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India: un anno con Modi

È passato un anno dal trionfo elettorale di Narendra Modi, ma l’India sembra ancora “innamorata” del suo nuovo ed energetico Primo Ministro. Tuttavia le critiche interne al Governo cominciano ad aumentare, mentre l’attivismo diplomatico del premier in Asia e in Occidente fatica a raccogliere risultati soddisfacenti. Dietro il successo mediatico, le prime difficoltà concrete minacciano il futuro della “rock star” della politica indiana.

POPOLARITÀ MEDIATICA – A dodici mesi dalla sua spettacolare vittoria elettorale, Narendra Modi continua a godere di vasta popolarità in India, soprattutto a livello mediatico. Basta infatti un breve sguardo sui principali social networks per comprendere l’interesse quasi ossessivo del pubblico indiano verso il proprio Primo Ministro: l’account Twitter di Modi ha oltre 12 milioni di followers, mentre quello del più elitario Google+ ne conta quasi 2 milioni e 700mila. Su Facebook le pagine dedicate al Premier sono poi assai numerose, incluse quelle di agguerrite “cyber armies” già organizzate a sostegno della futura campagna elettorale di Modi nel 2019. Aggiornati regolarmente con video e foto, tutti questi profili creano un variopinto e influente “culto della personalità” intorno al Primo Ministro, trasmettendo l’immagine di una leadership forte, innovativa e moderna poi ripresa quasi acriticamente dai media tradizionali.

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Fig. 1 – Modi si fa un selfie durante le elezioni politiche della primavera 2014

Non a caso i selfie di Modi durante i suoi viaggi all’estero diventano continuamente “virali”, generando accese discussioni nei talk show televisivi e sulle pagine dei giornali. Quelli durante la recente visita a Pechino con il premier cinese Li Keqiang, animati da un’atmosfera cordiale e rilassata, sono stati anche visti come la dimostrazione concreta di una nuova intesa diplomatica tra Cina e India, pronte a mettere da parte le loro annose rivalità di confine per costruire insieme un nuovo ordine internazionale nella regione Asia-Pacifico.

ATTIVISMO DIPLOMATICOSelfie e post appaiono quindi come parte integrante del successo mediatico di Modi, e vengono usati apertamente a sostegno del suo attivismo diplomatico all’estero, assolutamente incomparabile rispetto a quello dei suoi predecessori, inclusi Jawaharlal Nehru e Indira Gandhi. Sin dal suo insediamento nel maggio dello scorso anno, Modi ha infatti viaggiato ripetutamente in Asia, America ed Europa, ottenendo grandi spazi sui maggiori media internazionali e ricevendo onori quasi principeschi da parte dei suoi colleghi esteri. Negli Stati Uniti, per esempio, Modi ha parlato ad una folla entusiasta nel Madison Square Garden di New York, mentre i suoi sorridenti colloqui con Obama alla Casa Bianca hanno contribuito a preparare la storica visita del Presidente americano a New Delhi, avvenuta in pompa magna lo scorso Gennaio. Invitato in Australia a margine del G-20 dello scorso autunno, il suo discorso al Parlamento locale è stato accolto da ovazioni bipartisan ed è stato accompagnato dalla firma di diversi importanti accordi bilaterali, tra strette di mano e battute scherzose col Premier australiano Tony Abbott.

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Fig. 2 – Modi scherza con Barack Obama durante la sua visita a Washington nel Settembre 2014

I viaggi più significativi di Modi sono però stati quelli in Sri Lanka, Nepal e tutti gli altri Paesi “vicini” dell’India in Asia meridionale. Volti a riaffermare l’influenza di New Delhi nel proprio “cortile di casa”, minacciata dall’espansionismo economico di Pechino, tali eventi rappresentano finora i successi più concreti della politica estera del Premier indiano, confermando il suo Paese come potenza regionale in ascesa nell’area dell’Oceano Indiano. Al contrario, le tanto pubblicizzate visite in Occidente hanno dato sinora risultati assai modesti, soprattutto a livello economico, mentre una chiara intesa diplomatica con la Cina sullo scacchiere asiatico appare ancora lontana. Al di là dei selfie, la politica estera di Modi fatica a trovare sbocchi concreti e questo potrebbe erodere in futuro la popolarità del premier, già provata da scandali e contestazioni interne.

