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Cile, il passato che ritorna

Il prossimo 17 di novembre si vota per il nuovo Presidente. A fronteggiarsi, due donne i cui destini sono incrociati sin dai tempi della dittatura militare di Augusto Pinochet.

 

Da Santiago del Cile

 

IL PASSATO CHE NON PASSA – Il passato a volte ritorna e in questo caso ha contorni surreali. Le due principali candidate alla Presidenza della Repubblica cilena, l’ex presidente Michelle Bachelet e la candidata della maggioranza Evelyn Matthei – le elezioni si svolgeranno il prossimo 17 di novembre – sono legate da un passato comune e, per certi versi, inquietante. Michelle è figlia del generale Alberto Bachelet, uno dei membri delle Forze Armate che rimasero fedeli al presidente Allende, morto (non si sa se suicida o assassinato) durante il colpo di Stato perpetrato dal generale Augusto Pinochet. Bachelet morì torturato nel 1974 in un centro di detenzione al quale faceva capo Fernando Matthei – padre di Evelyn – che nel 1975 prese il suo posto al comando delle forze aeree, divenendo poi membro della giunta militare che ha governato il Paese durante la dittatura. I due generali si conoscevano, così come le loro figlie, che oggi si contendono la piĂą alta carica dello Stato. Nel 2012 la giustizia cilena rifiutò la richiesta promossa da un’organizzazione contro i crimini della dittatura di processare Fernando Matthei in merito alla morte di Bachelet.

Il passato a volte ritorna quindi, ma non tanto perché le elezioni di novembre sembrano lo specchio della frattura – fra sostenitori di Allende e chi giustifica il Golpe – che ancora oggi caratterizza il Cile, nonostante lo scorso settembre si sia celebrato il 40° anniversario da quel tragico 11 settembre. Ritorna piuttosto perché Michelle Bachelet, già Presidente dal 2006 al 2010, è ampiamente in testa ai sondaggi e, salvo sorprese, potrebbe addirittura assicurarsi la vittoria al primo turno, tanto è ampio il margine che la separa dall’avversaria Matthei.

 

SFIDE IN CAMPO SOCIALE – La sfida che attende Bachelet sarĂ  rispondere alle esigenze sociali emerse negli ultimi anni di pari passo con lo sviluppo sostenuto del Cile: su tutte, una educazione di qualitĂ , accesso alla salute e pensioni dignitose, la lotta alla disuguaglianza.

In questo senso il programma di Bachelet è fortemente influenzato dalle proteste, soprattutto studentesche, che hanno scandito il ritmo del Paese negli ultimi anni e che puntano a riformare il sistema dell’istruzione, di natura essenzialmente privata, del Cile. Le misure più significative proposte dalla Bachelet nel suo programma puntano a instaurare una educazione gratuita e di qualità, includendo anche quella universitaria, finora ad accesso limitato, trattandosi di uno dei sistemi privati più cari al mondo, creare un fondo pensionistico statale che faccia concorrenza a quelli privati, e aumentare i salari minimi. Queste iniziative verranno finanziate con una riforma tributaria basata sul principio “chi ha di più deve pagare di più”. Inoltre, sempre rispondendo a una domanda emersa dai cittadini, la candidata convocherà una Assemblea costituente per cambiare il sistema elettorale binominale, considerato il principale responsabile della situazione di stallo della politica cilena in quanto fissa la rappresentanza parlamentare in due schieramenti praticamente equivalenti, la Concertación – oggi Nueva Mayoría – di centro-sinistra, e la Alianza, di centro-destra, impedendo l’accesso a nuove formazioni o “outsiders” che non facciano parte di queste forze costituitesi nella post-dittatura.

 

CONTRADDIZIONI… DEMOCRATICHE – Il Cile attuale presenta una seria contraddizione. Boccia un Governo, quello del conservatore Sebastian Piñera che è stato sotto molti aspetti un successo, anche se gode di un tasso di supporto del 40% (comunque di molto superiore a quello di Matthei nei sondaggi, attorno al 20%). Sotto la guida di Piñera – per la prima volta il Cile ha avuto un Presidente di destra dal plebiscito del 1988 che sconfisse Pinochet – il PIL è cresciuto a una media del 5,5%, piĂą del quadriennio anteriore presieduto da Bachelet (3,3% la media). L’inflazione è stata contenuta in maniera migliore (sotto al 3%) e come risultato del buon andamento dell’economia il Paese ha registrato il tasso di disoccupazione piĂą basso della sua storia e i salari reali sono aumentati. Molti progressi sono stati fatti anche nel campo sociale, come l’estensione dell’educazione pre-scolare gratuita, promesse che invece erano state disattese dal governo socialista di Bachelet. Nonostante ciò, la popolazione in massa sceglie di tornare a eleggere quest’ultima.

