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Il Malawi, spinto dalla minaccia USA di sospendere gli aiuti, non ospiterà il vertice dell’Unione Africana per evitare di dover accogliere il Presidente sudanese al-Bashir. Nell’Azawad, la situazione resta confusa, anche se arrivano sempre più insistenti notizie circa tentativi di ribellione contro Ansar Dine. Il vertice di Addis Abeba tra Sudan e Sudan del Sud è stato interrotto per i dissidi riguardo alla regione di Abyei. Nuove stragi di Boko Haram in Nigeria. L’Angola si ritira dalla Guinea Bissau. Le condizioni di salute di Mubarak. La nuova diga in Eritrea. Il rapimento di Obodo. In chiusura, al-Bashir e la Corte penale internazionale

NEL NORD DEL MALI? – Resta ancora confusa la ricostruzione di quanto stia accadendo nel nord del Mali. Secondo alcune testimonianze, i tuareg avrebbero lasciato alcune zone sotto il controllo dei miliziani di Ansar Dine, i quali avrebbero immediatamente imposto un brusco passaggio alla shari’a. In questo contesto, in alcuni villaggi sarebbero in corso tentativi di ribellione, o almeno, richieste di trattative per il ritorno a un’amministrazione laica e il ripristino della coesione nazionale, ossia la riunificazione con Bamako. Tuttavia, è opportuno ricordare che, al momento, le immagini e le testimonianze reperibili mostrano paesi sorvegliati da gruppi di armati che, senza ulteriori informazioni, è difficile definire se siano briganti o terroristi. Le scarse interviste rilasciate da semplici cittadini riportano certo un senso di timore diffuso e una ritrosia a trattare apertamente il tema religioso, ma non a parlare della necessità del ritorno delle truppe di Bamako. Purtroppo, non giungono fonti dirette da centri più lontani dalle vie principali o dalle regioni dell’estremo nord, laddove è pressoché sicuro che la legge shariatica sia stata imposta, anche con una certa violenza. Nel frattempo, durante un incontro a Parigi, il presidente Hollande e il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, hanno lanciato un allarme in merito alla partecipazione di jihadisti afghani e pakistani alle operazioni in Mali al fine di addestrare i miliziani locali e stabilire una base per il coordinamento tra i gruppi islamisti tra Africa settentrionale e centrale. Hollande ha confermato che l’Unione Africana stia cercando la legittimazione di una risoluzione ONU, e che l’ECOWAS sia lo strumento politico e militare per un eventuale intervento in Mali.

INTERROTTE LE TRATTATIVE TRA JUBA E KHARTOUM – Il vertice di Addis Abeba tra Sudan e Sudan del Sud non è riuscito a comporre i principali dissidi. Causa della rottura delle negoziazioni è stato il regime della regione di Abyei e la neutralizzazione del confine. Tuttavia, per ottemperare alle scadenze della roadmap, che prevede il raggiungimento di un accordo entro tre mesi dall’inizio delle trattative, Khartoum e Juba riprenderanno il dialogo dal 19 giugno. Nel frattempo, comunque, resteranno attive alcune commissioni tecniche, che, per poter fornire proposte adeguate nel caso la mediazione avesse successo, continueranno a discutere molteplici questioni, dai tempi del ritiro delle rispettive truppe, allo status dei cittadini nei reciproci Paesi, passando per la definizione giuridica della Safe Demilitarized Border Zone (SDBZ): in poche parole, tutte le tematiche sulle quali le due parti non hanno trovato un accordo politico.

IL MALAWI NON OSPITERÀ AL-BASHIR – Il mese scorso, gli Stati Uniti avevano minacciato la sospensione degli aiuti per quei Paesi che avessero accolto il presidente sudanese al-Bashir. Il primo Stato a essere colpito dal provvedimento sarebbe dovuto essere il Malawi, che attendeva da Washington 350 milioni di dollari, momentaneamente bloccati in attesa della decisione del governo locale circa la partecipazione di al-Bashir al prossimo vertice dell’Unione Africa, previsto a Lilongwe. Il Malawi, da parte sua, ha chiesto che il meeting fosse tenuto direttamente alla sede dell’Organizzazione, ad Addis Abeba, nel tentativo di evitare il deterioramento dei rapporti con gli USA. L’Unione Africana ha protestato per la posizione del Malawi, ma il Sudan, si è dichiarato favorevole allo spostamento del vertice ad Addis Abeba.

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SANGUE SULLE DOMENICHE NIGERIANE – Domenica 10 giugno, la Nigeria ha vissuto nuovamente il terrore che ormai la sta attanagliando da mesi: le chiese delle città di Jos e Biu sono state prese d’assalto da Boko Haram rispettivamente con un’autobomba e con un raid di uomini armati. Il bilancio è stato di cinque morti e oltre cinquanta feriti. Subito dopo gli attentati, inoltre, alcuni giovani hanno lanciato una rappresaglia furiosa contro alcuni esercizi commerciali, causando, secondo fonti non confermate, almeno sette morti.

L’ANGOLA SI RITIRA DALLA GUINEA – L’Angola ha ritirato le proprie forze dalla Guinea Bissau con una decisione unilaterale imposta da ragioni che, secondo il comunicato ufficiale, «sono oltre il controllo di Luanda». I vertici militari hanno dichiarato che, «sebbene non siano stati portati a termine tutti gli obiettivi preposti […] per lo stato dei fatti, la missione è stata comunque compiuta». La presenza angolana in Guinea Bissau (MissAng) sarà sostituita da un corpo di spedizione dell’ECOWAS.

SÌ, MUBARAK È VIVO – Su internet è possibile leggere una teoria di notizie contraddittorie riguardanti la salute del deposto presidente egiziano Hosni Mubarak, dichiarato morto mediamente tre volte al giorno nell’ultima settimana. L’ex rais ha recentemente subìto almeno due attacchi cardiaci e ha chiesto, ottenendo l’approvazione delle Autorità competenti, che suo figlio, Alaa, fosse trasferito con lui nella prigione di Tora, dove già è presente anche il secondogenito, Gamal.

NUOVA DIGA IN ERITREA – In Eritrea continua l’attesa per il completamento della diga di Sequar, nella regione di Ashera. Secondo le autorità, l’opera sarebbe quasi terminata grazie al lavoro di più di cento persone il giorno e in futuro risolverà il problema dell’approvvigionamento idrico nell’area, permettendo anche di irrigare oltre 600 ettari di terreno e rafforzando significativamente il cammino verso la realizzazione dei progetti di sviluppo in Eritrea.

IL RAPIMENTO DI OBODO – Il 9 giugno, Christian Obodo, centrocampista nigeriano del Lecce in prestito all’Udinese, è stato rapito a Warri mentre si stava recando in chiesa. Il giocatore, per il quale era stato chiesto un riscatto di 150mila dollari, sarebbe poi riuscito a mettersi in salvo fuggendo da solo, nonostante le prime notizie avessero parlato di un blitz della polizia.

Beniamino Franceschini

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’Università di Pisa, sono specializzato in geopolitica e marketing elettorale. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa. Ho un gatto bianco e rosso chiamato Garibaldi.

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