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Italia-Brasile. Tra opportunità e delusioni (1)

Affinità culturali. Importanti legami politici ed economici. Il Brasile è il Paese dove risiedono più italiani o discendenti di italiani al mondo. San Paolo è la città più italiana sulla terra dopo Roma. Tutto questo potrebbe far pensare ad antichi rapporti privilegiati, ma non sempre il Paese della samba è così accogliente come sembra, specialmente per le nostre imprese che comunque continuano a investire. Luci e ombre di un rapporto latino.

(Prima parte – Le opportunità)

LA RELAZIONE IN NUMERI – Il Brasile è da sempre un Paese ricco di opportunità: lo è stato al momento della sua scoperta, e poi per gli emigrati italiani, e lo è oggi per le imprese e le strategie internazionali dell’Italia e non solo. Il Brasile, però, è anche un Paese in cui le difficoltà rischiano spesso di superare i vantaggi e dove le piccole e medie imprese, ma non solo, si trovano a fronteggiare sfide mondiali con scarse risorse, spesso nell’indifferenza della politica. La recente visita del Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi in Sudamerica, anche se non in Brasile, sottolinea l’interesse geografico-economico dell’Italia verso i paesi latinoamericani, in sintonia con l’interesse degli imprenditori italiani verso la regione. La forza dei rapporti italo-brasiliani non passa solamente attraverso l’economia, ma soprattutto attraverso il trascorso umano. Senza scomodare Amerigo Vespucci, che scoprì la Bahia de Todos os Santos – baia di Ognissanti, dove fu costruita  Salvador – nel 1501, ci si rende conto di quanto il Brasile abbia a che fare con l’Italia appena si atterra a San Paolo: più della metà della popolazione (quasi 12 milioni di persone) è di origine italiana; interi quartieri sono stati influenzati dalla cultura italiana, in particolare il centro storico con il suo maestoso Edifício Itália; i quartieri di Bixiga, Mooca e Brás. Il Brasile conta 31 milioni di discendenti di italiani. L’Italia è il settimo investitore in Brasile e questo è un fattore  importante  anche da un punto di vista politico, nonostante gli screzi politico-giuridici degli ultimi anni. A dispetto del rallentamento economico del Paese sudamericano, che vive una fase di recessione già da metà 2015, le nostre esportazioni mantengono una quota di mercato importante (2,75%). Questo fa dell’Italia un rilevante partner commerciale, il secondo fornitore europeo dopo la Germania. L’export italiano in Brasile si concentra tradizionalmente in prodotti al alto valore aggiunto: settore del lusso e della moda, componentistica per l’automotive, macchinari per l’imballaggio, imbarcazioni a motore, elicotteri, vaccini, medicinali e altri prodotti del settore farmaceutico. Dal Brasile l’Italia importa soprattutto materie prime: minerali metalliferi ferrosi, prodotti di colture, carta e cartone, carne, cuoio, prodotti della siderurgia, oli e grassi vegetali e animali, pietra, sabbia e argilla.

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Fig. 1 – Lo skyline di San Paolo

LA PRESENZA ITALIANA – Non avendo rinnovato la sua filiera industriale, l’economia brasiliana arranca per il brusco calo dei prezzi delle commodities. Gli investimenti stranieri hanno smesso di spingere sull’acceleratore, ma nonostante ciò negli ultimi mesi le esportazioni brasiliane sono aumentate notevolmente, grazie anche alla forte svalutazione del real. Il numero delle imprese italiane presenti in Brasile, con filiali o stabilimenti produttivi, è più che triplicato dal 2007 ad oggi: in un censimento dell’Ambasciata d’Italia a Brasilia si registrano quasi 1000 aziende italiane in Brasile. L’interscambio fra i due Paesi è cresciuto del 211% dal 2003 al 2013, la bilancia commerciale è ancora a favore dell’Italia e conta 2,289 miliardi di dollari (2014) , nonostante il crollo delle importazioni dovuto al calo della domanda interna e alla svalutazione del real degli ultimi quattro mesi. Le opportunità per le imprese italiane in questo Paese sono alte: le aziende italiane presenti oggi costituiscono un indotto che offre circa 500.000 posti di lavoro, con un flusso di investimenti pari a quasi 800 milioni di euro (2012), mentre lo stock di investimenti italiani al 2012 raggiunge i 6 miliardi di euro.

