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Piccoli avvicinamenti

Il presidente USA si deciderà a revocare l’embargo commerciale contro Cuba? I tempi non sembrano ancora maturi, ma vi sono alcuni segnali di disgelo, come la revoca di norme troppo rigide sulle comunicazioni e sui flussi di denaro inviati dagli esuli negli Stati Uniti

ANCORA EMBARGO – Qualche giorno fa il presidente Obama ha firmato la proroga per un anno della legge che impone l’embargo commerciale a Cuba, nonostante i numerosi moniti delle missioni diplomatiche, latinoamericane e non solo. Secondo molti osservatori internazionali, il non rinnovo delle sanzioni contro la repubblica caraibica era l’occasione giusta per scongelare i rapporti tra Washington e l’Avana e differenziarsi dalle inefficaci politiche del passato, segnalando indirettamente al Congresso la necessitá di porre fine all’embargo, che affligge la popolazione cubana da oltre 40 anni. La decisione di Obama é stata motivata più da ragioni di politica interna che dalla strategia delineata nei confronti dell’America Latina: infatti con le polemiche orchestrate dall’opposizione repubblicana e dalle lobby delle assicurazioni sulla riforma sanitaria, non era il caso di aprire un altro fronte polemico con il mancato rinnovo dell’embargo, decisione che poteva essere facilmente strumentalizzata come una apertura a un regime antidemocratico e comunista da parte di un presidente già accusato di essere musulmano, anarchico, di estrema sinistra. Inoltre, ai fini pratici, la firma della proroga del decreto presidenziale era totalmente formale: infatti  la legge Helms-Burton del 1996 avrebbe mantenuto le sanzioni commerciali anche in caso di una decisione differente da parte di Obama. Tuttavia si sperava che il presidente democratico potesse inviare un messaggio simbolico di disgelo, segnando la via che si sarebbe potuta percorrere.

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QUALCOSA SI MUOVE… – Invece pare che sulla questione Cuba, l’amministrazione statunitense abbia scelto un approccio più pragmatico, caratteristica che contraddistingue molte delle decisioni scomode della nuova amministrazione statunitense:  agli inizi di settembre il Dipartimento del Tesoro ha eliminato le limitazioni all’invio di denaro e ai viaggi a Cuba degli statunitensi e degli emigrati cubani, rendendo più flessibili le restrizioni esistenti e favorendo così indirettamente anche l’economia cubana. Nei mesi precedenti, Obama aveva invece eliminato le sanzioni per promuovere un maggior flusso di telecomunicazioni con l’isola e riavvicinarsi diplomaticamente a Cuba per riprendere le discussioni relative ai flussi migratori tra Cuba e gli Stati Uniti.  In effetti, due giorni dopo il rinnovo dell’embargo commerciale, una delegazione diplomatica statunitense é atterrata a Cuba per riprendere il dialogo con il governo dell’isola così da riattivare il servizio postale diretto tra i due paesi. Queste azioni sono piccoli passi diplomatici concreti, che non eliminano comunque le restrizioni commerciali che limitano lo sviluppo economico di Cuba; tuttavia é chiaro il cambio di tendenza rispetto ai precedenti governi statunitensi, sia repubblicani che democratici, i quali non avevano mai preso in considerazione la possibilità di rendere più flessibili i rapporti con Cuba.

OPINIONI REGIONALI – La politica e le scelte di Obama sono comunque state oggetto di numerose critiche da parte dei governi latinoamericani, da sempre schierati, con pochissime eccezioni, al fianco del regime cubano. La diplomazia brasiliana ha aspramente censurato il rinnovo dell’embargo, così come Chávez, davanti alle Nazioni Unite, ha chiesto chiarezza ad Obama sulla sua strategia su Cuba. Nonostante ciò, è probabile che i presidenti latinoamericani, in questi mesi, abbiano apprezzato il cambio di rotta di Obama e i loro biasimi siano diretti soprattutto a far mantenere l’attenzione americana sulla questione cubana, affinché si arrivi alla completa eliminazione delle sanzioni commerciali, come ripetutamente votato anche dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Andrea Cerami 1 ottobre 2009 redazione@ilcaffegeopolitico.it

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