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L’America Latina e il pericolo del terrorismo

È possibile che l’America latina diventi uno scenario di attacchi terroristici? Oltre alla tradizionale presenza di gruppi di ideologia marxista o legati al narcotraffico, negli ultimi anni si è registrata anche una crescita di cellule legate al fondamentalismo islamico. Vediamo se esistono minacce reali.

MINACCIA LONTANA? – L’America latina è forse una delle regioni che meno sente la minaccia del terrorismo globale. Tuttavia non è immune di fronte a questo pericolo. Il terrorismo si è manifestato fin dal 1962 in Venezuela con la creazione del Movimiento de Izquierda Revolucionaria. Esistono da allora diversi gruppi di guerriglia urbana emersi anche in Argentina, Brasile, Cile e Uruguay. Nei decenni successivi, le tattiche terroristiche sono state incorporate da numerose organizzazioni ribelli in tutto il continente. La lotta contro il narcotraffico è servita da sfondo per la nascita di una nuova forma di terrorismo, di carattere rivoluzionario e con particolare brutalità, praticata dai principali cartelli della droga in Colombia.
Non esiste tuttavia un unico inventario di cause uniformi e omogenee che spieghino il fenomeno del terrorismo nella regione. Quest’ultimo sembra piuttosto obbedire a criteri di opportunità e fattori di rischio di vario genere, che variano nel tempo e non dipendono soltanto dalla povertà, dal tipo di regime politico o dalla mancanza di inclusione sociale ed economica, come invece spesso si pensa. Vediamo quali possono essere queste cause.

I GRUPPI MARXISTI – È possibile suggerire l’effettiva esistenza di almeno quattro principali fattori di rischio terroristico in America latina. Il primo di questi è l’attività di gruppi armati illegali in Colombia e le roccaforti della sinistra radicale nella regione andina, entrambi fortemente legati a traffico di droga, sfruttamento illegale delle risorse naturali e commercio illecito in diversi mercati.
Da un lato il successo degli sforzi dello Stato colombiano per recuperare le condizioni di sicurezza di base nel Paese hanno eroso in modo significativo la capacità operativa e offensiva di organizzazioni come le FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia) e l’ELN (Ejército de Liberación Nacional). Queste organizzazioni tendono a fare un uso prettamente tattico e residuale di atti di terrorismo e hanno un atteggiamento sempre più strategico. Questa transizione, tipica delle organizzazioni ribelli indebolite, si propone sia per compensare la crescente asimmetria in relazione alla forza e alla capacità di anticipare gli attacchi e rispondere da parte dello Stato, che per trasmettere un messaggio amplificato dai media che ne esalti la capacità. Nel medio termine, se la situazione attuale dovesse rimanere immutata, uno degli scenari futuri che potrebbero affrontare queste due formazioni è proprio la “deriva terroristica”, cioè la trasformazione finale di queste organizzazioni in origine guerrigliere per la loro incapacità di sviluppare una scala più ampia.
D’altra parte, il recupero di Sendero Luminoso in Perù (si veda il Chicco in più) che si è verificato negli ultimi anni è un motivo di allarme. Pur essendo probabile che il gruppo tenderà a mutare e trasformarsi in un insieme di bande puramente criminali, rimane il problema della violenza che può generare. Anche se il Governo peruviano si è mosso nella giusta direzione per affrontare i rischi di una rinascita senderista, questi risultati non sono necessariamente irreversibili.

NEGLIGENZA E/O COMPLICITÀ – Un secondo fattore di rischio è l’atteggiamento ambivalente e, in alcuni casi, addirittura negligente di alcuni Governi della regione nella lotta contro il terrorismo. La cooperazione tra gli Stati rimane precaria, nonostante l’esistenza di un importante quadro istituzionale sul quale basarsi.
Ad esempio, la performance in questo ambito di Hugo Chávez in Venezuela aveva lasciato a desiderare a causa delle dichiarazioni di simpatia ideologica per le organizzazioni guerrigliere FARC ed ELN. L’attuale Governo di Nicolas Maduro, sulla linea di Chávez, non effettua abbastanza controlli frontalieri e sui flussi finanziari. Inoltre, questo atteggiamento compiacente verso il loro attivismo ha favorito non solo i gruppi armati illegali colombiani, ma anche gli Hezbollah negli ultimi anni.

LA TRIPLICE FRONTIERA E L’ISLAM – In terzo luogo, l’attenzione dovrebbe essere prestata alla presenza di gruppi islamici radicali in regioni, come nella Triple Frontera (tra Argentina, Brasile e Paraguay), dove risiede una vasta comunità musulmana e in cui gruppi quali Hezbollah e Hamas sembrano partecipare a traffico di armi e stupefacenti, contrabbando, frodi e contraffazione di valuta e documenti, nonché di riciclaggio di denaro e contraffazione di prodotti industriali. Anche se vi è una presenza funzionale e operativa, questi gruppi utilizzano l’area come un rifugio sicuro per le attività di finanziamento e supporto logistico. Non bisogna dimenticare che in passato (1992 e 1994) questi gruppi, con l’apparente patrocinio del Governo iraniano, furono coinvolti in due attacchi contro l’ambasciata israeliana e la Asociación Mutual Israelo-Argentina (AMIA) di Buenos Aires.

