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La siccitĂ  annunciata

All’origine della siccità nel Corno d’Africa, scrive Andy Coghlan su “New Scientist”, c’è il fenomeno meteorologico della Nina. Gli esperti avevano lanciato l’allarme, ma è stato fatto poco per prepararsi all’emergenza. Vi proponiamo la traduzione di questo suo contributo

Da Notizie Radicali

EMERGENZA ACQUA – Il Corno d’Africa sta lottando contro la peggiore siccità degli ultimi sessant’anni. E’ un’emergenza umanitaria che riguarda dieci milioni di persone. Secondo la FAO, la principale causa climatica della siccità è la Nina, un fenomeno meteorologico ciclico che incide sulla quantità di precipitazioni in Africa e altrove. “Avevamo previsto il fenomeno sei mesi fa: quando arriva, la Nina causa siccità a Est e alluvioni a Sud”, spiega l’economista della FAO Shukri Ahmed. In genere le piogge tornano quando le correnti oceaniche si trasformano nel Nino, atteso per la fine dell’anno. Anche se la FAO aveva lanciato l’allarme più volte, sono state adottate poche misure per affrontare l’emergenza, sostiene Ahmed. Infatti manca quasi il 40 per cento delle risorse necessarie a gestire la situazione. “La causa principale dell’emergenza è la siccità”, spiega Ahmed, ma ci sono altri fattori, tra cui i conflitti nella zona, sopratutto in Somalia, che hanno costretto migliaia di persone a scappare. Poi c’è l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e del carburante. “Se per comprare 90 chili di mais a genaio bastavano una o due capre, oggi ne servono cinque”, spiega Stephanie Savariaud, del World Food Programme.

Secondo i dati più recenti dell’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, le persone che hanno bisogno di aiuto sono 3,2 milioni in Etiopia, 3,5 milioni in Kenya, 2,5 milioni in Somalia, 600mila in Uganda nord-orientale e 120mila a Gibuti.

SITUAZIONE E TIMORI – I problemi più gravi, pero’, riguardano le zone della Somalia e dell’Etiopia in cui il 65 per cento della popolazione vive di pastorizia. Molti animali muoiono disidratati, privando le persone della loro unica forma di reddito e di sussistenza. Ahmed aggiunge che la mancanza di investimenti in strade e mercati ha isolato ulteriormente i pastori, rendendoli piu’ esposti agli eventi climatici estremi. Confrontando le precipitazioni totali del 2010 con i dati storici del periodo 1950-2011, l’organizzazione Famine Early Warning System Network ha dimostrato che il 2010-2011 è stato l’anno meno piovoso, o quasi, in undici delle quindici zone della regione che vivono di pastorizia.

La gravità della siccità è evidente anche dai dati satellitari analizzati da David Grimes dell'Università di Reading, in Inghilterra, secondo cui nella regione non è piovuto per tre stagioni di seguito. Ogni anno dovrebbero esserci due stagioni delle piogge, tra marzo e maggio e tra ottobre e dicembre, con il picco massimo ad aprile. “Di solito ad aprile ci sono tra i 120 e i 150 millimetri di pioggia”, dice Grimes. “I dati satellitari, pero’, hanno rilevato che ad aprile del 2011 ne sono caduti soli fra i 30 e i 40 millimetri”. Grimes conferma che la Nina è una delle principali cause di questa siccità, ma ci sono anche altri fattori climatici come l’aumento della temperatura della superficie dell’Oceano Indiano, che può provocare precipitazioni più abbondanti sul mare invece che a terra. La preoccupazione maggiore, ora, è che non piova nemmeno nella prossima stagione. “Non ci sono segnali di passaggio al Nino, perciò si teme che le piogge di ottobre e novembre non saranno superiori alla norma e che non compenseranno la scarsità di piogge delle stagioni precedenti”, spiega Williams dell’ufficio meteo britannico, che sta compiendo delle ricerche per capire se questa siccità è una conseguenza del cambiamento climatico.

Andy Coghlan

 

Questo articolo è tratto dalla sezione “

Voci dal Mondo

” di Notizie Radicali, grazie alla collaborazione tra le due redazioni

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