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UNIRE IL BRASILE CON LE INFRASTRUTTURE – Nonostante gli sforzi e gli annunci dei governi, il Brasile è ancora in una situazione di estrema carenza dal punto di vista infrastrutturale. È chiaro che questo problema non possa essere risolto nel giro di un paio di mandati presidenziali, ma è lecito affermare che la stasi che colpisce i decisori brasiliani si ripercuote, insieme alle difficoltà geografiche, sull’intera economia del Paese – per non dire dell’intero Sudamerica. Il Governo Rousseff ha annunciato lo scorso settembre di volere avviare un piano di 194,4 miliardi di reais di investimenti (oltre 45 miliardi di euro) in logistica (Programma di investimenti in logistica – PIL) per i prossimi anni, di cui quasi 70 miliardi di reais tra il 2015 e il 2018. Si tratta di un importante piano per la modernizzazione del Paese che coinvolgerà autostrade, ferrovie, porti e aeroporti. Questo progetto, rilanciato nel luglio 2015 dalla Presidente Rousseff, rappresenta un tentativo di rilanciare l’economia brasiliana, oltre ad essere un’ottima opportunità per le imprese italiane.

Tabella 1  – Programma di investimenti in logistica (PIL)

Ferrovie Autostrade Porti Aeroporti
86,4 mld R$ (20 mld €) 66,1 mld R$ (15,3 mld €) 37,4 mld R$ (8,6 mld €) 8,5 mld R$ (1,9 mld €)

Il Brasile, come tutti i Paesi del Sudamerica, soffre per mancanza di infrastrutture. Ciò si verifica in particolar modo le regioni interne, dove il costo del trasporto della merce è ancora molto alto proprio a causa della scarsa qualità o dell’inesistenza di vie di comunicazione. Lo sviluppo dell’intera regione per lo sfruttamento delle enormi risorse geografiche è al centro del progetto di integrazione fisica della America Latina, l’Iniziativa per l’integrazione delle infrastrutture regionali sudamericane (IIRSA). Un percorso che l’America del Sud ha intrapreso nel 2000, e che richiede analisi e tecnologia per poter sviluppare la zona in questione. Il progetto si divide in “assi di integrazione e sviluppo” che corrispondono ad aree geografiche multinazionali:

  • l’Asse dell’Amazzonia, che coinvolge Brasile, Perù, Ecuador e Colombia;
  • l’Asse Cile-Mercosur;
  • l’Asse andino, che mira a coinvolgere i Paesi del Can (Comunità andina) e il Mercosur;
  • l’Asse interoceanico centrale per unire Cile, Bolivia e Perù ai Paesi del Mercosur;
  • l’Asse Perù-Brasile-Bolivia per sviluppare le regioni interne del Brasile e le zone orientali di Perù e Bolivia;
  • l’Asse dello scudo della Guyana, che include il Suriname e la Guyana, la zona settentrionale del Brasile e quella orientale del Venezuela;
  • l’Asse del Capricorno che dovrebbe mettere in collegamento i due oceani, ma che ancora incontra difficoltà infrastrutturali.
  • Per ultimi l’Asse del sud tra Cile e Argentina e l’Asse dell’idrovia Paraguay-Paranà per rilanciare e migliorare la navigabilità dei fiumi che sfosciano nel Rio de la Plata, coinvolgendo Argentina, Brasile, Bolivia, Paraguay e Uruguay.

L’altra faccia dell’IIRSA è composta dai Processi settoriali di integrazione che si impone l’obiettivo di armonizzazione dei sistemi normativi di ciascun Paese – perlomeno nei settori del trasporto transnazionale nella regione, nel settore energetico, nel settore della tecnologia dell’informazione e della comunicazione. Questo ambizioso progetto non solo permetterebbe al Sudamerica di abbattere i costi di trasporto e lanciare finalmente il commercio interno, creando occupazione e consentendo lo sviluppo delle piccole e medie imprese, migliorando i servizi, ma anche di imporsi come mercato mondiale. L’Italia può svolgere un ruolo importante, soprattutto in Brasile, dove già opera con le sue imprese e le sue tecnologie nel settore dell’energia, con gli studi e la realizzazione di opere infrastrutturali e nelle telecomunicazioni. Importante sottolineare come fra le prime venti imprese in Brasile ci siano due imprese italiane, Tim e Fiat (rispettivamente 17° e 18° per vendite). Per non parlare del progetto dell’alta velocità San Paolo – Rio de Janeiro, elaborato da Italplan – che non manca di critiche, ma di cui parleremo nel nostro prossimo appuntamento. Nell’ultimo incontro fra Italia e Brasile lo scorso luglio, la Presidente Rousseff ha invitato le imprese italiane a investire in Brasile, annunciando grandi opportunità di affari soprattutto nel settore della logistica, in cui si prevedono gli investimenti sopra citati. In quell’occasione, Dilma Rousseff ha richiamato all’attenzione gli imprenditori italiani per partecipare al PIL, ma ha anche auspicato un avanzamento nelle relazioni commerciali fra Italia e Brasile.

