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La partita di Dilma contro il crimine

A distanza di un anno dall’ultimo intervento armato nelle favelas, l’esercito brasiliano è nuovamente intervenuto con soldati e blindati a la Rocinha, una delle favelas più grandi del Paese, situata nella parte sud di Rio de Janeiro. A differenza degli interventi passati non è stato necessario sparare un solo colpo, ma i problemi di criminalità rimangono endemici nella società brasiliana, per quanto in misura minore rispetto al passato. Allo stesso tempo, la corruzione dilagante rappresenta un grave problema per il governo di Dilma Rousseff, che deve sconfiggere questi problemi in vista dei grandi eventi sportivi che il Brasile ospiterà nei prossimi anni

CARRI ARMATI A LA ROCINHA – Già nel novembre del 2009 e del 2010 l’esercito brasiliano era intervenuto nelle maggiori favelas brasiliane con l’obiettivo di riportarle sotto il controllo dello stato e combattere le potenti organizzazioni dei narcotrafficanti che operavano come uno stato nello stato. Nel 2010 l’intervento nella favela di Villa Cruzeiro si era risolta in un vero e proprio scontro armato con le bande dei narcotrafficanti e l’uso dei carri armati: dopo un assedio durato cinque giorni almeno trenta persone erano state uccise negli scontri a fuoco. Nell’occasione dell’operazione “Shock di pace” di questo fine settimana ciò non si è verificato: i ripetuti annunci del Ministero della Difesa e della Polizia sull’intenzione di intervenire nuovamente nella favela hanno provocato la fuga dei narcotrafficanti, spariti assieme a droga ed armamenti. D’altra parte già nel corso della settimana passata la polizia aveva messo a segno un colpo importante arrestando Nem, considerato il leader della favela e primo nella lista dei narcotrafficanti ricercati dalla polizia brasiliana. CRIMINALITA’ IN DIMINUZIONE – Gli interventi del governo brasiliano dimostrano sicuramente l’intenzione di combattere la criminalità ed il commercio di droga, storicamente fra le piaghe maggiori del Paese. L’operazione a La Rocinha e la sua occupazione militare dimostrano chiaramente come sia possibile sradicare il narcotraffico e ridurre il livello di criminalità, in presenza di una chiara volontà politica. Chiaramente la necessità di prepararsi al meglio per ospitare i Mondiali di calcio del 2014, la Copa America del 2015 ed i Giochi Olimpici del 2016 invogliano il governo a risolvere il problema; d’altra parte, la soluzione pare ancora lontana. I livelli di criminalità appaiono sicuramente in diminuzione rispetto al recente passato, ma rimangono ancora particolarmente elevati: il tasso di omicidi rimane oltre il triplo di quello mondiale, mentre rimangono frequenti i casi di rapimenti, rapine e criminalità comune. La stessa polizia è spesso responsabile di violenze e violazioni dei diritti umani, oltre a dimostrare altissimi livelli di corruzione. D’altro canto, anche nel caso dell’arresto di Nem si è riproposto questo problema: il leader de La Rocinha pagava la polizia perché questa lo proteggesse e gli passasse informazioni. Il fatto che questo pagamento corrispondesse alla metà dei suoi guadagni fa capire quanto potere abbia la polizia, anche nei confronti del narcotrafficante più temuto di Rio.

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GLI INTERVENTI ARMATI NON BASTANO– I soli interventi militari e le successive occupazioni, per quanto efficaci nel sottrarre almeno momentaneamente le favelas dal controllo dei mercanti della droga, non appaiono però sufficienti a risolvere da soli i problemi di criminalità del Brasile. A dispetto di una crescita economica sostenuta, le disparità economiche e sociali nel Paese rimangono acute, con il 26% della popolazione sotto la soglia di povertà, e sicuramente contribuiscono a spiegare gli alti livelli di criminalità nelle favelas. Inoltre, manca un sistema legislativo coerente in grado di combattere efficacemente le organizzazioni dei mercanti della droga: non esistono misure speciali per gli arrestati, e lo stato non offre nessun tipo di protezione ai testimoni ed ai pentiti. Francesco Gattiglio redazione@ilcaffegeopolitico.net

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