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Come nasce un Paese

Il 9 luglio 2011 è una data storica. Questa data segna l'ultima tappa di un lungo percorso fatto di guerra, dolore, speranza, tradimenti e un mucchio di interventi internazionali. Il 9 Luglio 2011 un nuovo paese è nato. In Africa. E per la prima volta, un nuovo paese in Africa nasce passando attraverso un voto, un referendum popolare

Da Juba, Sud Sudan

Vi offriamo questa testimonianza diretta dal neonato Sud Sudan: un articolo ricco di slanci emotivi più che un'analisi geopolitica… ma non capita certo tutti i giorni di celebrare la nascita di un Paese.

LA STORIA IN UN GIORNO – Raccontare come si è arrivati al 9 Luglio in modo esaustivo vorrebbe dire cominciare dal periodo in cui il Sudan, il piú grande paese dell'Africa, era ancora una colonia inglese gestita con "l'aiuto" egiziano, o da ancora prima, quando gli inglesi arrivarono e colonizzarono.

Questa vuole essere semplicemente la cronaca del 9 Luglio 2011, il racconto di una nascita.

Il 9 Luglio 2011 è nata la Repubblica del Sud Sudan.

Vivo a Juba dal dicembre 2009. Si tratta della mia prima esperienza in Africa sub sahariana, per cui non ho molti metri di paragone, ma posso dire che i sud sudanesi non sono esattamente il popolo più amichevole che ci sia. Ho imparato che i tanzaniani e gli ugandesi sorridono e scherzano e, insieme ai keniani, sono maestri nell'arte del guadagnarsi le simpatie del turista da spennare. Si tratta di paesi confinanti (Uganda e Kenya) o, comunque, non lontani (Tanzania), ma i sud sudanesi sembrano diversi. Lo sguardo è generalmente cupo, l'atteggiamento sulla difensiva, l'uomo bianco è visto con un misto di sospetto, invidia e incomprensione.

SESSANT'ANNI DI CONFLITTI… – …hanno lasciato il segno, infatti. L'ultimo periodo di guerra è durato 22 anni e si è concluso solo nel gennaio 2005 con la firma del CPA (Comprehensive Peace Agreement). In pratica, i ragazzi della mia età (ho 29 anni) sono cresciuti con il fucile in mano e sotto le bombe, o nei campi organizzati dalle Nazioni Unite. Potete, quindi, comprendere, con un piccolo sforzo di fantasia, la mia esaltazione quando la mattina del 9 luglio 2011 la gente che incrociava il mio sguardo si profondeva in sorrisi, invitando il kawaja (uomo bianco) a scattare foto (solitamente cosa non molto apprezzata e vietata dal governo) e salutando con energia e allegria me e chiunque per strada. Anche la polizia locale, solitamente composta da uomini arcigni e poco avvezzi alle espressioni di allegria, si sbracciavano in saluti energici e sorridevano mostrando i denti bianchi.  Il 9 Luglio 2011 a Juba c'è tanta felicità. Parole come libertà, indipendenza, orgoglio sono gridate con gioia da adulti e bambini, spesso felici fino alle lacrime.

LA CELEBRAZIONEParcheggio la mia macchina in una strada laterale. Per arrivare al memoriale di John Garang, dove si svolgerà la celebrazione ufficiale della nascita del paese, percorrerò un paio di chilometri a piedi, lungo una delle strade principali (una delle poche asfaltate) che è stata chiusa per consentire alle sole vetture ufficiali, che trasportano i Capi di Stato e le delegazioni invitate a partecipare, di sfrecciare indisturbate dall'aeroporto fino al luogo della festa.

Per la festa sono attese piú di tremila persone. Ospiti da tutto il mondo, rappresentanti di governi da tutti i continenti. Le piú consistenti sono le delegazioni africane. Questa indipendenza è molto sentita nel continente, soprattutto nella parte nera.

