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Alessandria 1941: i “maiali” mettono al tappeto la Royal Navy

Ristretto – 18 dicembre 1941: tre siluri a lenta corsa della Regia Marina entrano di nascosto nella base navale britannica di Alessandria d’Egitto e danneggiano gravemente due corazzate, una petroliera e un cacciatorpediniere. Si tratta di uno dei più grossi successi della Marina italiana nella seconda guerra mondiale.

Nel dicembre 1941 l’Italia è in guerra da un anno mezzo contro la Gran Bretagna nel Mediterraneo e ha conosciuto finora solo sconfitte e umiliazioni. Dopo i disastri militari dell’inverno 1940-41, le ambizioni regionali di Mussolini sono infatti sfumate e lo sforzo bellico italiano è di fatto succube di quello dell’alleato tedesco, intervenuto in forze con l’Afrikakorps di Rommel e la Luftwaffe per tenere in piedi Roma nel conflitto. Anche la Regia Marina, l’arma più importante dell’Italia nel Mediterraneo, ha conosciuto più disfatte che successi: il raid aereo contro la base di Taranto (11-12 novembre 1940) e il disastro di Capo Matapan (27-29 marzo 1941) hanno gettato ombre pesanti sulla reputazione della flotta e indebolito la sua efficacia bellica contro la Royal Navy. Per cercare di pareggiare la situazione, la Marina decide quindi di affidarsi al naviglio leggero (barchini, MAS, sommergibili) per ostacolare i movimenti della flotta nemica e attaccare le sue unità più importanti. In questa scelta gioca un ruolo chiave il principe Junio Valerio Borghese, esponente della storica famiglia nobile, già distintosi come sommergibilista durante la guerra civile spagnola. Borghese organizza commando di “uomini rana” per attaccare le basi britanniche nell’area e promuove l’uso dei cosiddetti siluri a lenta corsa (SLC), meglio noti come “maiali”, cioè siluri pilotati direttamente da due operatori verso le navi nemiche. Una volta raggiunte tali navi, gli operatori rimuovono la testa del “maiale”, composta da 300 Kg di tritolo, e la attaccano alla carena dei vascelli avversari, provocando così, al momento dell’esplosione, la grave menomazione dello scafo o addirittura il suo affondamento. Naturalmente si tratta di una tattica estremamente rischiosa per i piloti degli SLC, che rischiano di venire uccisi dall’esplosione o dall’equipaggio nemico, ma consente comunque di infliggere grossi danni in maniera efficace e poco costosa.

Dopo un primo successo contro Gibilterra, l’ora della verità per i “maiali” di Borghese arriva nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 1941: trasportati dal sommergibile “Sciré”, tre SLC con relativi equipaggi vengono infatti messi in mare al largo del porto di Alessandria per colpire la locale squadra della Royal Navy comandata dall’ammiraglio Cunningham. I membri del commando sono Luigi Durand de La Penne, Emilio Bianchi, Vincenzo Martellotta, Mario Marino, Antonio Marceglia e Spartaco Schergat. Penetrati nella base nemica, i marinai italiani installano con successo mine magnetiche sullo scafo delle corazzate Valiant e Queen Elizabeth. Le successive esplosioni danneggiano gravemente entrambi i vascelli, mettendoli fuori uso per mesi, mentre una terza salva di mine su una nave cisterna finisce per distruggere anche parte del cacciatorpediniere Jervis, uno dei più decorati della Royal Navy. Tutti i membri del commando vengono catturati e spediti in campi di prigionia nella vicina Palestina, ma il loro successo ha comunque compromesso la superiorità numerica della flotta britannica nel Mediterraneo orientale e ridato in parte l’iniziativa alla Regia Marina. Ciò consentirà quindi alle forze navali italiane di continuare a giocare un ruolo attivo nel teatro per tutto il 1942, prima della sconfitta finale e della resa agli Alleati nel settembre 1943. Il destino dei protagonisti del raid rappresenterà perfettamente la sanguinosa divisione del Paese successiva all’armistizio: mentre Borghese continuerà infatti a combattere al fianco dei tedeschi, guidando la temuta Decima MAS, Durand de La Penne e i suoi compagni parteciperanno invece alla guerra di liberazione al fianco degli Alleati, ricevendo la medaglia d’oro al valor militare dagli ex nemici nel marzo 1945. 

Simone Pelizza 

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Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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