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Italia: le missioni all’estero nel 2014

Il Giro del Mondo in 30 Caffè – L’Italia è presente nel Mondo con numerose missioni all’estero, molte delle quali sono state confermate per l’anno 2014. Vediamo insieme dove sono i nostri militari quest’anno e quali sono le novità del 2014.

Il trend attuale vede l’impegno militare italiano in costante diminuzione da qualche anno. Dal punto di vista qualitativo le nostre truppe continuano a essere molto apprezzate e richieste. Anche la diffusione geografica, come mostra la mappa, è ampia e variegata. La consistenza numerica è nel complesso contenuta.
A eccezione della delegazione a Malta, tutte le missioni italiane del 2014 sono internazionali e coperte da mandato di NATO, Nazioni Unite o Unione Europea, come peraltro desumibile dalla nomenclatura, poco originale, ma già indicativa dello spettro di missioni che andiamo a ricoprire.

Le missioni sul territorio nazionale sono escluse dal computo.

Spieghiamo alcune peculiarità della mappa:

 

Nella nostra mappa, il dispiegamento delle Forze Armate italiane nel 2014
Nella nostra mappa, il dispiegamento delle Forze Armate italiane nel 2014

L’arco temporale considerato va dal I gennaio al 31 dicembre 2014. Le missioni confermate per l’anno in corso sono evidenziate in verde, quelle che verranno ridotte in giallo e quelle da ritirare completamente in rosso (nessuna). Due casi speciali: Mediterraneo e Libia.

La scelta del giallo per il Mediterraneo indica una situazione fluida piuttosto che una riduzione propriamente detta, con forze che entrano in teatro a seconda delle necessità. Per esempio, la componente operativa della missione “Active Endeavour” è stata recentemente disattivata (impegno di 350 militari), mentre restano attive le forze SNMG 1/2 e SMCMG 2, task groups della NATO non fisicamente presenti in teatro, ma sempre in prontezza operativa. Nel complesso, quindi, il Mediterraneo è più calmo, ma la situazione è mutevole nel breve termine.

La missione “Mare Nostrum”, sebbene si spinga oltre le acque territoriali, è stata considerata missione di valenza prettamente nazionale e comunque non valevole come impegno militare proprio.

La missione dell’Unione Europea in Libia è stata ufficialmente definita “civile”. Gli operatori sono però soldati e svolgono in prevalenza attività di addestramento e supporto per le Forze Armate e di sicurezza libiche. Un impegno decisamente militare, ma istituzionalmente considerato civile. L’operato dell’Unione Europea in Libia risulta ancora non chiaro, così come i suoi obiettivi politici per il Paese nord-africano. Stessa cosa possiamo dire della posizione italiana, a oggi non pervenuta o comunque poco definita. Con un pizzico di ironia abbiamo voluto “accendere” la Libia di verde chiaro.

La riduzione della missione in Afghanistan rappresenta il principale mutamento dei rischieramenti italiani all’estero. Il contingente è già stato ridotto di circa 500 unità negli scorsi mesi. Ulteriori 700-900 uomini verranno riportati in Italia nel corso dei prossimi. È previsto che un contingente di circa 1.800-2.000 uomini resterà in Afghanistan oltre il 31 dicembre 2014 per continuare a supportare il Governo afghano. Accordi per il futuro post-2014 e l’eventuale (ma improbabile) ritiro in toto verranno finalizzati nei prossimi mesi sia in sede NATO che con Kabul.

In leggera controtendenza la missione in Kosovo. L’Italia ha dato la propria disponibilità a un lieve incremento della partecipazione nazionale, per compensare in parte il ritiro del contingente francese.

Marco Giulio Barone

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Marco Giulio Barone
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Marco Giulio Barone è analista politico-militare. Dopo la laurea in Scienze Internazionali conseguita all’Università di Torino, completa la formazione negli Stati Uniti presso l’Hudson Institute’s Centre for Political-Military analysis. A vario titolo, ha esperienze di studio e lavoro anche in Gran Bretagna, Belgio, Norvegia e Israele. Lavora attualmente come analista per conto di aziende estere e contribuisce alle riviste specializzate del gruppo editoriale tedesco Monch Publishing. Collabora con Il Caffè Geopolitico dal 2013, principalmente in qualità di analista e coordinatore editoriale.

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