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Un’Unione senza accordo

Non è stato ancora trovato l’accordo per il nuovo presidente della commissione dell’Unione Africana: in un complicato intreccio diplomatico, la nomina potrebbe passare dal rapporto tra Nigeria e Sudafrica. In Kenya è stato scoperto il petrolio, e l’Uganda comincia a temere per i propri piani estrattivi. La candidata nigeriana alla Banca mondiale, Okonjo-Iweala, riceve il sostegno di “The Economist”, mentre in Ruanda si ricorda il genocidio del 1994. Al-Shabaab mostra segni di contrasto al proprio interno, ma, nel frattempo, lancia un attentato a Mombasa. In chiusura, una nota sull’Unione Africana

 

IMPASSE AI VERTICI DELL’UNIONE AFRICANA – La commissione dell’Unione Africana, ossia il segretariato dell’organizzazione, si trova in una fase di stallo. Da un lato, infatti, il Sudafrica preme affinché alla sua guida sia nominato il proprio ministro degli Interni, Nkosazana Dlamini-Zuma, ma non ha i voti per sostenerlo; dall’altro lato l’attuale presidente, il gabonese Jean Ping, non ha la maggioranza dei due terzi richiesta per assicurarsi la fiducia. La questione, tuttavia, è piuttosto complessa, poiché la candidata sudafricana rappresenta la Comunità di sviluppo per l’Africa meridionale, un’organizzazione regionale subsahariana che non ha mai espresso alcun presidente della commissione. Altri nomi sono stati presi in analisi, dal Mozambico, allo Swaziland, mentre lo Zimbabwe ha cercato di muoversi per far vacillare la convergenza su Dlamini-Zuma. Un accordo potrebbe emergere dal dialogo tra Sudafrica e Nigeria: dopo gli incidenti diplomatici di marzo (riportati dal “Caffè”), i due Paesi hanno avuto un improvviso riavvicinamento. Il presidente Zuma ha sostenuto la candidatura di Ngozi Okonjo-Iweala alla Banca mondiale in varie sedi e nel gruppo BRICS, cosicché Abuja si è mostrata favorevole ad appoggiare Nkosazana Dlamini-Zuma alla commissione dell’Unione Africana.

 

SCOPERTO IL PETROLIO IN KENYA – Sebbene ancora non ci sia conferma circa la sua possibilità d’impiego, il petrolio scoperto in Kenya (foto in basso a destra) dalla Tullow Oil apre già scenari di ampio respiro. La stessa compagnia, infatti, ha individuato l’oro nero anche in Uganda, cosicché il progetto per la costruzione di una raffineria nel Paese si scontra inevitabilmente con i piani analoghi in Kenya. Secondo molti analisti, però, sarebbe proprio Nairobi a godere di maggiori vantaggi economici, primo fra tutti la presenza di uno stabilimento, seppur vecchio, e di infrastrutture atte al trasporto del petrolio, senza contare il porto di Mombasa, scalo internazionale che permetterebbe di evitare il transito dalla Somalia. Tuttavia, l’Uganda, sta cercando di convincere le compagnie petrolifere puntando sia sul proprio ruolo militare nella pacificazione del Corno d’Africa, sia sulla già provata commerciabilità del suo petrolio, pur sapendo che la costruzione di una raffineria ex novo comporterebbe costi che, rispetto alle dimensioni delle riserve (stimate in massimo trenta anni di estrazioni), potrebbero non valere l’investimento. Al momento, comunque, l’attesa è per maggio, quando si avranno i risultati dei sondaggi sul petrolio keniota.

 

“THE ECONOMIST” SOSTIENE NGOZI ALLA BANCA MONDIALE – Nel corso della settimana, la candidatura di Ngozi Okonjo-Iweala alla presidenza della Banca mondiale ha raccolto adesioni inaspettate anche al di fuori dell’Africa, come quella di “The Economist”, fino all’anno scorso tendenzialmente scettico riguardo alle capacità del continente nero di sostenere progetti di lungo periodo. Secondo la testata britannica, Okonjo-Iweala, attuale ministro delle Finanze nigeriano, è una candidata ideale, poiché, sebbene non abbia agito col dovuto vigore per affrontare il problema della corruzione nel proprio Paese, può vantare un ottimo operato nella lotta alla povertà e nel tentativo di rendere trasparente la pubblica amministrazione.