PROBLEMI INTERNI – I primi segnali di allarme si sono già visti durante le elezioni legislative per lo Stato di Delhi dello scorso Febbraio, stravinte dall’Aam Aadmi Party (AAP) di Arvind Kejriwal. In tale occasione nemmeno l’intevento diretto di Modi ha salvato il suo Partito, il Bharatiya Janata Party (BJP), da un’umiliante sconfitta elettorale, che è stata vista anche come la fine simbolica della “luna di miele” tra Governo e opinione pubblica. Per quanto il futuro dell’Esecutivo non sia in immediato pericolo, vista la debolezza dei principali Partiti d’opposizione, il numero di proteste e malumori contro la compagine ministeriale del Premier è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi mesi, frutto sia del mancato mantenimento delle promesse elettorali che di interventi maldestri in ambito sociale ed economico.

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Fig. 3 – Manifestazione di protesta contro il Governo Modi per l’aumento delle tariffe ferroviarie (Giugno 2014)

A livello economico, aziende e investitori indiani sono spazientiti dall’incapacità del Governo di sostenere adeguatamente il tasso di crescita del Paese (+5,6% nel 2014), minacciato da un mercato immobiliare in crisi e da un sistema fiscale inefficiente. Il tentativo di facilitare la compravendita di terreni agricoli ha poi scatenato le violente proteste dei contadini, soprattutto quelli delle regioni più povere del Paese, già danneggiati da un lungo ed eccezionale periodo di siccità. Alcuni dimostranti si sono addirittura suicidati pubblicamente, aumentando l’imbarazzo del Governo e fornendo potenti munizioni mediatiche nelle mani dei Partiti d’opposizione.

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Fig. 4 – Manifestanti bruciano il ritratto di Modi durante una protesta anti-governativa (Maggio 2015)

A livello sociale, il Governo si è poi dimostrato incapace di affrontare la grave emergenza stupri che affligge da anni il Paese, mostrando al contrario pregiudizi sessisti in netto contrasto con i valori della nuova classe media indiana, composta soprattutto da giovani donne con titoli di studio e alte competenze professionali. E ci sono le continue violenze e discriminazioni contro le minoranze religiose, mai condannate con sufficiente forza dal Primo Ministro. Un Primo Ministro sospettato addirittura di avere incoraggiato violenti pogrom contro la comunità musulmana del Gujarat nel 2002, costati la vita ad oltre mille persone. Non a caso Modi è stato accolto negli Stati Uniti anche da diverse dimostrazioni di protesta con pubbliche richieste di arresto per crimini contro l’umanità

Insomma, dietro la facciata sorridente, la leadership di Modi comincia ad incontrare le prime difficoltà, che potrebbero anche comportare serie conseguenze politiche nel prossimo futuro.

Simone Pelizza

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Dalla sua formazione nel Maggio 2014, l’Esecutivo di Modi ha cambiato diversi dei suoi Ministri, segno di una certa tensione all’interno della maggioranza governativa. Al Ministero della Difesa, per esempio, Manohar Parrikar ha sostituito Arun Jaitley, mentre a quello del Lavoro Bandaru Dattatreya è subentrato al collega Narendra Singh Tomar. Unica certezza la presenza dell’abile e carismatica Sushma Swaraj al Ministero degli Affari Esteri, elemento centrale dell’ambiziosa strategia diplomatica del premier in Asia e in Occidente.[/box]

Foto: Maciej Dakowicz

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Simone Pelizza
Simone Pelizzahttp://independent.academia.edu/simonepelizza

Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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