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Corsa alle armi in Costa d’Avorio: una guerra silenziosa

Prendendo spunto da quanto avviene in Libia, il governo del presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, Alassane Ouattara, ha chiesto alle Nazioni Unite di autorizzare il ricorso alla forza in Costa d’Avorio per proteggere la popolazione civile. Intanto si moltiplicano gli scontri tra i sostenitori di Ouattara e dell'ex Presidente Gbagbo

I DUE PRESIDENTI – Dopo le elezioni del 28 novembre 2010 la Costa d’avorio è divisa tra i sostenitori di Alassane Ouattara, Presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, e quelli del Presidente uscente, Laurent Gbagbo. La guerriglia tra le forze fedeli a Gbagbo e quelle pro-Ouattara continua ed entrambe le milizie sono accusate di aver commesso abusi e atrocità. La settimana scorsa, le Nazioni Unite hanno parlato di "crimine contro l'umanità" a proposito dell'incendio di un mercato nella capitale, provocato dalle forze armate di Gbagbo.

IL DILEMMA CONTINUA – Outattara, la cui vittoria è stata riconosciuta a livello internazionale, ha nominato un Governo che si è insediato in un hotel della capitale Abidjan. Migliaia di sostenitori dell'ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo – che si rifiuta da mesi di cedere il potere – si sono riuniti in una base militare ad Abidjan, capitale amministrativa, per arruolarsi in massa. I giovani attivisti hanno risposto all'invito di Charles Ble Goude, alleato chiave di Gbagbo, che li ha sollecitati a unirsi all'esercito e liberare le zone del Paese in mano alle Forces Nouvelles, le forze armate che sostengono Alessane Ouattara. Assiepata intorno al quartier generale di Abidjan, la folla ha scandito slogan come "I ribelli moriranno". Secondo i sostenitori del Presidente uscente, i combattenti armati di kalashnikov e lanciarazzi, soprannominati da una parte della stampa ivoriana “commando invisibile”, sarebbero elementi delle Forze Nuove, che fanno capo all’ex ribelle Soro, attuale Primo Ministro del Governo Ouattara. Nel frattempo nel paese si moltiplicano gli scontri. Dal 21 al 23 febbraio scorso l’Unione Africana ha inviato ad Abidjan, una missione formata da quattro Capi di Stato per trovare una soluzione alla crisi politica, che però non pare dare risultati. (Nella foto: a sinistra Gbagbo, a destra Outtara)

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NEL BRACCIO DI FERRO VINCE LA CRISI UMANITARIA – La crisi ivoriana, di questo piccolo paradiso africano primo produttore al mondo di cacao, si avvia ad un bivio: da una parte c'è una soluzione politica, dall'altra la deflagrazione definitiva di una guerra civile che cova da quasi tre mesi sotto la cenere. Intanto nell’ovest del paese i ribelli delle Forze nuove, che controllano il nord dal 2002, hanno continuato ad avanzare conquistando le città di Toulepleu, Dokè e Blolequin. Presa quest’ultima cittadina, gli insorti avrebbero gioco facile nell'avanzare verso San Pedro, il più grande porto per la distribuzione del cacao al mondo. E questo avrebbe come immediata conseguenza quella di rendere quasi inutile la nazionalizzazione del mercato del cacao, decisa due settimane fa da Gbagbo nel tentativo di assicurare al suo regime un afflusso costante e imponente di denaro. Mentre lo sguardo preoccupato di tutto il mondo è concentrato da settimane sugli eventi in Nord Africa, la tragedia che si sta vivendo in Costa d'Avorio rimane attualmente sotto traccia, ma la popolazione sta già soffrendo pesanti ripercussioni in questa lotta di potere.

 

Adele Fuccio

redazione@ilcaffegeopolitico.net

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