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La “sfida mondiale”: ridefinire gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio

L’Agenda post-2015 promette di rifinire il lavoro avviato dalla Dichiarazione del Millennio, incorporando obiettivi in materia di inclusione, sostenibilità, occupazione, crescita, governance e cooperazione. Analizziamo in 5 punti l’avvio del progetto “mondiale”

1) PERCHE’ RIDEFINIRE GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO?

Nel settembre 2000, 191 capi di Stato e di Governo sottoscrissero un patto globale in seno all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), approvando all’unanimità la Dichiarazione del Millennio (Millennium Declaration). Da questo patto sono nati otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals – MDGs), che, nell’arco di quindici anni, hanno permesso, tra l’altro, di dimezzare il numero delle persone che non avevano accesso all’acqua potabile, migliorandone la qualità della vita; hanno promosso l’uguaglianza di genere nei settori dell’istruzione e hanno allargato la rete dell’assistenza sanitaria e dell’accesso al lavoro. Tuttavia, in prossimità dell’imminente scadenza fissata per il raggiungimento degli OSM (il 2015, appunto), in molti Paesi il traguardo resta lontano e permangono forti discrepanze tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo. In poche parole, c’è ancora molto da fare. È per questo che il dibattito internazionale è stato riavviato a partire dal vertice di verifica degli OSM di New York nel 2010, e in occasione della Conferenza dell’ONU sullo sviluppo sostenibile (RIO+20), tenutasi nel  giugno 2012 a Rio de Janeiro, che ha previsto un collegamento tra l’inserimento della green economy nell’Agenda mondiale e l’impegno nella promozione delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, ovvero la crescita economica inclusiva, lo sviluppo sociale e la protezione ambientale.

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2) QUAL E’ LO STATUS DELL’AGENDA POST-2015?

La Conferenza di Rio si è conclusa con la redazione di un  documento adottato dall’Assemblea generale con la risoluzione n. 66/288, The Future We Want, nel quale vengono definiti alcuni dei principali requisiti degli obiettivi di sviluppo: orientati all’azione, concisi, facilmente comunicabili, di numero limitato, di natura globale e universalmente applicabili a tutti i Paesi, sempre tenendo in considerazione le diverse realtà nazionali. Il sistema delle Nazioni Unite svolge infatti il ruolo di supporto degli Stati membri nella creazione di un framework di norme e principi condivisi nel processo di preparazione dell’Agenda di sviluppo post-2015. La Conferenza di Rio ha inoltre previsto la costituzione di un meccanismo di analisi, studio e monitoraggio per la ridefinizione effettiva degli Obiettivi per uno sviluppo sostenibile (OSS) che affiancherà gli Stati membri. I risultati finali verranno presentati ufficialmente al Summit Speciale sullo Sviluppo Sostenibile (Special Summit on Sustainable Development) per l’adozione dell’Agenda per lo Sviluppo post-2015, nel settembre 2015. Il primo passo è stato la nomina di 30 membri, tra i cinque gruppi regionali dell’ONU, sulla base dell’equa rappresentanza geografica per la costituzione dell’Open Working Group (OWG), al fine di presentare un rapporto aggiornato sulla coerenza e sull’orientamento degli obiettivi di sviluppo all’Assemblea generale. In secondo luogo è stato istituito l’High Level Political Forum per il monitoraggio dell’attuazione degli obiettivi ed è stata prevista la creazione di un processo di Financing for Sustainable Development, per elaborare la strategia di mobilitazione delle risorse finanziarie in favore dello sviluppo sostenibile. Infine, la Commissione Statistica delle Nazioni Unite ha avviato un programma di lavoro finalizzato all’identificazione di indicatori complementari al PIL per la misurazione del benessere. A partire da settembre 2013, diversi i documenti che testimoniano i continui aggiornamenti sull’evoluzione dello status delle trattative, ultimo dei quali è il Compendium of Technical Support Team Issues Briefs, redatto dal Comitato Tecnico di Supporto delle Nazioni Unite (United Nations Technical Support Team) adibito alla definizione di linee guida per l’evoluzione degli accordi.

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3) CHI CONTRIBUISCE ALLA RIDEFINIZIONE DEGLI OSM?

