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Un futuro incerto

È l’incertezza la caratteristica principale della politica argentina, della quale non si riesce ancora a delineare il percorso che verrà intrapreso dopo la morte dell’ex Presidente Néstor Kirchner in coincidenza, tra le altre cose, delle elezioni presidenziali del 2011. La moglie Cristina, attualmente in carica, potrebbe ricandidarsi, ma all’interno del Partido Justicialista potrebbe aprirsi una lotta dal risultato tutt’altro che scontato.

L’EREDITA’ DI NESTOR KIRCHNER – una cosa è certa: Néstor Kirchner è stato il personaggio politico più importante dell’ultimo decennio, paragonabile ad Alfonsín negli anni ’80 e a Menem negli anni ’90. Kirchner è stato l'ultimo esponente della tradizione peronista argentina, che trae le proprie origini da Juan Domingo Perón, Presidente negli anni'50. Innanzitutto la prima domanda da porsi è la seguente: cos’è il Peronismo? Volendo sintetizzare le diverse interpretazioni che sono state date, si può sostenere che è un partito, un movimento, una dottrina, un’ideologia o ancor di più una cultura. Per quanto in realtà possano coesistere questi cinque aspetti contemporaneamente, è l’ultima la caratteristica dominante, trattandosi di fatto di  una vera e propria cultura della popolazione argentina.

 

Con la leadership di Menem, il peronismo assunse le vesti di una forza liberista che adottò politiche di centro-destra, secondo la tendenza che si stava sviluppando nella maggior parte dei paesi della regione. Con Kirchner, invece, si è assistito a uno spostamento verso il centro-sinistra, assecondando, come il suo predecessore, l’orientamento prevalente dei governi sudamericani. Kirchner, non appena assunse il potere come Capo della nazione argentina, prese le distanze dal peronismo in senso classico, che considerava ormai superato e inadatto al contesto in cui si stava vivendo.

Nel 2003 il Partido Justicialista (Partito Giustizialista, PJ) subisce una scissione della sinistra aggregatasi ad altri movimenti socialisti e socialdemocratici formando il Frente para la Victoria (Fronte per la Vittoria, FPV), partito politico fondato per sostenere la candidatura di Kirchner, che rimase alla presidenza fino al 2007. I diversi movimenti interni al partito hanno creato non poche tensioni che si sono manifestate durante le elezioni parlamentari del 2009, mostrando la forza del cosiddetto “peronismo dissidente” e provocando, per la prima volta nella storia di un governo peronista, la perdita del controllo del Congresso.

CRISTINA SI RICANDIDA – In questo contesto caotico, con un peronismo letteralmente in “ebollizione” Cristina Fernández, Presidente attuale e vedova di Néstor Kirchner, rilancia la sua candidatura per la presidenza 2011-2015. Riuscirà nel suo scopo? Oppure, le forze di opposizione interne al partito avranno la meglio? Una cosa è certa: il peronismo dissidente  potrebbe trarre vantaggio da questa situazione. La figura principale è l’ex Capo di Stato Eduardo Duhalde, mentre un’altra figura di spicco è rappresentata da Carlos Reutemann, che però ha una posizione più neutrale e di equidistanza nei confronti dell’ “Oficialismo”, ovvero la corrente peronista di Governo.

Dagli ultimi sondaggi è emerso da un lato l’aumento della popolarità di Cristina di 10 punti, in coincidenza della repentina morte del marito, e dall’altro la sicurezza di una rielezione assicurata, qualora le elezioni si fossero tenute subito. Il dubbio più grande riguarda la capacità di Cristina di mantenere nei prossimi mesi questo successo, o se, pian piano, ritornerà ai bassi livelli di gradimento precedenti alla morte di Kirchner.

