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Lo spettro russo nei paesi baltici

Recentemente uno scandalo ha colpito il capo dell’opposizione estone, accusato di aver ricevuto finanziamenti da una ONG russa e di subire oltremodo l’influenza di Mosca. L’opinione pubblica baltica è da sempre molto attenta alle mosse russe e i tentativi di resistere all’influenza di Mosca devono scontrarsi con la dipendenza energetica che lega le tre repubbliche al colosso energetico russo

IL CASO ESTONE – Il leader dell’opposizione e sindaco di Tallinn, Edgar Savisaar (foto) è stato accusato di aver ricevuto finanziamenti da una organizzazione non governativa russa legata alla persona di Vladimir Yakunin, uno degli uomini più potenti al Cremlino, per la costruzione di una chiesa russo-ortodossa e di essere per questo un “agente di influenza” di Mosca nella politica estone. Questo fatto, in qualche modo percepito come uno scandalo, ha probabilmente influenzato anche l’esito delle elezioni parlamentari estoni del 7 marzo scorso, nelle quali il partito di Savisaar – prima della consultazione valutato come partito di maggioranza all’interno del centro sinistra – ha registrato un calo rispetto alle precedenti elezioni e un aumento netto dei voti a favore dell’altro partito di sinistra, il partito socialdemocratico. Savisaar ha negato qualsiasi coinvolgimento e ha affermato che le vere motivazioni dello scandalo fossero politiche, proprio dovute all’imminenza delle elezioni. Infatti, l’opinione pubblica estone, e baltica più in generale, è molto suscettibile e timorosa rispetto a qualsiasi influenza russa nella regione, e sussiste una sorta di paura collettiva rispetto ad un ritorno russo nell’area sotto qualsivoglia forma.

INFLUENZA ECONOMICA E INFLUSSO DI CAPITALI – Che la Russia desideri mantenere la presa sui paesi dello spazio post sovietico è innegabile. Occorre però fare subito una distinzione su modalità e intensità. Infatti, mentre Ucraina, Bielorussia, Caucaso e Asia Centrale hanno mantenuto legami molto stretti con la Russia e ne subiscono una forte influenza, i paesi Baltici sin dai giorni post indipendenza hanno orientato i loro obiettivi di politica estera verso legami più stretti con l’Occidente e hanno cominciato immediatamente un percorso di integrazione nell’UE e nella NATO. L’influenza russa nell’area baltica dunque deve fronteggiare una certa resistenza da parte dell’opinione pubblica e delle amministrazioni politiche, e segue le direttive di una influenza economica piuttosto che quelle di una influenza politica diretta come accade invece negli altri paesi dello spazio post sovietico. Questo tipo di influenza economica si palesa in vari modi. Uno di questi include il tentativo russo di acquisire il controllo di aziende e compagnie baltiche. A questo proposito, il processo di privatizzazione delle numerosissime industrie pubbliche ereditate dal periodo sovietico si è rivelato particolarmente problematico per Estonia, Lettonia e Lituania. La Russia, infatti, ha cercato in più occasioni di acquisire il controllo di queste imprese, ingenerando paura e azioni confuse di rifiuto da parte delle amministrazioni politiche baltiche, che spesso hanno preferito ri-nazionalizzare le compagnie o accettare accordi meno vantaggiosi da altri offerenti piuttosto che accettare l’ingresso di capitali russi. Questo atteggiamento non ha fermato il Cremlino, che comunque mantiene molte altre possibilità di influenza sui paesi baltici, soprattutto dal punto di vista energetico.

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L’ENERGIA COME STRUMENTO NEGOZIALE E DI PRESSIONE – La sicurezza e l’economia delle tre repubbliche baltiche sono state spesso minacciate dalla loro dipendenza dalle risorse energetiche russe: gas e petrolio. Mosca ha spesso e per lungo tempo chiuso i rubinetti energetici e lasciato vuote le condutture verso i paesi baltici, che dipendono dal gas russo al 100%: è facile capire che una chiusura politica da parte della Russia è in grado di danneggiare enormemente la produzione industriale dei tre paesi. Inoltre, data la leadership russa nel settore, i mercati baltici sono di una entità trascurabile per le esportazioni russe, cosa che rende possibile per Mosca chiudere i rubinetti in modo piuttosto discrezionale in caso di controversie politiche. Un altro elemento da considerare è l’essenzialità dell’approvvigionamento energetico, che pone la Russia in una posizione negoziale di favore e può forzare gli stati partner a fare concessioni nelle negoziazioni con Mosca.

È quello che pare dunque accadere anche nei confronti di Vilnius, Tallinn e Riga, dove l'influenza russa su questi paesi – che ricordiamo sono parte della UE – per quanto osteggiata, trova pochi ostacoli.

 

Tania Marocchi

redazione@ilcaffegeopolitico.net

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