 

UN PERSONAGGIO DI PRESTIGIO – Come ha fatto Bachelet a ottenere una così grande simpatia da parte dei cileni? Innanzitutto le va riconosciuto che, indipendentemente dai meriti del suo primo mandato, la Presidente terminò la legislatura con il piĂą alto tasso di approvazione mai raggiunto nella storia repubblicana del Cile. In secondo luogo la cittadinanza cilena, soprattutto dopo il positivo primo incarico, ha in qualche modo idealizzato Bachelet, alla quale non fu possibile ricandidarsi per via di una regola costituzionale che lo vieta. Infine, bisogna sottolineare l’efficienza della sua campagna elettorale, la cui strategia è stata decisamente azzeccata. Forte della sua enorme popolaritĂ , la discesa in campo si è svolta solamente a pochi mesi dai comizi, in marzo, quando gli avversari politici si erano in qualche modo giĂ  consumati davanti all’opinione pubblica. Bachelet è invece arrivata sull’onda del suo incarico alla testa di ONU-Women, un nuovo ente delle Nazioni Unite al quale lo stesso segretario generale Ban Ki Moon le aveva richiesto di assumere la guida, attribuendole prestigio internazionale. Come se questo non fosse sufficiente, una grossa mano le è poi stata data dai suoi antagonisti, i partiti di centro-destra attualmente al Governo. Tre candidati si sono successivamente alternati alla testa della campagna, per poi decadere in forma grottesca, l’uno sotto le accuse di frode ai tempi dei suoi incarichi nel settore privato, l’altro a causa di una depressione, e un terzo – che sarebbe stato il logico successore all’investitura in quanto giunto secondo alle primarie della coalizione – escluso per una decisione di partito, a favore di Evelyn Matthei.

 

Il Presidente uscente, Sebastian Piñera
Il Presidente uscente, Sebastian Piñera

LA CRISI DELLA DESTRA – Ben prima che si svolgano le elezioni, la destra cilena affronta quindi la piĂą grave crisi dal ritorno alla democrazia. L’incapacitĂ  di trarre benefici da un periodo di Governo di relativo successo, sommata all’assenza di proposte su temi importanti che sembrano tutti appartenere, nel complesso, alla sinistra, oltre all’assenza di unitĂ , fanno presagire l’inizio di un periodo di necessario rinnovamento, modernizzazione e aggiornamento ai temi sociali dell’attualitĂ .

Ciò apre a una nuova stagione per la storica coalizione che unisce da ormai due decenni alla guida del Paese – con l’eccezione della parentesi Piñera – socialisti e democristiani. A questo gruppo si affianca inoltre un redivivo partito comunista che ha capito che la strada del potere passa dall’alleanza, completando una coalizione abbastanza eterogenea – da qui il nome di Nueva Mayoría (Nuova Maggioranza) – che appare comunque essere la migliore combinazione per dare le risposte che il Paese ha bisogno attorno al denominatore di una maggiore uguaglianza.

Il compito non sarà comunque facile. Bachelet dovrà fare i conti con un rallentamento dell’economia generato dai minori introiti dell’estrazione del rame, di cui il Cile è il primo produttore mondiale, e con una crisi energetica che si è aggravata nell’ultimo tempo, a causa di sei anni consecutivi di siccità (evento che ha conseguenze sui bacini idroelettrici). Per queste stesse ragioni, il Cile deve iniziare a guardare oltre e trasformarsi in un Paese non solo produttore di materie prime e di energia proveniente da fonti alternative. Manco a dirlo, questi due capisaldi dell’economia possono essere creati solamente con una grande riforma del tessuto educativo. Resta da vedere se la Bachelet abbia realmente intenzione di farlo o se invece si tratti solo di campagna elettorale.

 

Gilles Cavaletto

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Gilles Cavaletto
Gilles Cavaletto

Vivo a Santiago ma ho studiato temi europei. Ho lavorato in America Latina, in agenzie legate all’ONU attive nel tema della cooperazione internazionale. Per il “Caffè Geopolitico” seguo il Cile e Haiti, bellissima isola martoriata dal terremoto e dalla povertĂ  nella quale ho lavorato.

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