Alcuni dati sul Brasile, comparati con l’equivalente statunitense

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[tab_title] Estensione [/tab_title]
[tab_title] Rete autostradale [/tab_title]
[tab_title] Strade asfaltate [/tab_title]
[tab_title] Ferrovie [/tab_title]

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[tab] Brasile: 8.514.877 km². USA: 9.372.614 km²

mapa_transnordestina

Fig. 2 – Mappa del progetto ferroviario per il Nord-Est, doveva essere conclusa nel 2010. [/tab]
[tab] Brasile: 1,56 milioni di km. USA: 6,5 milioni di km

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Fig.3 – L’autostrada transamazzonica, un progetto di oltre 5000 km iniziato nel 1970 e ancora inconcluso. [/tab]

[tab] Brasile : 200.000 km. USA : 4,2 milioni di km

Marco Zero da Rodovia Transamazonica - Porto de Cabedelo

Fig. 4 – Chilometro 0 della Transmazzonica, nel Nord-Est del Paese, Cabedelo stato della Paraiba. [/tab]

[tab] Brasile: 29.706 km. USA: 226.612 km

Transnordestina

Fig. 5 – Ferrovia Transnordestina che la Presidente Dilma Rousseff ha fortemente voluto rilanciare per collegare il Nord-Est del Brasile. [/tab]
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COOPERAZIONE E SVILUPPO – I fondi per la cooperazione torneranno a crescere in Italia, secondo le ultime dichiarazioni del Governo Renzi. Per questo è stato lanciato il progetto Brasil Pròximoun programma di cooperazione internazionale inaugurato dai Governi brasiliano e italiano con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle fasce più deboli di alcune aree brasiliane, che ha avuto il suo apice mediatico a EXPO 2015 lo scorso settembre. Al progetto partecipano cinque regioni italiane (Emilia Romagna, Liguria, Marche, Umbria e Toscana) attraverso l’esperienza della diversificazione produttiva, i servizi alle PMI, la valorizzazione del territorio e della cultura. La Toscana, ad esempio, è intervenuta con un progetto nello stato del Piaui nel nord est del Paese con l’obiettivo di proteggere l’area naturale della Serra da Mantiqueira e della Serra das Confusões e di coinvolgere la popolazione locale nello sviluppo turistico del territorio. L’intero progetto si inquadra nella volontà delle regioni italiane di seguire con più intenzione i processi di internazionalizzazione, partendo dalla cooperazione per rilanciare lo sviluppo di zone arretrate del Brasile come il Nord-Est attraverso il turismo e l’impresa.

UN PERCORSO NON PRIVO DI OSTACOLI – Giungendo alla conclusione della prima parte del nostro viaggio, non possiamo definire gli affari italiani in Brasile un percorso senza ostacoli, così come non lo sono le relazioni diplomatiche. Nella seconda parte della nostra analisi delle relazioni italo-brasiliane, affronteremo il lato politico-diplomatico e gli accordi strategici siglati a livello bilaterale.

(Continua)

Alessandro Gaini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

I primati del Brasile economico:

[one_half]
1° produttore mondiale di caffè;
1° produttore mondiale di carta;
1° produttore mondiale di cellulosa;
1° esportatore mondiale di carne bovina e pollame;
1° esportatore mondiale di zucchero e succo di arancia;
1° esportatore mondiale e 2° produttore mondiale di etanolo;
1° per IDE in America Latina;[/one_half]
[one_half_last]
2° esportatore mondiale di soia e derivati;
2° produttore di ferro e di bauxite;
3° produttore mondiale di frutta;
4° mercato e 8° produttore mondiale di veicoli;
5° produttore mondiale di cereali;
7° produttore mondiale di chimica;
8° produttore mondiale di acciai;
8° produttore di petrolio e 4° nella produzione giornaliera di barili;
15° Paese per riserve petrolifere. [/one_half_last][/box]

 

 

Foto: renata_bastas

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Alessandro Gaini
Alessandro Gaini

Italiano espatriato in Brasile per lavoro. Classe 1989. Laureato in Studi Politici all’Università di Firenze, dopo un soggiorno di un anno a Londra, sono approdato a Roma dove ho conseguito la magistrale in Scienza del Governo. Ho frequentato il master dell’Istituto per il commercio estero sull’internazionalizzazione delle imprese italiane. Mi occupo di export e strategia internazionale per le imprese, lavoro attualmente nel settore dell’ecologia industriale per la filiale di San Paolo di un’azienda italiana. Sono da sempre amante di geopolitica e di lingue straniere.

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