PREgente008INFLUENZE ESTERNE – Il crescente coinvolgimento di attori extra-regionali nella sponsorizzazione del terrorismo internazionale costituisce un quarto e ultimo fattore di rischio terroristico in America latina. Negli ultimi anni ha destato particolare preoccupazione il crescente rapporto tra Iran e alcuni Governi latinoamericani, in particolare il Venezuela. Entrambi gli Stati hanno concluso una serie di accordi di cooperazione, tra cui, tra l’altro, lo scambio di tecnologia nucleare. Tali accordi si inserivano nella strategia del regime di Mahmud Ahmadinejad di cercare un insieme di partner alternativi per superare l’isolamento internazionale cui Teheran era stata soggetta.

CONCLUSIONI – È improbabile che l’America latina sia uno scenario di attacco terroristico di portata internazionale o di impatto globale, ma queste sono fonti di rischio che non dovrebbero essere ignorate. In breve non ci sono le cause oggettive o le condizioni di base che spieghino il fenomeno del terrorismo: quest’ultimo può verificarsi quando un attore trova abbastanza incentivi e opportunità per impiegarlo. D’altra parte, la lotta contro il terrorismo moderno richiede alti livelli di cooperazione e coordinamento.
L’esistenza di una organizzazione internazionale come l’Unasur (Unión de Naciones Suramericanas), creata per la collaborazione tra gli Stati latinoamericani in materia di energia, istruzione, sanità, ambiente, infrastrutture, sicurezza e democrazia rappresenta un quadro istituzionale all’interno del quale gli Stati possono adottare politiche comuni per la lotta al terrorismo. Tuttavia questa cooperazione resta improbabile, soprattutto a causa della mancanza di volontà e di impegno di alcuni di essi. Tale negligenza rischia di compromettere non solo la sicurezza interna di diversi Paesi dell’America latina, ma anche la responsabilità della regione nella lotta contro il terrorismo internazionale.

Eliana Maria Esposito

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Un chicco in più

L’Islam in Argentina

L’Islam in Argentina rappresenta una delle più grandi minoranze musulmane dell’America latina. Anche se non sono disponibili statistiche accurate (in quanto il censimento nazionale non rivela dati relativi alla confessione religiosa praticata), la dimensione effettiva della comunità musulmana in Argentina è stimata intorno all’1%, della popolazione per un totale di circa 500mila membri secondo l’International Religious Freedom Report 2010. Il XX secolo ha visto un afflusso notevole di immigrati arabi, per lo più da Siria e Libano. Si stima che oggi ci siano circa 3,5 milioni di argentini di origine araba. La presenza musulmana a Buenos Aires è rappresentata dal Centro Culturale Islamico Re Fahd, una moschea e un centro per la cultura islamica, il più grande in America latina. Nel 1995 il presidente Carlos Menem – di origine siriana – cedette alla moschea 34mila metri quadri di terreno comunale, nella sezione Palermo di Buenos Aires, in seguito a una visita di Stato in Arabia Saudita. La moschea e il centro culturale sono stati progettati dall’architetto saudita Zuhair Faiz, e includono sale di preghiera per 1.200 uomini e 400 donne. Il centro culturale ospita una scuola primaria e secondaria, una scuola religiosa e una foresteria per 50 studenti. Ci sono anche diverse moschee in altre città e regioni in tutto il Paese, in particolare nella zona della Triplice Frontiera tra Argentina, Brasile e Paraguay.

Sendero Luminoso in Perù

Sendero Luminoso (nome ufficiale completo Partito comunista del Perú sul sentiero luminoso di Mariátegui) è un’organizzazione terrorista peruviana guerrigliera di ispirazione maoista (con connessioni ideologiche rimandabili ai guerriglieri dell’Armata rossa cinese creata da Mao Tse Tung nel 1934 e ai khmer rossi cambogiani) fondata fra il 1969 e il 1970 da Abimael Guzmán a seguito di una scissione dal Partido Comunista del Perú – Bandera Roja (PCP-BR). Sendero Luminoso si propone di sovvertire il sistema politico peruviano e di instaurare il socialismo attraverso la lotta armata. Nel 2009, un filmato trasmesso in esclusiva da una emittente televisiva peruviana ha mostrato l’arruolamento e l’indottrinamento di bambini nelle file di Sendero Luminoso. Il filmato in questione ha scatenato l’immediata condanna dell’Unicef. Nel giugno 2009, dopo settimane di frequenti attacchi da parte delle rimanenti frange dell’organizzazione, il ministero della Difesa peruviano ha offerto una ricompensa tra i 100mila e i 166mila dollari per la cattura dei rimanenti capi di Sendero Luminoso. Due mesi dopo, una cinquantina di guerriglieri di Sendero Luminoso ha attaccato la base della Dinoes (Direzione nazionale operazioni speciali della Polizia) a San José de Secce, uccidendo cinque persone e lanciando un forte messaggio al Governo di Lima. [/box]

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Eliana Maria Esposito
Eliana Maria Esposito
Sono laureata in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano.
Attualmente sto frequentando i corsi della laurea magistrale in Relazioni Internazionali.
Ho vissuto in Argentina dal 1990 al 2001 e quindi l’area dell’America Latina è da sempre stata di mio interesse.

 

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