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In bilico tra Europa e isolamento internazionale

Strano destino quello della Serbia, paese attualmente alle prese con forti tensioni interne ed il fantasma di un passato che rischia di ostacolare il processo di adesione all’Unione Europea iniziato alla fine del 2009. Di passi in avanti rispetto al passato la Serbia sembra averne fatti molti negli ultimi anni, in una prospettiva che sembra aver avviato il Paese verso una sempre maggiore integrazione con l'Unione Europea. I rischi di pericolosi passi indietro non sembrano però del tutto sotto controllo.

Da: Centro di Formazione Politica

CRIMINALI IN FERMENTO – Ammesso nel 2003 nel Consiglio d’Europa, il governo serbo ha successivamente firmato il documento quadro per l’annessione al programma Partnership for Peace nel 2006 collaborando attivamente con il Tribunale Penale Internazionale dell’Aja per garantire gli arresti degli ex leader accusati di crimini di guerra. Nell’estate del 2008, con i processi a due dei quattro ricercati, il paese balcanico sembrava aver scelto la via della cooperazione con le istituzioni europee, condizione indispensabile per poter ambire all’annessione, e con la vittoria dei partiti filo-europeisti alle elezioni del 2008 era stata definitivamente spianata la strada verso l’accesso all’Unione. Nell’ultimo periodo, però, tensioni violente hanno percorso il paese, fomentate da movimenti di estrema destra organizzati come eserciti paramilitari e guidati da personaggi che godono dell’appoggio di cosche mafiose balcaniche e di leader di gruppi neonazisti russi. In prima fila sembra esserci Otacastevni Pokret Obraz, chiamata comunemente Obraz, formazione omofoba resasi protagonista dell’attacco al gay pride di Belgrado, il cui capo indiscusso è quel Mladen Obradovic già accusato di aver guidato vari assalti degli ultranazionalisti contro la polizia dopo la proclamazione d’indipendenza del Kosovo. La violenza, scatenatasi a livello politico dopo che Obradovic ha accusato il presidente Tadic di volersi alleare con coloro che bombardarono il paese durante la guerra in Jugoslavia, ha poi infettato il mondo dei gruppi ultras che sostengono la Stella Rossa ed il Partizan Belgrado, i due maggiori club calcistici della capitale. Allo stesso tempo, Obraz sembra essere divenuta il braccio armato dell’organizzazione di Darko Saric, uno dei maggiori signori della droga dell’area balcanica. Montenegrino, accusato di aver riciclato un miliardo di euro proveniente dal traffico di stupefacenti solo nell’ultimo anno, sarebbe il manovratore occulto di quelli che sono definiti i “delije”, gli uomini duri, della Stella Rossa di Belgrado. La polizia serba e alcuni esponenti del governo sostengono che ci sia la sua mano dietro agli scontri di Belgrado e i fatti di Genova sembrano provarlo. Saric starebbe cercando non tanto l’isolamento del paese in campo internazionale, quanto più una rappresaglia massiccia dati i suoi problemi con le autorità serbe. Per il processo in corso rischia una condanna pesantissima e secondo il Ministro della Giustizia Slobodan Homen sarebbe lui a guidare i movimenti di estrema destra per potersi garantire il monopolio dei traffici indebolendo al contempo il controllo dello Stato. Sebbene non ci sia ancora chiarezza sui mandanti degli scontri degli ultimi mesi, l’obiettivo finale dei gruppi che fomentano la tensione interna sembra essere uno solo: portare nel paese una situazione d’instabilità permanente in grado di rallentare, se non di far saltare, il processo di adesione della Serbia all’Unione Europea.

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IL NAZIONALISMO ALLA RIBALTA? – Il revanscismo nazionalistico dei gruppi come Obraz sembra essere al momento il primo problema per il premier Tadic, costretto negli ultimi giorni a presentare scuse ufficiali al nostro paese per quanto successo a Genova. Gli scontri nel capoluogo ligure hanno portato il paese sotto i riflettori dell’Europa intera, già inorridita alla vista delle immagini degli scontri del gay pride di Belgrado ed infastidita dalla notizia dell’asilo politico concesso a Marko Milosevic dalla Russia. Il figlio dell’ex presidente Slobodan Milosevic avrebbe infatti ottenuto lo status di rifugiato politico una volta atterrato a Mosca, sebbene sia stato spiccato nei suoi confronti un mandato d’arresto per contrabbando di sigarette e debba dare spiegazioni riguardo ai tesori del padre occultati nei caveau delle banche di mezza Europa. Nelle ultime ore il Parlamento olandese ha chiesto al prossimo ministro degli Esteri Uri Rosenthal di opporsi ai negoziati di adesione della Serbia all’Unione Europea, ufficialmente perché le autorità di Belgrado non avrebbero dimostrato piena cooperazione con il Tribunale dell’Aja nell’assicurare la cattura degli ex criminali di guerra. La sensazione è che il revanscismo montante e gli scontri delle ultime settimane siano le reali motivazioni che hanno spinto il legislativo olandese a votare a favore della risoluzione anti-serba. E’ ancora presto per poter prevedere quello che accadrà nei prossimi mesi, di certo però il paese balcanico sembra trovarsi ora in una situazione di stallo, in bilico tra l’Europa e un isolamento che potrebbe costare alla Serbia molto più che la credibilità internazionale conquistata con fatica negli ultimi anni.

Simone Comi redazione@ilcaffegeopolitico.net

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