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Food security vs. food safety: due facce della stessa medaglia

Il concetto di sicurezza alimentare è la base per i contenuti di Expo 2015. Garantire l’accesso al cibo, ma al contempo anche la sua qualità, è una delle sfide principali che la comunità internazionale dovrà affrontare nei prossimi anni per sconfiggere povertà e malnutrizione.

L’OBIETTIVO DI EXPO. VINCERE LA FAME – Il tema di Expo, “Feeding the planet – Energy for life”, non può essere declinato nella sua interezza senza dedicare attenzione allo sviluppo della sicurezza alimentare. L’ultimo Rapporto Fao dell’ottobre 2014 ha evidenziato come piĂą di 800 milioni di persone soffrano ancora la fame e la circostanza ha piĂą di un legame con l’Expo. Per la prima volta le modalitĂ  con cui l’uomo si relaziona con l’ambiente circostante, con il pianeta Terra, vengono osservate in relazione alla produzione di cibo ed analizzate sotto la lente della food security.
In italiano la locuzione viene tradotta con “sicurezza alimentare”, esattamente come “food safety”, ma le due espressioni raccontano significati e mondi diversi, benché complementari. In realtà Expo tratterà di ambedue anche se nella catena della produzione di beni alimentari le fattispecie intervengono in fasi diverse.

FOOD SECURITY E L’ACCESSO AL CIBO – Come “food security” intendiamo la sicurezza nel senso di certezza degli approvvigionamenti alimentari, ed è quello che comunemente s’intende come contrario alla malnutrizione. Nessuno è oggi del tutto autosufficiente e qualcuno è costretto a importare gran parte dei beni di cui ha bisogno. Ecco perchĂ© la soddisfazione del fabbisogno alimentare della popolazione coinvolge molti ambiti e, di conseguenza, differenti attivitĂ  governative: agricoltura, commercio, economia, energia, relazioni internazionali.
La sfida è globale e nessuno Stato può pensare di vincerla da solo. Oggi viviamo in una società «ricca» che offre opportunità di ogni tipo, ma sappiamo anche che ad oltre un miliardo di obesi fanno da contraltare più di 800 milioni di persone malnutrite. Perché questi squilibri? La risposta che ci convince di più è quella dell’indiano Amartya Sen, premio Nobel per l’economia nel 1998. La discriminante sta nell’accesso al cibo. La sicurezza alimentare oggi non è garantita del tutto perché permangono disparità enormi tra nord e sud del mondo.
Oggi, dopo la “Green Revolution” di Borlaug, che ha prodotto raccolti più abbondanti e rese per ettaro moltiplicate, registriamo una maggiore e migliore produzione del cibo. Si continua dunque a morire di fame perché, sostanzialmente, c’è un problema di accesso al cibo e di distribuzione dello stesso. Il focus, perciò, grazie ad Expo, si sposta dalla quantità di alimenti disponibili al reale godimento dei diritti individuali.

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La FAO è l’Istituto Specializzato dell’ONU che si occupa di garantire la sicurezza alimentare globale

FOOD SAFETY: QUALITA’ E TRASPARENZA – Garantire la “food security” diventa, in questo modo, sinonimo di un’esistenza che rispetti la dignitĂ  individuale e lo sviluppo armonico della persona, contribuendo al progresso e alla stabilitĂ  dell’umanitĂ . Ma per fare in modo che gli individui ricevano “security” occorre espletare la fase della “safety”, cioè garantire che il cibo sia sicuro da un punto di vista della salute, che non abbia controindicazioni e che  sia corrispondente a quanto descritto.
Il cibo, infatti, ha visto crescere in maniera esponenziale negli ultimi tempi due fenomeni complessi e pericolosi, le contraffazioni alimentari (che consistono nel falsificare un alimento) e le vere frodi (che invece si verificano quando si spaccia una cosa per un’altra).
Essendo il cibo divenuto un business capace di muovere numeri significativi, ha attirato verso di sé, esattamente come accaduto in altri settori (pensiamo solo all’abbigliamento) i produttori di “falsi” che, sfruttando il buon nome commerciale di certe produzioni, mettono in commercio prodotti simili nel nome (falsi) oppure totalmente uguali all’originale ma fatti con “ingredienti”molto più economici in maniera tale da massimizzare i profitti.
L’Italia, con la sua dote di più di 260 prodotti riconosciuti come “superiori” è inevitabilmente il Paese più colpito al mondo da questi fenomeni.

LA CONSAPEVOLEZZA DEL CONSUMATORE – Il tema della food safety, anche se meno intuivo rispetto alla security, assume anch’esso il rango di filo conduttore di Expo, in quanto il fine ultimo della rassegna è quello di intervenire sul livello di consapevolezza dell’utente/cliente. Il quale in tutto il mondo con le sue scelte, semplici e quasi automatiche, incide non poco sullo stato di salute del nostro pianeta, ed ha bisogno di una cornice, un contesto, universali e chiari, che sappiano cogliere le sfide del futuro e condensare in poche regole un modello di comportamento virtuoso, per il consumatore stesso e per il nostro pianeta.
Un prodotto contraffatto è più probabile che sia meno rispettoso del pianeta e certamente meno remunerativo per il produttore che gestisce il territorio, generando così delle conseguenze indirette anche per la salute della terra. E avrà, probabilmente, un packaging inquinante, senza contare le possibili conseguenze sulla salute delle persone e la possibilità che dia adito al fenomeno dello spreco, non riuscendo ad essere consumato in quanto presumibilmente non conforme alle aspettative del consumatore. Il quale lo ha acquistato proprio perché cercava le caratteristiche che il prodotto non ha, non essendo l’originale ma una mera “copia”.
Di tutto questo si occuperà Expo, con l’obiettivo di “formare” consumatori realmente responsabili e quindi in grado di comprendere da soli che tipo di comportamento porre in essere.

Andrea Martire

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Un chicco in piĂą

Vi riproponiamo gli altri articoli già usciti nell’ambito del nostro speciale su Expo:

E non dimenticatevi di acquistare il nostro libro “Le Provocazioni di Expo”!

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Andrea Martire
Andrea Martire

Appassionato di America Latina, background in scienze politiche ed economia. Studio le connessioni tra politica e sociale. Per lavoro mi occupo di politiche agrarie e accesso al cibo, di acqua e diritti, di made in Italy e relazioni sindacali. Ho trovato riparo presso Il Caffè Geopolitico, luogo virtuoso che non si accontenta di esistere; vuole eccellere. Ho accettato la sfida e le dedico tutta l’energia che posso, coordinando un gruppo di lavoro che vuole aiutare ad emergere la “cultura degli esteri”. Da cui non possiamo escludere il macro-tema Ambiente, inteso come espressione del godimento dei diritti del singolo e driver delle politiche internazionali, basti pensare all’accesso al cibo o al water-grabbing.

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