 

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IL RUANDA RICORDA IL GENOCIDIO – Sabato 7 aprile, il Ruanda si fermerà in ricordo dell’anniversario del genocidio del 1994, inaugurando una settimana di riflessione all’insegna del motto: «Impariamo dalla nostra storia per costruire un futuro splendente». Diciotto anni fa, in cento giorni tra l’aprile e il giugno, il Paese sprofondò nella cieca brutalità di un bagno di sangue che costò la vita ad almeno un milione di persone di etnia Tutsi, mentre la comunità internazionale restava in silenzio. In questi giorni, inoltre, giungono due notizie in merito alla ricerca dei responsabili del genocidio. La Francia, infatti, ha concesso l’estradizione in Ruanda di Claude Muhayimana, mentre negli Stati Uniti è stato disposto un nuovo processo per Beatrice Munyenyezi, accusata della falsificazione dei documenti di ingresso nel Paese, avendo giurato di essere estranea ai fatti del 1994, nonostante il marito e la suocera siano stati condannati all’ergastolo dalla Corte penale internazionale per la loro partecipazione al massacro dei Tutsi.

 

DISSIDI INTERNI AD AL-SHABAAB – Già da qualche mese, il fronte al-Shabaab sembra sempre più diviso al proprio interno. Dopo i contrasti seguiti all’unione con al-Qaeda, fonti di agenzia riportano di nuovi malumori tra i vertici del gruppo islamista somalo. Secondo “Radio Garowe”, emittente dell’omonima città del Corno d’Africa, Sheikh Hassan Dahir Aweys, ritenuto la guida spirituale di un’importante fazione, avrebbe criticato il capo carismatico delle milizie, Mukhtar Abu Zubeyr, accusandolo di voler escludere molti combattenti musulmani stranieri dal jihad in Somalia. Aweys si sarebbe scagliato anche contro la continua uccisione di civili, pratica contraria all’Islam e che mostrerebbe la deviazione di molti miliziani verso leggi proprie e non più utili alla causa.

 

MUGABE VUOLE LE ELEZIONI ANTICIPATE – Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe, è deciso a mantenere il proprio obiettivo, ossia la convocazione, entro quest’anno, delle elezioni anticipate, da svolgersi dopo l’approvazione, a maggio, di una nuova Costituzione. La commissione chiamata a redigere la nuova carta ha risposto di non poter ottemperare alle richieste del Presidente, ma Mugabe ha ribadito con fermezza che le consultazioni saranno tenute in ogni caso, poiché, da parte dei giuristi impegnati nello studio delle riforme, ci sarebbe solo la volontà di allungare i tempi per consentire alle opposizioni di assumere una posizione di forza.

 

INCERTEZZA POLITICA IN GUINEA BISSAU – L’inviato dell’ONU in Guinea Bissau ha lanciato un appello affinché le forze politiche del Paese collaborino al completo superamento della fase di transizione seguita alla morte del presidente Malam Bacai Sanha in gennaio. Il 18 marzo si è tenuto il primo turno delle elezioni, mentre la fase successiva, che vedrà contrapposti il già primo ministro Carlos Gomes Junior e l’ex presidente Kumba Yala, si svolgerà il 22 aprile. Le consultazioni complicano il percorso individuato dall’ONU per il 2012, poiché rinviano le elezioni per il Parlamento al prossimo anno, e sospendono il dibattito sulle norme per la sicurezza, argomento ritenuto prioritario dalla missione internazionale in Guinea Bissau (UNIOGBIS). KONY 2(012) – Invisible Children, promotrice della campagna “Kony 2012”, ha annunciato che entro breve sarà rilasciato un secondo video di denuncia contro il comandante della Lord’s Resistance Army. Nel nuovo filmato, l’associazione tenterà di correggere i molti errori presenti nel primo documentario, come, per esempio, l’affermazione che Joseph Kony sia ancora in Uganda o la proposizione di alcuni dati non confermati.

 

ATTENTATO A MOMBASA – Al-Shabaab torna a colpire in Kenya: sabato pomeriggio, una bomba è esplosa a Mombasa, causando la morte di una donna e ferendo più di trenta persone. Nella rivendicazione, il gruppo islamista intima alle truppe di Nairobi di ritirarsi dalla Somalia. Le forze di sicurezza keniote hanno comunicato di aver già arrestato alcuni individui collegati all’attentato.

 

Beniamino Franceschini

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Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono specializzato in geopolitica e marketing elettorale. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa. Ho un gatto bianco e rosso chiamato Garibaldi.

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