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Passaggi marittimi strategici: lo stretto di Malacca

Miscela Strategica – Lo Stretto di Malacca è un braccio di mare lungo 800 chilometri situato tra la Penisola di Malacca e l’Isola di Sumatra, dipendenza dell’Oceano Indiano.

I suoi bordi si estendono lungo Indonesia,  Malesia, Singapore e Tailandia e rappresenta un punto di connessione tra il mare delle Andamane a nord e il mar Cinese Meridionale a sud. Lo stretto di Malacca è inoltre la maggiore via di comunicazione marittima tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Indiano. L’insieme di queste caratteristiche lo rende una delle rotte marittime più frequentate al mondo e un’area strategica di vitale importanza.

UN PASSAGGIO STRATEGICO FONDAMENTALE – La posizione geografica dello stretto di Malacca lo rende un punto di transito importantissimo per riserve energetiche di vario tipo, dal petrolio al gas naturale e a materie prime come carbone o acciaio. Lo stretto costituisce uno snodo del traffico marittimo da Oriente a Occidente e rappresenta la via marittima più breve per il commercio tra attori situati nel Golfo Persico e quelli dei mercati asiatici, in particolare la Cina, il Giappone, la Corea del Sud e i Paesi del Pacific Rim. Secondo la United States Energy Information Administration lo stretto di Malacca è il secondo passaggio marittimo strategico per il trasporto di petrolio, secondo solo allo stretto di Hormuz. Alcuni studi dimostrano che, nel  2011, 15 milioni di barili di petrolio e derivati sono passati attraverso Malacca, ovvero circa un terzo del petrolio trasportato via mare. Più in generale, un terzo del commercio mondiale passa attraverso questo punto generando un traffico di 60000 navi all’anno che lo attraversano. Altri dati sottolineano come Paesi quali gli Stati Uniti e il Giappone o economie in forte crescita come la Cina e l’India sono in fase di incremento della propria dipendenza energetica dalla sicurezza dello stretto. L’area attorno a questo passaggio marittimo può essere descritta come un crocevia di culture e società etnicamente diverse ma in procinto di aumentare le proprie interconnessioni grazie anche alla crescente integrazione economica nella regione. In questo senso, lo stretto potrebbe rappresentare una notevole opportunità di sviluppo economico e sociale degli Stati che vi si affacciano. Alla base di tale sviluppo si situa non solo la capacità di mantenere pace e stabilità nella regione ma anche quella di garantire la sicurezza dello stretto potenzialmente sottoposto a minacce di diversa natura.

http://www.politico.com/magazine/story/2014/01/statistics-that-explained-the-world-this-week-102359.html#.U6tLDfl_uSo
World piracy map_2013 – ICC International Maritime Bureau

GEOSTRATEGIA E MINACCE ALLA SICUREZZA – L’area in cui si situa lo stretto di Malacca è potenzialmente vulnerabile ad una serie di minacce che potrebbero intaccarne la sicurezza: dalla instabilità politica in alcuni Stati limitrofi, alla competizione tra Stati regionali, alla pirateria e al terrorismo internazionale.  Lo stretto è noto per l’annosa presenza della pirateria oltre che per essere un punto di transito per numerosi tipi di mercato nero. Infatti, nell’area circostante lo stretto,  alcuni porti non propriamente sorvegliati favoriscono l’infiltrarsi di numerose minacce alla stabilità e sicurezza dello stretto. Il debole controllo da parte di alcuni governi dei Paesi che si affacciano sullo stretto e la marginalizzazione economica fomentata dalla crisi, porta alcuni individui a intraprendere la via del crimine, favorendo i mercati neri e pirateria.

Sebbene alcuni dati dell’International Maritime Bureau dimostrino come essa sia in diminuzione, gli sforzi collettivi dei Paesi litoranei per combatterla hanno bisogno di maggiore coordinazione e risorse. Queste infatti differiscono tra loro a seconda delle capacità economiche e governative di Indonesia, Singapore e Malesia. In termini di capacità, Singapore è sicuramente più organizzata e tecnologicamente avanzata di Indonesia e Malesia. Quest’ultima ha intrapreso sforzi maggiori contro la pirateria negli ultimi anni anche se molte iniziative sono state concentrate sui versanti economico e ambientale invece che sulla sicurezza. Da parte sua, l’Indonesia continua ad avere problemi nell’implementare iniziative anti-pirateria totalmente efficaci. La sua estensione geografica non permette un controllo governativo stabile in ogni area e la presenza di gruppi fondamentalisti islamici e separatisti costituisce un’ulteriore pressione per il governo centrale. Inoltre, all’instabilità sociale in territori come l’Indonesia si aggiunge la presenza di varie cellule terroristiche che fomentano i livelli di sicurezza. La minaccia di attacchi terroristici è stata paventata in alcune occasioni e molte analisi convergono sul fatto che un attacco terroristico abbia più probabilità di avere luogo in stretti con un livello di sorveglianza regionale e internazionale inferiore. A tutto ciò si aggiungano le dispute riguardanti l’area del Mare Cinese Meridionale che si fondano su questioni politiche, economiche e strategiche e aggiungono tensione ad un’area già potenzialmente a rischio di destabilizzazione. Lo Stretto di Malacca termina nel Mar Cinese Meridionale, un’altra via di comunicazione estremamente importante ma soggetta a dispute legate alla presenza di risorse come petrolio e gas naturale oltre che ad annose dispute territoriali. In particolare, il gruppo di isole Spratly e Paracel sono oggetto di contesa tra Cina, Vietnam, Malesia, Indonesia, Brunei e Filippine. La crescita economica della regione comporta anche il transito di notevoli quantità di petrolio, gas e materie prime attraverso quest’area. Il 25% del transito del commercio globale la percorre ogni anno ed è di per sé esplicativo dell’importanza del Mar Cinese Meridionale come estensione dello Stretto di Malacca.

