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L’ombra carioca sul Sol Levante

Dopo l’alleanza con la Turchia per il nucleare in Iran e la formazione del G20 in accordo con il Sud Africa, il Brasile punta all’estremo Oriente, rinsaldando i rapporti con il Giappone e la Corea del Sud: un consorzio composto da affaristi di questi ultimi due paesi starebbe pianificando di acquistare il 15% dei giacimenti minerari della CBMM in Brasile, in un luogo in cui tuttavia le risorse stanno per finire

COME L’ORO NERO – Il Giappone non rinuncia alla scalata per la riconquista del secondo posto tra le economie mondiali. Dopo il duro colpo inferto la scorsa estate da parte della Cina, che ha superato il paese del Sol Levante per la corsa al primato economico mondiale accorciando la distanza con gli Stati Uniti, il Giappone cerca di mettersi in pari. Ma per fare questo ha bisogno di risorse minerarie. È così che un consorzio delle tre aziende leader nel settore siderurgico del Giappone e della Corea del Sud, ossia la Nippon Steel Corporation, la JFE Steel e la South Korea’s Posco, hanno annunciato la joint venture nata con la Companhia Brasileira de Metalurgia Mineracao (CBMM), per un investimento del valore di 150 miliardi di yen. L’accordo dovrebbe solo essere formalizzato, ma di fatto è già stato chiarito che si farà. Le altre compagnie che parteciperanno all’unione economica sono le giapponesi Sojitz Corporation e la Oil, Gas and Metals National Corporation, un’agenzia amministrativa indipendente, e la sud coreana National Pension Service. Nella suddivisione degli utili, al Giappone spetterebbe il 10% delle riserve di carburanti, mentre per la Corea del Sud rimarrebbe il 5%. Ciò dipenderebbe ovviamente dall’impegno posto da parte dei due Stati nelle trattative, ma anche dal fatto che il Giappone investe nel progetto 100 miliardi di yen, contro i 50 della Corea del Sud. Il Brasile possiede l’80% del niobio disponibile al mondo, un metallo raro e necessario per la produzione di acciaio di alta qualità, considerato una specialità per i mercati giapponesi. In particolare, la CBMM possiede diverse miniere di niobio. Il niobio è anche utile per aumentare la resistenza al calore e la durevolezza del metallo.

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IL GIOCO DELLE POTENZE“– Il riposizionamento del Giappone in primis, e della Corea del Sud solo successivamente, è indicativo del tentativo da parte delle potenze internazionali della necessità di acquisire strumenti per mantenere il proprio potere in un’ottica geopolitica e geostrategica, oltre che geoeconomica. La domanda di risorse energetiche per le economie sviluppate e in crescita continua come la Cina e l’India è preponderante per la gestione dei propri mercati.

Il campo dell’acciaio è molto importante per un paese come il Giappone, il quale ha già attuato altri passi molto significativi in questo settore: è notizia del 3 febbraio di quest’anno l’annuncio lanciato dai due colossi giapponesi dell’acciaio Nippon Steel e Sumitomo Metal Industries, in base al quale il primo ed il terzo produttore nazionale di acciaio starebbero per fondersi attraverso una procedura che si completerà ad ottobre del 2012. La joint venture sarebbe utile in questo caso a fondare un’azienda leader nel settore in Asia, in coda solo alla lussemburghese ArcelorMittal, che ne è invece la guida mondiale. Una cordata che consentirebbe di fatto di contrastare gli altri produttori di acciaio, come la cinese Baostell e la coreana Posco. Il trust tra le due compagnie servirebbe anche a combattere la perdita di utili nel mercato interno.

Alessia Chiriatti

redazione@ilcaffegeopolitico.net

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Alessia Chiriatti
Alessia Chiriatti

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università per Stranieri di Perugia, con una tesi sul conflitto in Ossezia del Sud ed il titolo di Master per le Funzioni Internazionali presso la SIOI. Ho inoltre conseguito il titolo di Analista delle Relazioni Internazionali con Equilibri S.r.l. Ho infine collaborato con la rivista Eurasia e presso la sede centrale del Forum della Pace nel Mediterraneo dell’UNESCO. I miei principali interessi di ricerca riguardano la politica estera della Turchia ed i suoi rapporti con Siria e Georgia, e si collocano nell’ambito della gestione dei conflitti, della cooperazione alla pace e dei Peace studies.

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