In questi giorni il Presidente si è occupato della preparazione della cosiddetta “mesa chica” (piccola tavola), cioè l’organizzazione del gruppo dei collaboratori più intimi, tra i quali sono inclusi il figlio Máximo e Carlos Zannini, segretario tecnico e legale fedele ai Kirchner da 7 anni. In questa cerchia ristretta, di cui ancora non si conosce la lista completa, faranno parte anche tutti coloro che si occuperanno della lotta intestina tra il Partito Giustizialista (presieduto dal governatore di Buenos Aires Daniel Scioli) e la Confederazione Generale del Lavoro della Repubblica Argentina (CGT), di cui Hugo Moyano ne è Segretario Generale.

Come la storia ha dimostrato, è difficile in Argentina poter parlare di governabilità senza il peronismo, e forse con ogni probabilità, è proprio questa la questione politica centrale di cui dovrà occuparsi il Presidente nelle prossime settimane. Sono due le opzioni: può portare avanti la sua candidatura, che indubbiamente in conseguenza degli eventi recenti ha visto aumentare notevolmente la sua immagine positiva, anche a costo di rimarcare ancor di più le divisioni interne al partito; oppure, si ritira, proponendo allo stesso tempo un candidato che possa simboleggiare l’unità tra le anime del partito.

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MÁXIMO KIRCHNER ALLA PRESIDENZA? – Non colpisce che la politica argentina sia per alcuni aspetti a “conduzione familiare”.  Al contrario, questa sembra essere una prassi. La sorella di Kirchner è Ministro, il figlio dell’ex Presidente Raúl Alfonsín, Ricardo, è un potenziale candidato presidenziale per le fila radicali, e ancora, il Senato e il Congresso sono pieni di parlamentari che sono coniugi di governatori, ministri o autorità provinciali.

Riguardo alla possibilità di una presidenza retta da Máximo Kirchner, al momento la popolazione argentina sembra escluderlo del tutto, soprattutto perché fino ad ora si è occupato esclusivamente di affari commerciali, contando come un’unica esperienza politica un periodo presso La Cámpora, il gruppo peronista giovanile creata nel 2007 dal PJ in occasione dello sconto con gli agricoltori. 

PROSSIME MOSSE – Vi sono poche probabilità che Cristina approfitti del cambiamento venutosi a creare con la scomparsa del marito per modificare la relazione con l’opposizione e che chiuderà il conflitto aperto con la Corte, con il Congresso, con gli agricoltori, con le industrie, con la Chiesa e con i mezzi di comunicazione. Non cambierà atteggiamento perché di questa politica dello scontro ne ha fatto lo strumento per costruire il potere.

Nelle relazioni con l’estero, ci sono sufficienti elementi per poter sostenere che non subiranno notevoli cambiamenti. La Kirchner ha sempre mostrato una buona propensione e una grande attenzione per le questioni di respiro internazionale, interesse anche superiore a quello del marito, che tuttavia ad agosto 2009 aveva assunto la carica di Segretario Generale dell’UNASUR (Unión de Naciones Suramericanas). Stesse considerazioni possono esser fatte sul piano economico, il contesto esterno si presume continuerà a essere favorevole alla crescita economica. Infine, non si prevedono mutamenti in relazione alla politica dei diritti umani, soprattutto perché proprio questa è stata un elemento fondamentale per l’immagine che Cristina ha cercato di proiettare in tutto il mondo.

A favore di Cristina Fernández gioca l’immagine di un’opposizione sconvolta per la scomparsa del reale avversario Néstor Kirchner, che adesso sembra incapace di riprendere l’iniziativa politica. Contro, invece, è il tempo: manca poco meno di un anno alle elezioni (fatta eccezione se si decide di anticiparla a maggio, come è stato suggerito da alcuni membri del governo), ma più di ogni altra cosa vi è il difficile compito di mantenere contemporaneamente l’appoggio dei vecchi kirchneristi, dei giovani militanti e di tutti coloro che le si sono avvicinati negli ultimi giorni, ma che non condividono la sua linea politica.

Valeria Risuglia

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