http://www.emirates247.com/eb247/companies-markets/logistics/oil-traders-eye-alternate-routes-and-buffers-over-malacca-risk-2010-03-07-1.64788
Navi in transito nello stretto di Malacca – France Agence Press

INTERESSI REGIONALI E INTERNAZIONALI NELLO STRETTO DI MALACCA – Essendo Malacca il secondo stretto al mondo per traffico marittimo e importanza strategica, l’area circostante è soggetta a competizione non solo da parte di attori regionali. Anche attori globali come la Cina, gli Stati Uniti, il Giappone e l’India dipendono dalla sicurezza e controllo dello stretto in termini economici, geopolitici e strategici. Gli Stati Uniti, in quanto potenza marittima globale, vedono l’India e il Giappone come potenziali alleati nel gioco di bilanciamento contro l’ascesa della Cina. In questo modo diverse dinamiche intervengono nei rapporti tra poteri regionali e globali esercitando pressione anche su questi ultimi, in vista del dispiegamento di forze e interventi che garantiscano la sicurezza nello stretto. Essendo gli interessi di ciascuno stato abbastanza diversificati, vale la pena di inquadrare queste dinamiche nel dettaglio. Il Giappone ha un particolare interesse nell’invio di forze nello stretto di Malacca fondamentalmente perché circa l’80% del petrolio importato per uso nazionale proviene dal Medioriente e passa attraverso lo stretto come anche una consistente quantità di prodotti manifatturieri giapponesi che transitano verso l’Europa, l’Australi, il Medioriente e l’Africa. La sicurezza del Giapppone nello stretto si basa sulla sua forte alleanza con gli Stati Uniti, altro attore fondamentale nei giochi di potere nello stretto,  che naturalmente puntano a non essere estromessi ma anche a bilanciare la crescita di influenza di potenze emergenti come Cina e India.

Nuova Dehli annovera circa il 50% dei suoi traffici commerciali in transito attraverso lo stretto di Malacca e ha ulteriormente concentrato i suoi sforzi politici verso l’Asia del Sud visto che è di suo vitale interesse che lo stretto rimanga sotto l’influenza di Paesi amici.

Come già accennato, la Cina dipende fortemente dallo stretto per il trasporto di energia che cresce notevolmente di anno in anno. Il petrolio proveniente da Golfo Persico e Africa transita verso la Cina attraverso gli stretti di Malacca, Lombok o Makassar. Negli ultimi anni Pechino è stata molto attiva nel coltivare relazioni diplomatiche con i paesi litoranei, in particolare la Malesia. E’ chiaro che la crescita ed espansione di Paesi come la Cina passa e può essere regolata anche  attraverso il controllo delle sue forze navali attraverso lo stretto.

Se la Cina fosse in grado di controllare tale passaggio, ridurrebbe la possibilità di egemonia statunitense nella regione visto che lo stretto è diventato un passaggio cruciale per la mobilità commerciale e strategica. D’altronde la tensione nell’area è stata già fomentata dalla Cina che non solo rivendica la sovranità sulle isole Parcels e Spratzly nel Mare Cinese Meridionale ma anche le isole Senkaku/Diaoyu nel Mar Cinese Orientale, disputate con il Giappone. Considerando queste isole come proprie, Pechino è arrivata a rivendicare la propria sovranità su circa l’80% del Mare Cinese Meridionale.

Il novero delle dispute non può non tenere conto di quelle tra Stati litoranei dello Stretto. L’economia della Malesia dipende in parte dal mercato ittico e vede lo stretto come una arteria fondamentale per questioni di risorse ma anche difesa, servizi, commercio e turismo. D’altronde,tutti i porti della Malesia sono situati lungo lo stretto.

Per quanto riguarda l’Indonesia, lo stretto rappresenta un immenso valore per ragioni socio-economiche. La costa indonesiana è quella che si estende più a lungo sullo stretto. La maggior parte dei pirati nello stretto si pensa provenga dall’Indonesia e sia provocata anche dalla instabilità politica ed economica del Paese.

Infine, Singapore ha profuso apprezzabili sforzi contro la pirateria nello stretto  da cui passa una notevole quantità dei propri traffici commerciali. L’importanza della sicurezza nello stretto ha spinto Singapore a cercare una stretta collaborazione nel garantire la sicurezza con partner esterni, specialmente gli Giappone e gli Stati Uniti che hanno stretto maggiori legami di collaborazione a livello strategico ma anche incrementato le relazioni commerciali con Singapore, diventato il loro undicesimo partner commerciale.

Annalisa De Vitis

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Annalisa De Vitis
Annalisa De Vitis

Appassionata di geopolitica, strategia militare e cinema. Il mio background va dagli studi di relazioni internazionali a quelli di comunicazione politica. Ho studiato in Italia, Belgio e Stati Uniti. Dopo aver concluso un dottorato di ricerca in politica estera e comunicazione, svolgo studi a e analisi per organizzazioni e università statunitensi ed europee che si occupano di politica estera. Il mio focus  è  il Medioriente e ho un particolare interesse per gli studi sul terrorismo.

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