantaggi rispetto all’uso di aeromobili, siano essi manned o unmanned, tra cui spiccano senza dubbio i costi (di acquisizione e di gestione) e la scarsa visibilitĂ  (basso livello di rumore e scarsa traccia termica, oltre alla possibilitĂ  di volare – in fase di “crociera” – a piĂą di 1500 metri di quota).
Ma le sopracitate esigenze di livello strategico, sono via via diventate rilevanti a livello tattico. I teatri mediorientali, infatti, hanno mostrato quanto le azioni al suolo avessero necessitĂ  di supporto aereo – manned e unmanned – cosicchĂ© eventuali minacce al personale potessero essere rapidamente neutralizzate. Situazione ancora piĂą complessa di quella palesatasi a livello strategico, per problemi di visibilitĂ , di terreno e – nel caso di supporto con mezzi manned – di rischi per l’equipaggio.
Anche in questo caso le munizioni loitering, stavolta in versione miniaturizzata – con dimensioni e capacità ridotte, ma a livello di efficienza inalterato – possono consentire, se impiegate a livello di plotone, un affrancamento dal supporto aereo manned e unmanned. Da qui la diffusione di sistemi loitering di dimensioni più contenute, trasportabili in uno zaino e attivabili in pochi minuti, che consentono una protezione quasi in tempo reale.
Il concetto operativo, insomma, sembra essersi rivelato vincente: un potenziale game changer che sta originando una sorta di “rivoluzione” nel supporto aereo.

GLI SVILUPPI – Date le loro peculiari caratteristiche, le specifiche delle munizioni loitering – che sembrano essere sempre più richieste – sono in fase di miglioramento, così da poter rispondere a una più vasta gamma di esigenze. Le direzioni verso cui ci si sta muovendo riguardano l’ “autonomizzazione”, l’ampliamento degli utilizzi (dalla più immediata necessità tattica alle più complesse operazioni strategiche) e il miglioramento delle piattaforme.
Relativamente al primo aspetto, comune a tutte le “categorie” delle loitering, va registrata la sempre più forte “ibridazione” con le capacità di un APR, tra cui spicca la messa a punto di sensori ottici e sistemi che forniscono capacità ISR, utilizzabili sia in combinato con l’armamento che in modo autonomo (consentendo dunque di impiegare il sistema come se fosse un APR).
La seconda direzione, quella dell’ampliamento degli utilizzi, è ben rappresentata da un particolare progetto – che abbiamo avuto modo di visionare a Londra durante DSEI – lanciato dall’azienda israeliana UVision: la “famiglia” HERO. Il lessico non è casuale: si tratta infatti di un gruppo di sei sistemi loitering (vedi Box numeri) capaci di condurre missioni con obiettivi diversi, andando dunque a coprire dal livello tattico a quello strategico, passando per quello operativo. In particolare, infatti, i sistemi HERO sono pensati per missioni anti-uomo (HERO 30), contro veicoli leggeri (HERO 70) e anti-carro o simili (HERO 120), e poi per colpire obiettivi operativi collocati in un punto (HERO 250) e in area urbana o remota (HERO 400), oppure obiettivi strategici sul campo di battagli (HERO 900).
Ultima, ma non meno importante, direzione riguarda la possibilitĂ  di utilizzare piattaforme di lancio innovative, come la piattaforma navale (Naval Platform Launcher) che la giĂ  citata UVision ha presentato a DSEI o veicoli di terra, in grado di dare alla munizione loitering un ulteriore effetto moltiplicatore di forza.

E IL FUTURO? – L’importanza di tali munizioni è ormai consolidata, ma il loro impiego in teatro non è ancora altamente diffuso. Cosa potrebbe incentivare, o intralciare, il “percorso” dei sistemi loitering?