Oltre al ruolo di stimolo e coordinamento assunto dall’ONU nei confronti degli Stati membri nel processo di ridefinizione dell’Agenda post–2015, quest’ultimo verrà gestito attraverso il contributo di diversi ambiti di interesse. Innanzitutto le Istituzioni finanziarie internazionali, tra cui si contraddistinguono in particolar modo la Banca mondiale (BM) e il Fondo monetario internazionale (FMI). Nell’ambito della Banca mondiale, nel rapporto World Bank Group Financing for Development Post-2015 sono stati messi in luce tre punti principali per orientare la prossima Agenda: la maggiore percentuale dei poveri si concentra in Paesi a medio reddito e in Paesi a reddito elevato; la valutazione sul finanziamento allo sviluppo si è concentrata più sulla qualità che sulla quantità degli aiuti; la crescita economica dei Paesi emergenti sta trascinando la crescita economica globale, instaurando rapporti sempre più forti con l’economia dei Paesi in via di sviluppo. In ambito europeo, invece, la Commissione europea ha promosso un processo di consultazioni pubbliche e istituzionali al fine di presentare una posizione comune a tutti gli Stati membri dell’Unione. Per quanto riguarda l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), il tema dell’Agenda post-2015 si è inserito tra i temi prioritari di lavoro, sia in ambito ONU, sia nell’ambito di attuazione della Global Partnership for Effective Development Co-operation, ovvero il progetto per il rafforzamento della cooperazione allo sviluppo nato in seno alla Busan Partnership of Effective Development Co-operation. Di notevole importanza anche il ruolo svolto dalla società civile, la quale, riunendo 380 Organizzazioni di tutto il mondo, promuove e tiene attivo il dibattito attraverso la produzione di documentazione informativa e campagne di mobilitazione, come Beyond 2015. Infine, il mondo della ricerca e delle università, a partire dalla rete europea EADI (European Association of Development Research and Training) ha avviato, dal 2010, valutazioni e riflessioni sulle future politiche di co-operazione e sviluppo.

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4) QUALI SONO I PUNTI CALDI PER LA DEFINIZIONE DELL’AGENDA POST-2015?

Da un’accurata analisi dell’attuale situazione mondiale e da una prima valutazione dei risultati raggiunti in questi anni nell’implementazione degli OSM emergono chiaramente gli imperativi che dovranno essere prioritari nell’aggiornamento dell’Agenda post–2015. Innanzitutto, a seguito della grave crisi economica mondiale del 2008, i cui reflussi ancora non si sono del tutto arrestati, si rende necessaria un’efficace riforma che sia in grado di migliorare la gestione e la mobilitazione delle risorse interne, dei finanziamenti privati esterni e interni ai Paesi in via di sviluppo. Nel primo caso è indispensabile un’amministrazione fiscale più adeguata, una maggiore facoltà di negoziazione e gestione dei contratti sulle risorse naturali, e meccanismi più rigidi per arginare la fuga di capitale e i flussi finanziari illeciti. Nell’ambito dei finanziamenti privati esterni, svolge un ruolo primario l’Assistenza Ufficiale allo Sviluppo (Official Development Assistance – ODA), la quale fornisce quasi il 40% del budget governativo dei Paesi in via di sviluppo e il cui funzionamento dovrebbe essere ottimizzato attraverso un processo di ristrutturazione e crescita, operato congiuntamente dai Governi mondiali. Per quel che concerne il finanziamento privato interno, questo dovrebbe essere ridefinito con particolare attenzione alle esigenze dei settori svantaggiati e non coperti da adeguati finanziamenti, con lo scopo di stimolarne e promuoverne l’innovazione. Tema omesso nella definizione degli OSM del 2000, l’immigrazione è un fenomeno particolarmente complesso. Da un lato, un’opinione purtroppo diffusa nell’opinione pubblica dei Paesi di accoglienza, specialmente quelli che stanno attraversando un periodo di crisi economica, è che i migranti siano semplicemente individui in cerca di fortuna, che rubino il lavoro e aggravino la depressione dei salari. Dall’altro ci sono uomini e donne, i migranti, che sfuggono da Paesi in guerra con lo scopo di inviare alle famiglie, rimaste in patria, i fondi necessari per la sopravvivenza, l’istruzione, i servizi igienico-sanitari o l’assistenza sanitaria, e ciononostante parte dei loro risparmi sono intascati in maniera fraudolenta da intermediari finanziari. Proteggere i diritti dei migranti, trasformare la percezione che si ha di loro e combattere la discriminazione sono gli impegni che dovranno accordare gli Stati per portare avanti politiche di inclusione sociale. Inclusione sociale ed economica che non riguarda solo questa categoria, ma molte altre a partire dai disabili, dalle minoranze etniche e dai poveri. Altro punto su cui ruota la determinazione dei nuovi OSM è la parità di genere, per la cui realizzazione è necessaria la garanzia di accesso alla pianificazione familiare e ai servizi sanitari e sociali di base per donne e bambini, nonché una chiara presa di posizione dei Governi mondiali sui temi concreti di disuguaglianza, mortalità materna da parto e mancanza di istruzione universale. Infine, la proclamazione, da parte delle Nazioni Unite, del 2014 quale Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare (International Year of Family Farming), non può che testimoniare il ruolo di rilievo che detiene questo settore negli Obiettivi per uno sviluppo sostenibile. Un’adeguata produzione agricola è il primo passo in direzione di un progetto di fame zero, tanto auspicato dai potenti della Terra, ma mal sostenuto da un’adeguata modernizzazione dei sistemi di produzione agricola e da sussidi legislativi idonei. Questo è possibile solo riconoscendo il duplice ruolo che ha il settore dell’agricoltura. Come attività produttiva risponde infatti sia all’esigenza economico-sociale di soddisfacimento dei bisogni, sia all’esigenza ecologico-ambientale che favorisce la sostenibilità ambientale e la conservazione della biodiversità. Una volta individuate le lacune e le criticità emerse nel corso di questi quindici anni di esperienza, spetta ora ai leader del mondo elaborare non solo nuove politiche e programmi efficienti, ma anche forme innovative di finanziamento.