Nel 2005 i fucili hanno smesso di sparare. La guerra tra nord e sud del Sudan si è conclusa con la firma di un pezzo di carta e con l'aiuto di diversi paesi occidentali. Quel pezzo di carta aveva messo tutti d'accordo e determinava degli eventi fondamentali per il futuro del paese, una sorta di scaletta temporale di compiti da assolvere per diventare un paese pacifico. Ci sarebbero state le prime elezioni politiche democratiche dal colpo di stato di Al Bashir (si sono svolte nell'aprile 2010 e sono state vinte dallo stesso Al Bashir, che non è più un dittatore, ma un Presidente eletto) e ci sarebbe stato il Referendum. Si sarebbe chiesto al popolo del Sud se voleva la separazione. Pacificamente, dopo anni di lotte. Una scelta popolare, niente pallottole, niente esplosioni, solo una scheda elettorale con due simboli, una boccetta di inchiostro in cui intingere il dito e un voto. E tutto sarebbe finito.

VECCHI E NUOVI LEADER – John Garang, combattente del Sud Sudan e grande leader carismatico, in grado di ottenere consensi anche nel Nord, muore tragicamente proprio nel 2005. L'elicottero sul quale si trovava ha un guasto. Esplode, precipita. La morte di un uomo, la nascita di un eroe. I suoi sforzi e i suoi sogni sono quelli di un popolo che, però, resta orfano del suo uomo migliore. È Salva Kiir Mayardit a raccoglierne l'eredità. Il carisma non è lo stesso, ma il popolo è con lui. Il CPA determina che al Sudan Meridionale sia concesso un governo semi autonomo e che il presidente di questo governo sia nominato "primo vice presidente" del governo del Sudan intero, presidiato da Al Bashir. Salva Kiir è il primo Presidente del Governo semi autonomo del Sudan Meridionale. E aspettando Salva Kiir e le altre personalità, il popolo continua a riversarsi al memoriale di John Garang. Già alle prime luci dell'alba del 9 Luglio 2011, molte persone si trovano nel grande piazzale di fronte al palco costruito per l'occasione su un fianco del memoriale. Il clima è estatico. Nell'attesa balli e canti vengono improvvisati e tutti, davvero, tutti si esercitano nel canto del nuovo inno nazionale, quello del nuovo stato.

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QUALE SOCIETÀ? – Inizia la parata militare, seguita da quella della società civile. A fare da collegamento tra le due sfilano i veterani feriti e menomati. Hanno un cartello a forma di mano in cui è scritto a grandi lettere che giurano solennemente di proteggere la propria nazione. Sfilano sorridendo, cantando e piangendo di felicità e mostrano con un orgoglio feroce le proprie menomazioni, come se quella sfilata rappresentasse il giusto compenso per quella sofferenza e quella sofferenza non sia nulla se paragonata al motivo per cui stanno sfilando. Il pubblico dedica loro un'ovazione. 

La Repubblica del Sud Sudan nasce povera, poverissima, e con mille sfide da affrontare sin dal primo giorno. Ora che il Nord non è più il nemico da battere, la coesione del popolo del Sud potrebbe venire a mancare. Le tribù che compongono il territorio del Sud Sudan sono molte e storicamente in guerra tra di loro. Già da prima dell'arrivo degli inglesi. Sarà molto importante che il governo sappia mantenere unito un popolo orgoglioso e diviso da elementi culturali e produttivi, economici e sociali. E non sarà facile. La questione del petrolio con il Nord, in oltre, non è ancora del tutto risolta.

IL PETROLIO IN MEZZO Abyei è una regione tuttora contesa. Si tratta di un piccolo "stato" (così sono chiamate le regioni che a loro volta formano il Sud Sudan) proprio al confine tra Nord e Sud. Si dice sia il più ricco di petrolio (piuttosto "sporco" e che necessita di un forte investimento per essere raffinato) e, inizialmente, si sarebbe dovuto svolgere qui un referendum interno, dove si sarebbe dovuto chiedere al popolo se, in caso di separazione, avrebbero preferito essere parte del nuovo Sud Sudan o essere annessi al Nord. Il negoziato per Abyei è naufragato, e alla fine si è scelto di non scegliere. Oltre alla questione Abyei, che è quella di cui si parla di più, ci sono altre situazioni non risolte: gli stati di Upper Nile, Southern Kordofan e Jonglei, tutti al confine, non hanno mai visto la fine delle azioni violente. Che siano scontri tra il Nord e il Sud o che siano i generali dell'esercito del Sud (SPLA) nominati governatori che si ribellano al loro stesso governo chiedendo piú potere per se e per la propria tribù, il risultato è sangue che bagna questa terra senza pace.

