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Guerra dei dazi Cina-USA: un primo bilancio

  • Il recente accordo firmato a Washington rappresenta solo una tregua nel conflitto commerciale e tecnologico tra Cina e USA
  • Trump incassa un buon successo diplomatico per la campagna elettorale, mentre Pechino fa alcune concessioni per occuparsi con calma dei propri cambiamenti economici interni
  • Date le tensioni con gli USA, la Cina guarda con sempre maggiore attenzione all’Unione Europea e potrebbe sfruttare le sue divisioni interne a proprio vantaggio

Il recente annuncio della prossima firma di un accordo commerciale tra USA e Cina ha entusiasmato gli osservatori internazionali e fatto cabrare con decisione i mercati, giĂ  rinvigoriti delle ottime performance dell’economia americana. Ma a una cabrata eccessiva segue lo stallo, e all’orizzonte si prospetta un rallentamento dell’economia globale conseguente al ridimensionamento cinese e alla perdita di mordente dei Paesi europei. Trump, che ha nel mirino anche l’economia tedesca, può ora presentarsi in campagna elettorale forte di una vittoria diplomatica e di un’economia performante, mentre la Cina concede il set in favore di una strategia di lungo periodo. In UE si prospettano politiche monetarie espansive per far fronte ad una crisi sistemica che potrebbe essere acuita da una rinnovata aggressivitĂ  americana nei confronti dell’automotive tedesco; la mancanza di coesione politica tra i Paesi Membri renderĂ  piĂą appetibili le avances di Pechino, che ora calibra con piĂą attenzione i propri investimenti e cerca di portare capitali esteri nella mainland.

Federico Zamparelli

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Federico Zamparelli
Federico Zamparelli

Udinese per nascita e affinità calcistica, genovese nel cuore, cittadino del mondo anche se fa un pochino cliché. Ho studiato Scienze Diplomatiche al SID di Gorizia (Università di Trieste) e proseguito con una magistrale in Global Studies, in un programma di doppia laurea con la LUISS di Roma e la China Foreign Affairs University di Pechino. Ora frequento un corso intensivo di lingua e cultura cinese alla Tsinghua University di Pechino, perché proprio non riesco a resistere al fascino del “regno di mezzo”. Parlo correntemente inglese e francese, le mie aree di maggior interesse sono l’Africa e l’Asia – in particolare la Cina – e nel Caffè metto la mia passione per l’economia, l’high tech e le politiche energetiche.

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