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La notte dei vinti

Le recensioni del Caffè Geopolitico – La notte dei vinti, di Antonio Caiazza, è un romanzo ambientato in Albania a metĂ  anni Settanta. Era l’Albania piĂą cupa e misteriosa…

Dall’autore

Enver Hoxha, ancora lontano dagli acciacchi e dalle perdite di lucidità degli anni successivi, aveva saldamente in pugno il proprio Paese e l’aveva già isolato dal resto del mondo: nel 1948 aveva rotto con gli jugoslavi, nel 1961 con i sovietici, e negli anni della vicenda narrata in questo libro già meditava e manovrava per scagliare il suo anatema anche contro l’immensa Cina. La notte dei vinti, col contributo di testimonianze e di documenti reperiti nell’Archivio nazionale di Tirana, e con gli strumenti dell’invenzione tipici della narrazione, ricostruisce gli ultimi mesi di vita e di angoscia del ministro della Difesa dell’epoca, Beqir Balluku, il quale sarà accusato di tramare un colpo di Stato. Nelle riunioni dell’Ufficio politico del Partito del lavoro d’Albania il processo all’ex potente era considerato un passaggio nella “lotta di classe” che periodicamente Hoxha lanciava in vari settori della vita in Albania, per ricordare a tutti chi deteneva il potere, per intimorire preventivamente. In realtà fu un regolamento di conti di cui si servì il primo ministro albanese Mehmet Shehu, eterno numero due del regime, successore designato: vedeva avvicinarsi l’avvicendamento al vertice supremo del potere albanese e preparava il terreno, posizionando le proprie pedine.

[box type=”shadow” align=”alignright” ] [/box]Ma, come s’è detto, Hoxha non aveva ancora perso la luciditĂ , e seppe leggere tutto questo. Accontentò il burbero Shehu, ma dinanzi alle canne dei kalashnikov, la notte in cui furono fucilati i “nemici del popolo”, volle anche le pedine stesse del Primo Ministro, tutti nella medesima fossa. Qualche anno dopo accusò di deviazione lo stesso Shehu, inducendolo al suicidio… Nei giorni piĂą terribili in cui i suoi compagni lo accusarono, Beqir Balluku, ex uomo di potere, ex potente, mirò a un solo obbiettivo: salvare la propria famiglia, evitare la sofferenza almeno alla moglie, ai figli, alle nipotine. Fu il suo ultimo e unico scopo dinanzi alle domande incalzanti di Hoxha, di Shehu e del resto della nomenclatura albanese.
Ne esce una descrizione dei meccanismi del potere che forse va al di là dell’Albania comunista di metà anni Settanta. Le caratteristiche di segretezza assoluta e totale del Paese in quell’epoca ne fanno l’archetipo del potere nella sua “assolutezza” e purezza. La paura, la condiscendenza, l’ipocrisia, la magnificazione, le trame, la furbizia sono gli ingredienti tipici col quale il potere si costruisce e si mantiene. E così la vicenda di Balluku, per questi versi, travalica il piccolo Paese balcanico in riva all’Adriatico e anche il suo ferreo comunismo stalinista.

Sull’Albania Antonio Caiazza ha già pubblicato il libro In alto mare. Viaggio nell’Albania dal comunismo al futuro, (ed. Instar Libri, Torino, 2008) un saggio scritto come un racconto.

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