PRESENZE IMPORTANTI – Ma durante la festa non c'è spazio né tempo per discutere di quello che ancora non va. Le personalitá internazionali sono arrivate quasi tutte…. Capi di stato, sottosegretari, importanti rappresentanti di grandi organismi internazionali. Viene anche Al Bashir, Presidente del Sudan, ex dittatore e generale che ha combattuto contro Garang e Salva Kiir. La sua presenza è importantissima. Giá durante la notte, allo scoccare delle 12, quando il giorno del 9 luglio è appena iniziato, il Sudan è il primo paese a riconoscere la Repubblica del Sud Sudan. Fino a tre settimane prima la SAF, l'esercito Sudanese, ingaggiava dei combattimenti contro l'SPLA, l'esercito del Sud Sudan, occupando alcuni territori al confine con il Sud. Quando arriva Salva Kiir si alza un boato. Prima di salire sul palco, si dirige in mezzo alla folla, punta a qualcosa di coperto proprio sotto il grande pennone su cui verrá issata la bandiera del nuovo paese. La prima cosa che il Presidente Salva Kiir fa, è scoprire una statua di bronzo che raffigura John Garang, il grande eroe. Prima della lunga serie di discorsi, ci sono tre momenti fondamentali: innanzitutto la bandiera del Sud Sudan viene innalzata. È la bandiera dell'SPLM, il partito governativo. Ma, adesso, è la bandiera di una nazione, di uno stato. Viene restituita a Al Bashir la bandiera del Sudan. La Repubblica del Sud Sudan è nata. Attorno a me, il delirio. L'inno nazionale è cantato a squarcia gola, le braccia al cielo e i sorrisi bagnati di lacrime. C'è chi grida "free at last!!!". Il secondo momento importante e la firma, da parte di Salva Kiir, della Costituzione provvisoria, approvata dall'Assemblea Legislativa, il parlamento locale, meno di una settimana prima. Davanti ai miei occhi si sta ufficializzando la costituzione piú nuova del mondo. Il terzo momento, quello che ha segnato l'apice della gioia delle persone attorno a me, è il giuramento di Salva Kiir, sulla Costituzione appena siglata, come primo Presidente della Repubblica del Sud Sudan. È fatta. È nato un paese. La filosofia, la teoria, qui si sostanziano. Come per uno studioso dei corpi celesti che osserva l'esplosione di una stella, la nascita di una galassia. Le parole, l'inchiostro, perdono significato. I fatti, i colori, le voci, e, soprattutto, le emozioni e i sentimenti ti spiegano tutto. È l'apertura del vaso di pandora. È un morso alla mela della conoscenza. Mi sento estremamente fortunato di poter dire che io c'ero.

PROSSIMI PASSI – La Repubblica del Sud Sudan ha un lungo percorso davanti a se. Moltissime cose da risolvere e il governo ha grandi responsabilità cui non può sottrarsi. Il popolo sembra si aspetti che ora il loro paese si trasformi in Svizzera. Questo perché l'enfasi populista, con cui è stata arringata la folla negli ultimi trent'anni, accusava il Nord di essere l'origine di tutti i mali. Ora il Nord li ha lasciati e ci si accorgerà che i problemi sono più complessi. Il governo deve riuscire a gestire la situazione, a riprendere il controllo delle regioni ribelli e a lavorare in modo costruttivo. E non sarà facile. Quello del Sud Sudan è un paese che ha perso la propria cultura a causa dei troppi anni di guerra. I contadini sono pochi e le terre fertili sfruttate poco e male. Viene importato tutto. I prezzi sono semplicemente folli. Le sfide, dunque, sono moltissime. E la Repubblica del Sud Sudan è, per ora, troppo impegnata a festeggiare la propria nascita per concentrarsi sui problemi. Ma, tutto sommato, dopo tanta sofferenza, quella che ha cancellato il sorriso nei volti di un popolo intero, qualche giorno di gioia pura credo che sia assolutamente legittimo. La realtà verrà affrontata più tardi.

Testi e foto di Stefano Amato redazione@ilcaffegeopolitico.net

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