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La parabola discendente del presidente indio, Evo Morales

Il presidente indio attraversa un momento di grande difficoltà. Eletto Capo dello Stato della Bolivia nel 2006, Morales ha apportato grandi cambiamenti e si pone come un particolare punto di raccordo politico ed intergenerazionale nel panorama istituzionale sudamericano

L’ASCESA DI EVO – Primo presidente indio in 500 anni di storia continentale, primo sindacalista  cocalero ad essere eletto, primo capo dello stato ad andare pesantemente contro la politica anti-droga di Washington, primo candidato bocciato aiutato poi dall’essere stato pubblicamente osteggiato dallo zio Sam (è successo nel 2002 quando prese “solo” il 20% dei suffragi). E anche primo nel  mescolare il socialismo orgoglioso ed isolazionista prettamente chavista con il nazionalismo paramilitare.

Evo Morales è stato un presidente molto amato dal suo popolo. Ha portato elementi di maggiore giustizia sociale ed ha assicurato stabilità politica ed istituzionale, senza essere un dittatore. Non ha usato la forza ma è riuscito comunque a dare dignità ai campesinos come lui. Ha introdotto il “controllo” sui deputati e reso possibile la loro revoca (da parte del popolo). Ha difeso l’orgoglio della nación originaria indigena e lottato per i diritti, per l’acqua pubblica e per i salari. Si è reso autore di un percorso di risanamento dei conti pubblici ed è riuscito a far scendere l’inflazione. Raramente un presidente è stato così vicino all’essenza pura della propria gente; Evo Morales c’è riuscito, Evo cumple! Ma senza ideologia e senza mostrare i muscoli; più Mujica che Fidel o il regime di Caracas.

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Bolivia senza sbocco al mare

LE RAGIONI DEL DECLINO Le cose sono andate bene fino alla metà del 2011. Poi coloro che l’avevano “partorito”, gli indios, gli hanno voltato le spalle. E’ successo che i guaranì si sono ribellati al progetto di costruzione della diramazione della strada transamazzonica che avrebbe dovuto collegare Manaus a Manta, porto ecuadoriano di importanza strategica per la Bolivia che non ha accesso al mare.  Il progetto presentato avrebbe portato devastazione nella regione del parco naturale Isiboro Sécure portando scompiglio nella terra degli indios. La relativa, e pacifica, marcia trovò però i reparti speciali della polizia ad accoglierla e gli scontri furono aspri; questa fu anche l’occasione che fece uscire allo scoperto il principale addebito mosso al presidente; la rottura ideologica era ormai compiuta. Morales veniva apertamente accusato di tenere agli interessi dei quechua (andini, da cui veniva) più di tutti gli altri. Il consenso interno ha trovato, però, un altro, recente motivo di abbandono. Il Presidente si è reso protagonista di un’altra giravolta politica, l’abbraccio al nuclearePer motivi civili e pacifici, è stato detto e ribadito da Morales. Per sviare l’attenzione, hanno replicato i detrattori del Presiedente, che ha abbandonato la linea ecologista degli inizi e intrapreso un cammino incerto e problematico.

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La pianta della quinoa in fiore

LA POLITICA ESTERA E’ sempre stato nemico di Washington per via della coca ma la sua politica estera ha raggiunto picchi di pericolosità estrema quando si è alleato con l’Iran per sviluppare i piani sul nucleare. L’unica vittoria acquisita in politica estera sembra essere il riconoscimento della quinoa e la conclusione di importanti accordi di cessione del gas con l’Argentina. Morales è andato in giro per il mondo a spendersi per i suoi indios ma poi la situazione è precipitata. Un po’ poco; tanto è vero che, come è stato evidenziato all’ultimo vertice Iberoamericano di ottobre, l’America Latina sconta oggi una crisi di leaderismo continentale; la naturale posizione spetterebbe al Brasile che però è molto concentrato su tematiche interne, mondiali e presidenziali, mentre l’Argentina è sull’orlo del collasso finanziario. La posizione anti-americana di fatto limita molto il Paese in politica estera e nel tentativo di dare maggiore consistenza alle esportazioni. Perciò la Bolivia rimane un Paese povero, anche se ha compiuto dei progressi innegabili, ma dipende ancora molto dalle esportazioni di idrocarburi e prodotti agricoli, come la quinoa.

CONCLUSIONI POLITICHE Sembra quindi tramontato l’appeal politico di Morales; la popolarità interna è in forte calo, nonostante i pur raggiunti obiettivi di miglioramento dei diritti civili e di condizioni di vita della popolazione. Morales sconta l’isolamento internazionale che nel mondo globalizzato  non concede chance. Sembra ormai essersi conclusa la forza propulsiva dell’indio Evo. Sarebbe forse il momento di crescere un delfino per dare alla Bolivia l’opportunità di assumere un ruolo di rilevanza continentale nei prossimi anni.

Andrea Martire

 

 

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Andrea Martire
Andrea Martire

Appassionato di America Latina, background in scienze politiche ed economia. Studio le connessioni tra politica e sociale. Per lavoro mi occupo di politiche agrarie e accesso al cibo, di acqua e diritti, di made in Italy e relazioni sindacali. Ho trovato riparo presso Il Caffè Geopolitico, luogo virtuoso che non si accontenta di esistere; vuole eccellere. Ho accettato la sfida e le dedico tutta l’energia che posso, coordinando un gruppo di lavoro che vuole aiutare ad emergere la “cultura degli esteri”. Da cui non possiamo escludere il macro-tema Ambiente, inteso come espressione del godimento dei diritti del singolo e driver delle politiche internazionali, basti pensare all’accesso al cibo o al water-grabbing.

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