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Disastro del volo russo Metrojet: facciamo il punto

Sabato 31 ottobre un aereo Airbus A-321 della compagnia russa Metrojet è precipitato nella regione egiziana del Sinai, provocando la morte di tutti i passeggeri e dei membri dell’equipaggio. Subito sono circolate voci su un probabile attentato terroristico. Facciamo chiarezza sulle ipotesi al vaglio degli investigatori.

COSA SI SA – Il disastro del volo 7K9268 della compagnia russa Metrojet, decollato da Sharm el-Sheik e diretto a San Pietroburgo, ha aperto un dibattito internazionale sulle cause, soprattutto in considerazione della presenza jihadista nella regione mediorientale (e nel Sinai, dove continuano gli scontri con le Forze Armate egiziane) e dell’intervento diretto di Mosca nella guerra civile in Siria a sostegno delle forze leali al Presidente Bashar al-Assad. Inoltre, l’ISIS non ha perso tempo nel rivendicare l’accaduto. Le scatole nere dell’aereo sono state trovate, sebbene non ancora analizzate dagli investigatori – ma sia il tracciato radar/altitudine, sia la disposizione dei rottami indicano una disintegrazione della fusoliera ad alta quota. Le ipotesi finora prese in considerazione come causa del disastro sono tre: un missile, un cedimento strutturale o un guasto a bordo, una bomba.

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Fig. 1 – Lancio di un missile del sistema antiaereo S-300 in dotazione alle Forze Armate siriane

MISSILE – L’ipotesi del missile è la meno probabile per diversi fattori. Innanzitutto è sicuramente da escludere l’abbattimento tramite lanciamissili spalleggiabile (MANPAD – MAN Portable Air Defense system – sistema di difesa aerea portatile), in quanto non in grado di intercettare un aereo che vola a una quota di 10.000 metri. Anche l’ipotesi di un missile lanciato da un sistema antiaereo sembra da escludere. Per abbattere il volo della Metrojet – in base ai sistemi di difesa antiaerea/antimissile presenti nella regione – il suddetto missile avrebbe dovuto essere lanciato dal territorio egiziano o da Israele. Le Forze Armate dei due Paesi possono essere escluse, e i miliziani jihadisti presenti nel Sinai non dovrebbero avere a disposizione sistemi antiaerei missilistici o, quantomeno, non è probabile che possiedano le conoscenze tecniche per adoperarli efficacemente.

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Fig. 2 – Il Ministro russo per le Situazioni d’Emergenza, Vladimir Puchkov, visita il luogo del disastro 

CEDIMENTO STRUTTURALE – L’ipotesi del guasto o del cedimento strutturale è stata subito esclusa dalla compagnia aerea proprietaria dell’aeromobile (com’era prevedibile). Tuttavia nella storia dell’aviazione non mancano un buon numero di episodi di aerei disintegratesi in volo a causa di un guasto grave che ha provocato una picchiata repentina o della scarsa o negligente manutenzione a terra. In Russia la polizia ha perquisito gli uffici della Matrojet dopo l’apertura di un fascicolo per disastro colposo. Inoltre sembra che le finanze della compagnia non siano in buono stato e che i dipendenti, compresi i piloti, non ricevano stipendi da mesi.

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Fig. 3 – In Russia si accendono candele e si depositano fiori in memoria delle vittime

BOMBA – L’ipotesi bomba non è esclusa. Essa spiegherebbe sia la disintegrazione dell’aereo ad alta quota, sia il fatto che l’equipaggio non abbia dichiarato via radio alcun tipo di emergenza prima del disastro. Inoltre, secondo la CNN, un satellite statunitense per l’early warning della costellazione SBIRS, avrebbe rilevato un’anomala emissione di calore nei pressi dell’aeromobile nel punto dove si sono persi i contatti. Tra i rottami, però, non sono ancora state rilevate tracce di esplosivo. Nel caso l’ipotesi bomba fosse accertata si aprirebbe un ventaglio di possibilitĂ  riguardo ai responsabili. L’intervento diretto della Russia nella guerra civile in Siria sembrerebbe essere la causa principale di un eventuale attentato contro i suoi cittadini, anche se, va ricordato, l’aviazione militare di Mosca sta colpendo maggiormente obiettivi nei pressi delle linee delle forze lealiste siriane, perciò gruppi di miliziani non appartenenti alla galassia del sedicente Stato Islamico, il quale non opera in quella zona. Tuttavia rimane il problema di come possa essere stato piazzato un ordigno a bordo di un aereo passeggeri nell’era post-11 settembre, soprattutto in un aeroporto, quello di Sharm el-Sheik, dove la sicurezza dovrebbe essere ad alto livello a causa del forte afflusso di turisti stranieri (soprattutto occidentali) durante l’anno.

Emiliano Battisti

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Un chicco in piĂą

Un sistema antiaereo/antimissile è formato da diverse componenti, tra cui il lanciatore vero e proprio, i missili, il radar di scoperta e la centrale di controllo di tiro. Non è sufficiente possederne uno, magari trafugato in qualche base militare abbandonata in Stati falliti come la Siria, l’Iraq o la Libia, per poterlo utilizzare. Per gestire un sistema complesso sono necessarie conoscenze tecniche molto particolari, ed è altamente improbabile che i miliziani jihadisti operanti nel Sinai le posseggano.
Per una panoramica sui sistemi antimissile, ma il discorso vale anche per quelli antiaerei, vi consigliamo  – sulle nostre pagine – La difesa antimissile

Sulla situazione in Sinai potete consultare:

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Foto: scrolleditorial

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Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

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