[tabs type=”vertical”]
[tabs_head]
[tab_title] Potenziali usi inesplorati [/tab_title]
[tab_title] Difetti analoghi agli APR [/tab_title]
[tab_title] Sostituzione del mezzo aereo? [/tab_title]

[/tabs_head] [tab] Le capacitĂ  strategiche e tattiche delle munizioni loitering sembrano giĂ  affermate (anche Paesi come India, Turchia e Germania sono in fase di acquisizione), ma data la recente introduzioni sul mercato, questi sistemi sono ancora in fase di perfezionamento, nel tentativo di aumentarne ancora l’efficienza e l’efficacia. Si sta giĂ  lavorando, come accennato, sulla possibilitĂ  di utilizzo non solo da terra o aria, ma anche da piattaforme navali, e per dotarle di sensori elettro ottici e di forme aerodinamiche sempre piĂą performanti. Ma a tal proposito, ulteriori miglioramenti nell’efficienza potrebbero derivare da utilizzi combinati sia di piĂą munizioni loitering – magari da lanciare in rapida successione per ingaggiare un numero maggiore di obiettivi – sia di munizioni e sistemi – ad esempio il montaggio su piccoli velivoli a pilotaggio remoto per poter massimizzare il raggio d’azione. [/tab]

[tab] Un sistema loitering sempre più simile a un APR ne detiene anche i difetti. Tra quelli “classicamente” attribuiti agli aeromobili a pilotaggio remoto, la carenza di sistemi di difesa a livello strutturale ed elettronico. Se, essendo pensate per scenari di conflitto asimmetrico, è improbabile che queste possano essere disturbate con sistemi di difesa analoghi a quelli già esistenti per gli APR (che, appunto, interferiscono con la componentistica elettronica, impedendo la corretta conclusione della missione assegnata), bisogna prestare attenzione alle minacce cinetiche, cui i sistemi loitering potrebbero essere più sensibili nella fase di volo a bassa velocità (e quota degradante) che precede l’impatto con il bersaglio. [/tab]

[tab] Il fatto che i sistemi loitering si rivelino piĂą efficienti degli aeromobili manned, e spesso anche di quelli unmanned, non deve trarre in inganno: questi sistemi non rappresentano una perfetta sostituzione dello strumento aereo. La loro efficacia, è bene ricordarlo, si limita a situazioni di conflitto asimmetrico (per i difetti giĂ  descritti al punto precedente), ha comunque un range limitato ed è dettata non solo dalla tipologia di bersaglio da colpire. Del resto, la tecnologia che le guida, per quanto avanzata, non potrĂ  mai essere completa quanto quella di un velivolo vero e proprio. Motivo per cui la diffusione di munizioni loitering non dovrebbe in alcun modo condurre alla perdita di capacitĂ  operative aeree – manned e unmanned. [/tab] [/tabs]

Fig. 4 - Ancora munizioni loitering. Foto Il Caffè Geopolitico
Fig. 4 – Ancora munizioni loitering. Foto Il Caffè Geopolitico

[one_half][box type=”warning” align=”” class=”” width=””]RISCHI

  • Minacce cinetiche (pericolose soprattutto in contesto urbano)
  • Sovrastima delle potenzialitĂ  loitering
  • Perdita di capacitĂ  operative su aeromobili [/box]

[/one_half]
[one_half_last][box type=”note” align=”” class=”” width=””]VARIABILI

  • Nuovi utilizzi per massimizzare capacitĂ  (piattaforme di lancio)
  • Sviluppo capacitĂ  anti-loitering

[/box][/one_half_last]

 

Giulia Tilenni

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Giulia Tilenni
Giulia Tilenni

Laureata magistrale in Relazioni Internazionali a Bologna – dove ha anche completato il Master in Diplomazia e Politica Internazionale, che l’ha portata a Francoforte sul Meno per un tirocinio di ricerca di tre mesi. Dopo una tesi in Studi strategici che analizza l’intervento militare in Libia del 2011 e una ricerca sui velivoli a pilotaggio remoto, è entrata a far parte del Caffè Geopolitico nel team Miscela Strategica.

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