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L’importanza di essere asiatici

Nell’attuale clima di riassetto dell’equilibrio globale, l’Australia si trova costretta a perfezionare la propria politica estera. Attraverso una strategia di “assecondamento” infatti, mira a sfruttare i vantaggi economici offerti dalla vicinanza geografica con le tigri asiatiche, e d’altra parte, non dimentica la sua storica vicinanza al Regno Unito, nonché la presenza americana nel sud Pacifico. Quali sono le priorità strategiche dell’Australia?

UN VIAGGIO E TRE SERVIZI – Il 28 Aprile scorso si è concluso il viaggio del primo ministro Julia Gillard in visita presso i paesi che sembrano profilarsi come i tre possibili partner strategici di Canberra. Tokio, Seul e Pechino sono state le mete prescelte dalla leader australiana la quale, sebbene su piani differenti, ha ribadito la volontà del suo esecutivo di cooperare per rafforzare le relazioni (più o meno buone) esistenti; cosa che porterà non pochi benefici al paese oceanico. Per quel che concerne la Corea del Sud, la Gillard, forte del grande impegno profuso dall’Australia per il mantenimento della pace sulla frontiera tra le due Coree, è riuscita ad ottenere un Accordo di Libero Scambio del quale beneficeranno entrambi i paesi.

La visita in Giappone è stata decisamente più importante per due ragioni. La prima riguarda gli aiuti e le risorse che Canberra fornirà a Tokio per stimolare una veloce ripresa dopo il disastro di Fukushima. Il Giappone rimane il maggior partner economico e strategico dell’Australia e gli accordi di fornitura per gas naturale (di cui i giapponesi hanno davvero bisogno) andranno a vantaggio sia dell’uno che dell’altro paese. La seconda ragione per cui ritenere importanti i colloqui nippo-australiani è che questi accordi ridurranno sensibilmente il ruolo della Cina nell’opera di ricostruzione prevista in Giappone limitandone gli investimenti.

L’incontro di Pechino con il Presidente Hu Jintao e il Premier Wen Jiabao è stato indiscutibilmente il momento cruciale del tour del primo ministro Gillard. Cina e Australia sono ormai legate strettamente da una relazione che le vede in un certo modo responsabili reciprocamente della propria crescita economica.

UNA RELAZIONE, TANTI INTERESSI – La Cina è il maggior consumatore dell’uranio, del manganese e del gas naturale liquido (che arriva dalla West Shelf australiana fino alle raffinerie di Guandong via mare) che si estraggono in Australia. L’accordo relativo al gas naturale è stato il più grande affare della storia australiana. Allo stesso tempo, Pechino ha dimostrato non poco interesse riguardo alle riserve minerarie australiane siglando accordi di estrazione e sfruttamento per 614 milioni di dollari. Le relazioni sino-australiane inoltre, non si fermano alla mera collaborazione commerciale ma si estendono fino alla sfera della difesa e della sicurezza. La Premier australiana infatti ha ribadito l’importanza delle esercitazioni militari congiunte tra Cina e Australia (soprattutto tra le rispettive Marine militari) che già si tengono da diversi mesi nel Mar Cinese Meridionale. Tale posizione potrebbe essere spiegata attraverso due riflessioni. La prima riguarda la maggiore assertività (sebbene condita di multilateralismo) di Pechino e l’impegno del governo cinese nello sviluppo di moderne tecnologie militari tra cui velivoli caccia di quinta generazione e una nuova portaerei. In secondo luogo, l’Australia potrebbe sentire l’esigenza di sviluppare forme di collaborazione militare con il paese che sente essere prossimo a divenire l’egemone regionale, visto anche l’affievolirsi dell’impegno statunitense nel Pacifico.

DIFFICILE EQUILIBRIO – L’attuale politica estera australiana sta affrontando un grosso dilemma. Sebbene infatti il suo attuale indirizzo sia rivolto verso la costruzione di più profonde relazioni con i suoi diretti vicini (si pensi all’ingresso dell’Australia nei ten dialogue partners dell’ASEAN – Associazione degli Stati del Sud-Est Asiatico), Canberra non ha dimenticato la sua storica relazione con gli Stati Uniti. Attraverso una politica di “riavvicinamento” (re-engagement policy) infatti, l’Australia sta cercando di mantenere buoni rapporti anche con i “cugini” americani che, nonostante i “momenti di affaticamento” dovuti ai tanti impegni su scala globale, resta ancora l’unica grande potenza. In effetti, l’equilibrio sembra piuttosto delicato. Ogni mossa in favore di uno dei due grandi attori del sistema regionale (Cina e Stati Uniti) nel quale l’Australia gravita produce un allontanamento dall’altro. Il dilemma resta irrisolto: da che parte stare? Se Canberra riuscirà ad approfondire proficui rapporti con Pechino, e allo stesso tempo, supportare Washington nel riconquistare spazio di influenza nel Sud-Est asiatico senza assumere posizioni nette, certamente ne trarrà moltissimi benefici, oltre che una splendida vittoria diplomatica.

 

Paolo Iancale

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