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The day after (Mubarak)

Da tempo si rincorrono voci che vorrebbero il presidente egiziano Hosni Mubarak sempre più malato, forse addirittura affetto da un cancro. Qualunque sia il male che affligge il presidente egiziano, ad 82 anni la sua abdicazione alle prossime elezioni presidenziali (2011) sembrava comunque imminente. Tuttavia la figura di un presidente debole e malato apre a nuovi interrogativi sulla sua successione. Una successione che potrebbe essere tutt'altro che pacifica.

EL BARADEI ED I FRATELLI MUSULMANI – Molti analisti ritengono che un'improvvisa uscita di scena del presidente Mubarak (foto sopra) getterebbe il paese nel caos totale. Mohammed El-Baradei ed i Fratelli Musulmani, prima forza di opposizione nel paese, non attendo altro che l'ottuagenario presidente lasci il suo incarico per provare a conquistare la presidenza del paese. El Baradei, scaduto il mandato direttore dell'AIEA, è da tempo tornato in Egitto ed appare come una delle più autorevoli figure in grado di sostituire Mubarak alla guida del paese. Tuttavia i programmi di El-Baradei potrebbero non coincidere, o almeno potrebbero solo temporaneamente, con quelli dei Fratelli Musulmani i quali da decenni rappresentano la prima forza di opposizione nel paese. La Fratellanza, sebbene mancante di un riconoscimento ufficiale, appare come l'unica forza sociale in grado di cooptare realmente la popolazione locale.

Tuttavia prima di attuare qualsiasi ribaltone bisognerà fare i conti con la volontà del Faraone Mubarak il quale pare da tempo aver designato come suo successore il figlio minore Gamal. GAMAL MUBARAK – Ha 47 anni ed un passato da tecnocrate trascorso all'ombra dell'ingombrante padre. Sebbene Gamal possa godere dell'appoggio di molta parte dei generali e dell'onnipresente capo dell'intelligence Omar Suleiman la sua successione non appare affatto scontata. Gli 80 milioni di egiziani sono infatti ormai stanchi dello strapotere esercitato dalla famiglia Mubarak sul paese e potrebbero ribellarsi ad un tale passaggio di consegne. Altri analisti sostengono come Gamal non possieda il carisma e la personalità necessarie per guidare una nazione così complessa e difficile come l'Egitto.

Del resto il figlio di Mubarak non ha ancora nemmeno ufficializzato la sua entrata nell'arena politica egiziana sebbene sia ormai da tempo a capo del Policy Planning Committee del Partito Nazionale Democratico. Nelle sue rare dichiarazioni, Gamal Mubarak ha dichiarato come la lotta alla povertà e la battaglia contro la corruzione siano le due priorità per il PND. Il figlio di Mubarak si è anche inoltre distinto per le sue dichiarazioni di apertura economica, in Egitto è un importante uomo d'affari, e soprattutto per i seppur velati riferimenti alla violazione dei diritti umani nel paese.

Tuttavia la sua figura sembra non convincere la popolazione anche e soprattutto perchè tutti i mali denunciati dal giovane Mubarak sono stati creati, incoraggiati e radicati all'interno della società egiziana proprio dal padre. Ogni denuncia di Gamal diviene inevitabilmente un attacco diretto a colui il quale detiene il potere da quasi 30 anni e va inevitabilmente considerato il principale responsabile dell'attuale situazione dell'Egitto. Il messaggio di Gamal poco si sposa quindi con la volontà di rinnovamento che si respira nel paese e che potrebbe essere invece ben interpretata dall'asse Baradei-Fratellanza Musulmana.

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LA COALITION OF PURPOSE ED IL TERZO INCOMODO – Una coalizione d'interesse, quanto pi∙ ampia possibile, per battere il Faraone e la sua discendenza. Questo l'intento di Muhammad El-Baradei (foto a lato) e dei Fratelli Musulmani i quali hanno prontamente aderito all'appello lanciato del premio Nobel per la Pace egiziano. Durante una recente manifestazione ad Alessandria, la prima in cui El-Baradei si è direttamente scagliato contro le politiche governative, il premio Nobel ha chiamato tutte le forze politiche egiziane ad unirsi sotto un'unica bandiera per scacciare Mubarak ed inaugurare una nuova stagione.

Tuttavia molti altri analisti non escludono che ad averla vinta potrebbe essere il potentissimo capo del'intelligence Omar Suleiman. Estremamente gradito ad Israele grazie ai suoi strettissimi rapporti con l'apparato di difesa di Tel Aviv e potrebbe essere anche l'uomo giusto, negli interessi Usa, al fine di controllare l'ascesa iraniana nella regione medio orientale. Durante l'ultima crisi fra Israele e Libia, causata da una nave che voleva attraccare a Gaza, l'intervento di Suleiman pare sia stato risolutivo e addirittura il Ministro degli esteri israeliano Lieberman ha voluto personalmente ringraziare il capo degli 007 egiziani per la sua preziosa intermediazione.

CONCLUSIONI – Come sottolinea l'Economist, "La maggior parte degli egiziani vede la propria società come crudamente divisa: con il regime che cura principalmente gli interessi dei ricchi, fingendo di rappresentare i poveri". L'ipotesi di uno scontro tanto al vertice quanto per le strade del Cairo non è un'ipotesi da escludere. La società egiziana è spaccata in due e la sua parte più giovane – numerosa, ma soprattutto povera ed arrabbiata  – potrebbe non rimanere impassibile di fronte ad una successione in stile dinastico. Questo anche perchè ormai da tempo i Fratelli Musulmani attendono di scacciare il Faraone Mubarak: anche se questo dovesse significare scatenare una guerra civile. Un presidente egiziano così debole è un'occasione che difficilmente si ripresenterà considerata la frequenza con cui ci si avvicenda al potere nel paese: solo tre presidenti, Nasser, Sadat e Mubarak, dal 1952 ad oggi. Carpe Diem.

Marco Di Donato redazione@ilcaffegeopolitico.net

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