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Georgia… on Putin’s mind

All’indomani dalle elezioni legislative, la Georgia si sveglia con uno scenario politico totalmente mutato: a vincere è l’opposizione, con il miliardario Bidzina Ivanishvili, leader della coalizione Sogno georgiano, oligarca di metalli e banche. Il suo è un tentativo politico alla catch – all party, desideroso di mantener buoni rapporti con la Nato e l’Ue, ma volenteroso anche di stringere rapporti costruttivi con la Russia. A Tbilisi si apre così lo scenario di una difficile coabitazione in un paese che prova ancora a darsi un tocco semipresidenzialista e democratico: il presidente Saakashvili non ha ammesso la sconfitta, e ora si trova schiacciato tra la scelta dell’elettorato e la Russia di Putin che, già nel 2008, aveva promesso “di appenderlo per i testicoli”

 

IL RIVOLUZIONARIO E IL MILIARDARIO – Misha contro Bidzina: sono loro i due candidati per le prossime elezioni presidenziali, a combattersi a colpi di exit poll. Il primo ha accompagnato lo stato georgiano in uno dei periodi forse più difficili della storia del paese, quello successivo alla Rivoluzione delle Rose. Il secondo non ha un passato politico alle sue spalle, ma si distingue per essere un miliardario filantropo, che alleva pavoni, zebre e pinguini, oltre ad essere conosciuto per essere stato citato dalla rivista Forbes. La sua propaganda ricorda molto le conventions dei candidati alle elezioni presidenziali americane: Kakha Kaladze, ex difensore del Milan, è stato infatti arruolato per la campagna elettorale. Uno scontro dal risultato incerto, che vive all’ombra della riforma costituzionale programmata per il 2013, allo scadere del secondo e ultimo mandato di Saakashvili, e che vedrà parte dei poteri presidenziali passare al primo ministro nominato dal Parlamento.

 

LO SCANDALO DELLE TORTURE – L’ultima campagna elettorale è stata infiammata dall’ondata di sdegno per i video di torture in carcere trasmesse, nel mese di settembre, da alcune emittenti televisive vicine ai partiti dell’opposizione. Immagini agghiaccianti, che ritraggono stupri perpetrati con scope e manganelli da parte della polizia, e torture sui detenuti. L’opinione pubblica era già scesa in piazza chiedendo le dimissioni del ministro a capo delle istituzioni penitenziarie. Misha aveva promesso che tutti i colpevoli sarebbero stati condannati, ma ad adesso solo 10 sono le persone arrestate. Saakashvili non è nuovo a scandali del genere, ed è stato più volte attaccato per questioni legate ai diritti umani e civili. Due mezzi di informazione con sede nella Federazione Russa, inoltre, hanno pubblicato alcuni articoli che denuncerebbero la dipendenza di Saakashvili dall’uso di droga.

 

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E LA RUSSIA? – Mosca spera, con la probabile vittoria di Sogno georgiano, di avere finalmente un alleato nella tormentata regione del Caucaso: risolverebbe così diversi problemi, da quelli legati alle spinte indipendentiste, a quelli connessi al trasporto del gas proveniente del Mar Caspio, a cui la Turchia ha già puntato per raggiungere il suo obiettivo di divenire l’indiscussa potenza regionale. Il Cremlino ha commentato il risultato elettorale affermando che la popolazione georgiana “desidera un rapporto più costruttivo con la Russia”. Dal canto suo Ivanishvili non sceglie: piuttosto dice di voler conservare buoni rapporti con tutti. In piazza, invece, durante la notte elettorale, sventolavano le bandiere blu del Sogno georgiano a ritmo delle canzoni dell’arrabbiato rapper 17enne figlio di Ivanishvili.

 

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Alessia Chiriatti
Alessia Chiriatti

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università per Stranieri di Perugia, con una tesi sul conflitto in Ossezia del Sud ed il titolo di Master per le Funzioni Internazionali presso la SIOI. Ho inoltre conseguito il titolo di Analista delle Relazioni Internazionali con Equilibri S.r.l. Ho infine collaborato con la rivista Eurasia e presso la sede centrale del Forum della Pace nel Mediterraneo dell’UNESCO. I miei principali interessi di ricerca riguardano la politica estera della Turchia ed i suoi rapporti con Siria e Georgia, e si collocano nell’ambito della gestione dei conflitti, della cooperazione alla pace e dei Peace studies.

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