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Il volto seducente dell’estrema destra francese

Marion Maréchal-Le Pen, 23 anni, nipote di Jean-Marie Le Pen e la più giovane deputata di sempre in Francia. Si dichiara lontana dai valori dell’estrema destra, ma chiede al Parlamento un rapporto annuo sul “costo degli immigrati”. Marine Le Pen, 44 anni, figlia del fondatore Jean-Marie Le Pen e presidente del Front National dal 2011, è arrivata al 17,9% alle ultime elezioni presidenziali. Ha licenziato militanti che facevano il saluto nazista, ma è sotto processo per aver paragonato le preghiere dei musulmani in strada con l’occupazione di Vichy. Le due donne rappresentano il volto nuovo dell’estrema destra francese, e potrebbero darsi il cambio alla guida del partito “di famiglia”

 

FUORI CHI FA IL SALUTO NAZISTA – Se la ragazza è riuscita a bruciare i tempi è merito della parente maggiore, quella Marine Le Pen che ha ereditato dal padre le sorti del Front National francese. La sua strategia, detta della “de-demonizazzione”, è rappresentata da un’immagine che ha fatto il giro dei media. Aprile 2011, Alexandre Gabriac, ventenne consigliere regionale del Front National, viene fotografato durante una serata di bagordi nel momento di fare il saluto nazista. Un gesto che in altri momenti sarebbe stato apprezzato da Jean-Marie Le Pen, che aveva dichiarato ai giornali che le camere a gas naziste non erano altro che un “aspetto marginale” della Seconda Guerra Mondiale. Marine Le Pen, in vacanza in Thailandia, dà invece ordine di cacciarlo dal partito. Il giovane Gabriac è il capro espiatorio per tutti i frontisti della prima ora. I fallimentari tentativi di riabilitare il regime di Vichy e quello nazista agli occhi dei francesi, secondo Marine Le Pen, non fanno altro che condannare il partito a un’inevitabile marginalizzazione.

 

LA LEZIONE DI HÉNIN BEAUMONT – È dall’epoca dei suoi primi successi elettorali a Hénin Beaumont (un comune del nord della Francia, diventato nel tempo il suo principale feudo elettorale) che la nuova presidente del Front National ha capito che il consenso attorno ai principi fondatori non era più sufficiente a portare nuovi voti. Da allora, da consumata politica (inserita dal Time tra le 100 persone più influenti nel 2011), ha messo al centro della sua propaganda la lotta contro gli effetti nefasti della globalizzazione, del decentramento industriale, del proselitismo religioso dell’Islam e della perdita di sovranità degli Stati nazionali in favore dell’Europa unita. Conquistando il miglior risultato di sempre alle presidenziali nella storia del suo partito. Come ricorda in un’intervista a Le Monde Nicolas Lebourg, storico dell’estrema destra e coautore del libro “Dans l’ombre des Le Pen”, il Front National “è il solo partito a difendere, con un discorso coerente, la sovranità nazionale in tutti i suoi aspetti”. Uscita dall’euro, priorità ai lavoratori “francesi” e all’economia made in France sono i suoi obiettivi a breve scadenza. Per prolungare l’onda lunga del successo alle presidenziali, fino alle amministrative 2014.

 

BAMBOLINA E BARRACUDA – Marion Maréchal-Le Pen ha tutto per piacere, ai giornalisti e agli elettori. È giovane, avvenente, studia diritto e ha posizioni più “morbide” del suo partito nei confronti dell’aborto e dei diritti degli immigrati. Ogni tanto le capita di bloccarsi davanti alle domande dei giornalisti, e di scoppiare a piangere (qui il video). C’è chi la considera una “bambolina”, manovrata a piacimento dalla parente maggiore. Al contrario, andrebbe ricordato il suo legame solido con il nonno Jean-Marie, che grazie a lei potrebbe avere ancora voce in capitolo negli affari interni del Front National. Nell’ultima intervista al programma radiofonico “Grandes Guelues”, Marion ha attaccato l’altro partito di destra, l’Ump: “su Europa, euro e immigrazione non sono per niente diversi dal Partito Socialista”, ha detto. Si è messa di traverso anche alla legge sul matrimonio tra omosessuali e le adozioni: “non possiamo rischiare l’avvenire dei bambini per far piacere a una minoranza”. Parole capaci di riscuotere interesse, in quella Francia che è rimasta delusa dall’esito delle primarie dell’Ump.

 

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L’ESPANSIONE VERSO SUD – L’elezione di Marion Le Pen a Carpentras, nel sud della Francia, si inscrive all’interno della strategia del partito, alla ricerca di una base elettorale più stabile e radicata. Da sette anni il partito non controlla più alcun comune francese. Ad ogni elezione presidenziale incontra grandi difficoltà nel riscuotere le “500 firme” di eletti locali necessarie a presentare la propria candidatura. Uno studio apparso su Le Monde del 6 ottobre ha indicato 77 città con più di 4.000 abitanti dove il partito ha superato lo scoglio del 40% dei voti alle elezioni legislative di giugno. Tra queste, 36 città sono situate nel Sud della Francia, tra Nîmes e Nizza. Come espressamente dichiarato dalla giovane Le Pen, l’obiettivo è quello di guadagnarsi una “credibilità politica”, da spendere in vista delle future elezioni presidenziali. La conquista di nuove posizioni all’interno dei consigli comunali dovrebbe essere il primo passo verso la creazione di un “asse patriottico” (definizione della Le Pen) trasversale al tessuto sociale francese. La base di partenza esiste già, e si trova in quelle piccole e graziose città del sud della Francia che hanno votato per Marine Le Pen alle legislative di giugno 2012: Saintes-Maries-de-la-Mer, 72%. Tarascon, 54%. Saint-Gilles, 52%.

 

QUANTI LE PEN A DISPOSIZIONE? – Difficile in tutto questo prevedere se Marine Le Pen riuscirà a mantenere gli elettori delusi dell’Ump nel suo partito, se saprà giustificare il suo posto da europarlamentare con le sue posizioni più antieuropeiste, se riuscirà a trovare candidati credibili alle elezioni amministrative. Magari giovani, brillanti, laureati e “fidati” membri di famiglia, come Marion. Uomini e donne fedeli alla sua nuova linea, capaci di esprimere il rifiuto dell’immigrazione sventolando la bandiera dell’islamizzazione della Francia. Rimanendo lontano dai proclami razzisti che tanto dispiacciono ai media e agli elettori moderati. Ed è qui che si svela uno dei limiti del Front National: la gerarchia familistica che lo governa è un ostacolo alla crescita di dirigenti all’interno del partito. E la linea della “de-demonizzazione”, del razzismo mascherato da difesa dell’identità nazionale, richiede degli interpreti capaci di sostenere la parte. Anche a livello locale. Non tutti sono Marion-Maréchal Le Pen, e non tutti i giovani frontisti sono disposti a rimanere in secondo piano, in attesa che la deputata “eletta” si scambi di posto con la figlia del fondatore. Le due donne sembrano essere solo i due esperimenti meglio riusciti della “de-demonizzazione” del Front National. Ma casi come quello di Alexandre Gabriac sono indicativi di quanto l’elettorato e i militanti del Front National siano rimasti fedeli alle linee ideologiche di base. Basterà qualche faccia nuova, giovanile e femminile a spostarne gli equilibri? Care signore Le Pen, ci vediamo nel 2014.

 

Jacopo Franchi

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