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Bielorussia, tra i due litiganti…

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Situata geograficamente tra i due schieramenti, con la crisi ucraina la Bielorussia ha mostrato anche politicamente una posizione peculiare. In 3 sorsi, un approfondimento sulla situazione di Minsk.

1. LA CRISI UCRAINA – Lungi dall’essere portatrice delle stesse posizioni di Mosca, dall’inizio degli eventi in Ucraina, Minsk ha più volte lasciato intendere la propria inquietudine per quanto avviene nei confini del proprio vicino. Nel breve termine la Bielorussia ha certamente tratto beneficio dalla crisi. Il reciproco scambio di sanzioni tra Occidente e Federazione russa ha permesso ai prodotti alimentari bielorussi di sostituire quelli occidentali. Questo vantaggio è tuttavia compensato dalle ripercussioni che il prolungamento dell’impasse ucraina ha sulle economie di Mosca e Kiev, tra i più importanti partner di Minsk. L’evoluzione peggiore della situazione sarebbe il definitivo collasso dell’Ucraina. C’è però anche un’altra questione che preoccupa il Governo bielorusso: ciò che in Ucraina la Russia rivela delle proprie intenzioni in caso di evoluzioni sfavorevoli nei Paesi limitrofi. Assieme ad Astana, Minsk ha sempre difeso a parole l’integrità territoriale degli Stati e sottolineato la propria neutralità rispetto al confronto che ha luogo più a sud. Il timore è che una minaccia alla sovranità possa in futuro riguardare anche la Bielorussia stessa.

2. L’UNIONE ECONOMICA – Il 2015 è iniziato portando un’importante novità per l’economia e le relazioni bielorusse. Con il Primo gennaio è entrata in vigore l’Unione economica eurasiatica, progetto di integrazione economica che coinvolge attualmente Russia, Bielorussia, Kazakhstan e Armenia, con prospettive di allargamento al Kyrgyzstan. La portata politica di tale progetto è comunque evidente. Ma i cattivi auspici sotto i quali l’integrazione ha preso corpo hanno, anche in questo caso, rivelato le tensioni esistenti tra Minsk e Mosca (ma anche tra Astana e la seconda). In una conferenza stampa del 29 gennaio Lukashenko ha affermato che Minsk si riserva il diritto di uscire dall’Unione qualora i trattati non ricevano adeguata implementazione. Tutto ciò è segno che l’allineamento con la Russia è approcciato dal più piccolo attore con dovuto pragmatismo e tutela dell’interesse nazionale (per quanto possibile). E le difficoltà nel rendere funzionante gli accordi siglati ci saranno. Saranno necessari ingenti finanziamenti per l’integrazione economica tra i partecipanti, tuttavia l’attuale crisi economica russa e la debolezza del rublo rappresentano gravi ostacoli.

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Da sinistra, i Presidenti armeno (Serzh Sargsyan), bielorusso (Alexander Lukashenko), russo (Vladimir Putin), kazako (Nursultan Nazarbayev) e kirghizo (Almazbek Atambayev) durante una conferenza stampa a Mosca, dopo il meeting del Supreme Eurasian Economic Council, nel dicembre 2014

3. BILANCIAMENTO A OVEST? – Il pragmatismo evidenziato e la posizione assunta rispetto alla crisi in Ucraina hanno creato l’opportunità per il Governo bielorusso di condurre una politica estera definita da alcuni come multi-vettoriale. Non a caso Minsk si è posta come mediatrice tra le posizioni russe e quelle occidentali (fatto riconosciuto dalla sua elezione a sede dei colloqui tra le parti del conflitto). Lo scopo è di ottenere credito per il miglioramento delle proprie relazioni con l’Occidente. Ciò trova già parziale concretizzazione in una diminuzione dei costi dei visti tra USA e Bielorussia, mentre è stato intensificato il dialogo sulla liberalizzazione dei visti con l’UE. Tali sviluppi non sono però segno di una svolta radicale nella scelta di campo di Minsk. Quest’ultima rimane ancora fermamente orientata verso la Russia e anzi appare nei sondaggi che l’opinione pubblica bielorussa, dopo la crisi ucraina e le difficoltà dell’UE in questi ultimi anni, sia maggiormente russofila. Inoltre, l’obiettivo delle Autorità bielorusse nei rapporti con l’Occidente è ottenere il riconoscimento della propria sovranità e non essere soggetti a invadenti scrutini dei propri affari domestici. Ciò richiederebbe alle Istituzioni occidentali di non porre troppa enfasi sull’opposizione bielorussa e sulle questioni inerenti i diritti umani, riconoscendo un ruolo anche all’élite al potere. Da un simile quadro emerge come la Bielorussia stia cercando un bilanciamento per un maggior grado di autonomia da Mosca, ma questo non comporta un radicale mutamento di campo.

Matteo Zerini

[box type=”shadow” align=”aligncenter” ]Un chicco in più

Nell’autunno 2015 si svolgeranno in Bielorussia le elezioni presidenziali. Le possibilità che abbia luogo un cambiamento sono poche. Considerata comunque la situazione nella regione, si tratterà comunque di un passaggio delicato: il rischio è che si verifichino nuove proteste nel periodo elettorale, le quali verrebbero senza ombra di dubbio represse. La sensibilità che contraddistingue l’amministrazione russa potrebbe portare a pesanti interferenze russe negli affari di Minsk, specie se gli eventi rischiassero di degenerare e si sospettassero, a ragione o meno, coinvolgimenti occidentali.[/box]

Matteo Zerini
Matteo Zerini

Laureato magistrale in Relazioni Internazionali presso la Statale di Milano, frequento ora il master Science & Security presso il King’s College di Londra. Mi interesso soprattutto di quanto avviene in Europa orientale, Russia in particolare, e di disarmo e proliferazione, specie delle armi di distruzione di massa.

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