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I primi germogli della primavera araba

All'indomani delle prime elezioni libere in Tunisia, il “Caffè” vi offre una testimonianza direttamente dalla capitale maghrebina. In attesa dei primi risultati ufficiali, che dovrebbero premiare il partito degli Islamici moderati, alcune riflessioni su un evento storico che potrebbe far nascere i primi frutti concreti del risveglio sociale delle popolazioni arabe. Gli eletti saranno chiamati a far parte dell'Assemblea Costituente e a redigere la carta legislativa fondamentale della nuova Tunisia

FINALMENTE CI SIAMO – Il giorno tanto atteso è giunto, ed è accolto con entusiasmo da larghi strati della popolazione. Mentre una moltitudine di giornalisti internazionali assistono scettici al primo voto democratico della Repubblica tunisina, la cittadinanza si accalca e attende a lungo fuori dai seggi elettorali della capitale. Lo scetticismo degli osservatori stranieri non è però ingiustificato. La cittadinanza appare spaccata: una parte partecipa con gioia alle elezioni dell'Assemblea Costituente, sentendosi responsabilmente protagonista di un momento storico di fondamentale importanza per la Tunisia e, di riflesso, per tutto il mondo arabo ancora impegnato in una difficile transizione. Un'altra parte della popolazione, invece, stenta a notare le differenze con il passato regime, si disinteressa cinicamente criticando i governi provvisori succedutisi finora che non hanno dimostrato di essere all'altezza delle aspettative. La Costituente ha davanti a sè un percorso difficile: dovrà darsi un regolamento interno e nominare un nuovo governo provvisorio, questa volta legittimato dal voto popolare, prima di iniziare i lavori di stesura della nuova legge fondamentale tunisina.

TEMPI LUNGHI PER LA COSTITUENTE – Risulta quindi facile aspettarsi dei tempi abbastanza lunghi prima che entrambe le istituzioni siano del tutto operative. Non sarà affatto facile, infatti, per la Costituente trovare un accordo sulle nomine, in quanto avrà una composizione estremamente variegata, risultato di un sistema su base circoscrizionale e delle migliaia di liste iscritte alle elezioni. Nelle 27 circoscrizioni sono infatti iscritte in tutto 1517 liste, di cui 655 liste indipendenti, 828 partitiche e 34 di coalizione. Anche all'estero sono presenti 145 liste di cui 72 indipendenti, 66 di partito e 7 di coalizione. In tutto 1618 candidati in Tunisia e 474 all'estero. Inoltre, nonostante tutti i partiti sostengano formalmente la necessità di estendere le libertà individuali, nessuno di loro si è soffermato ad una loro definizione, ed è quindi probabile che molti dei partiti e liste abbiano una concezione di diritti e libertà estremamente diverse tra loro. Di certo è cosi se si pensa al partito islamista Al-Nahda e alla moltitudine di partiti della gauche, comunisti o di derivazione sindacale.

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LE SFIDE – Le nuove istituzioni della seconda Repubblica tunisina dovranno affrontare una sfida ancora più importante: soddisfare le aspettative della cittadinanza in ambito socio-economico attraverso una gestione trasparente delle cosa pubblica e una migliore redistribuzione del reddito instaurando un nuovo stato sociale e nuovi servizi. Una sfida ancor più difficile se si pensa al momento di crisi economica globale. La Tunisia avrà quindi l’occasione di sperimentare un nuovo modello di partecipazione e redistribuzione, per forza di cose diverso da quello delle democrazie occidentali che oggi sono costrette a fare importanti passi indietro proprio sul sistema di welfare. La Tunisia, per la prima volta nella sua storia, ha l’occasione di pensarsi come un modello per i Paesi della regione che a breve affronteranno le stesse sfide. Nonostante tale duplicità, la stragrande maggioranza dei tunisini (intorno al 90%) ha deciso di credere e partecipare al processo elettorale, considerato un approdo fondamentale nel difficile viaggio verso la costruzione di uno stato democratico. Compito dei paesi occidentali sarà quello di sostenere tale aspirazione, qualsiasi sia il risultato delle elezioni, dimostrando – almeno questa volta – che è possibile un approccio democratico anche nelle relazioni internazionali.

Vincenzo Andricciola (da Tunisi) redazione@ilcaffegeopolitico.net

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