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5) QUAL E’ LA POSIZIONE EUROPEA NELLA RIDEFINIZIONE DEGLI OSM E QUAL E’ IL RUOLO DELL’ITALIA?

Nella definizione di un posizionamento comune ai tutti gli Stati membri dell’Unione europea sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Italia ha un ruolo di primo piano. L’esperienza del semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, in scadenza alla fine del 2014, congiuntamente all’appuntamento di Expo Milano 2015, rappresentano per l’Italia un’opportunità di policy maker per indirizzare la leadership europea sotto il profilo della cooperazione allo sviluppo. Nel corso del semestre di Presidenza italiana è stata adottata una Comunicazione della Commissione dell’Unione Europea sul tema della ridefinizione degli OSM, e tra il 13 e il 14 luglio si è tenuta a Firenze una riunione informale del Consiglio dei ministri dello Sviluppo dell’Unione europea per affrontare, tra le altre, la questione dell’Agenda 2015. Non ha mancato di farsi sentire la voce della società civile italiana, in occasione della Giornata di consultazione nazionale, che a settembre ha presentato un documento di posizionamento che richiede un ruolo attivo e fattivo del Governo per la definizione degli Obiettivi di sviluppo per il periodo 2015-2030. Da non sottovalutare poi l’incontro a Milano con Expo 2015, sul cui tema di sfondo “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, si articolerà la questione della sicurezza alimentare e del diritto al cibo, in concomitanza con l’avvio dell’Anno Europeo dello Sviluppo 2015. Fondamentali dovranno essere le campagne di sensibilizzazione e di informazione proposte dall’Italia sui temi dello sviluppo e della cooperazione. In conclusione, è innegabile che molti sono stati i passi fatti prima dell’avvio delle contrattazioni ufficiali di gennaio, non resta che attendere l’inizio del nuovo anno con l’auspicio e l’augurio che si passi dal foro del dialogo ad azioni sempre più concrete, coordinate e coerenti.

Eleonora Lombardi

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Un chicco in più

Questo pezzo fa parte de “Il Giro del Mondo in 30 Caffè”, il nostro outlook per il 2015. Lo potete trovare per intero qui. Buona lettura!

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Eleonora Lombardi
Eleonora Lombardi

Laureata in Relazioni Internazionali e specializzata in diritto e politiche spaziali, ho collaborato con l’Università di Edimburgo e l’Università di Parigi Sud a seguito dell’assegnazione di borse di studio. A Parigi, ho svolto un’esperienza lavorativa presso il Dipartimento Strategie dell’Agenzia Spaziale Europea e presso Eurisy, associazione non-profit di agenzie spaziali europee a supporto degli utenti delle applicazioni satellitari. Ad oggi mi occupo di trasferimento tecnologico e politiche industriali nel settore spazio all’interno della piattaforma italiana ARTES Business Applications presso il Consorzio di Ricerca Hypatia e in collaborazione con ESA e ASI.

Appassionata di viaggi e fotografia, mi interesso dell’evoluzione delle dinamiche di politica estera europea e geopolitica del Medio Oriente.

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