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Un anno dopo

É passato un anno dal colpo di stato contro il presidente Zelaya: l’Honduras é ancora isolato all’interno della comunitá internazionale e il nuovo presidente Lobo denuncia pubblicamente il rischio di un nuovo golpe. Intanto il tasso nazionale di disoccupazione supera il 40%. Ecco la situazione vista da un collaboratore del “Caffè” che scrive direttamente da Tegugicalpa

UN ANNO FA – All’alba del 28 giugno 2009 un commando dell’esercito faceva irruzione nella casa privata dell’allora presidente Manuel “Mel” Zelaya, lo arrestava e lo caricava, ancora in pigiama, su un aereo diretto a San José, Costa Rica. Qualche ora dopo Tegucigalpa si svegliava al suono dei velivoli militari che presidiavano il cielo per controllare dall’alto eventuali dimostrazioni dei Zelaysti. Nelle ore successive il presidente del Parlamento nazionale Roberto Micheletti veniva eletto Presidente della Repubblica ad interim.

La comunitá intenazionale prese subito posizione contro il golpe: l’Honduras fu sospeso dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) , molti ambasciatori furono ritirati, gli aiuti della cooperazione internazionale furono congelati e il presidente venezuelano Chávez arrivó persino a minacciare un inervento militare nel paese centramericano.

LA SITUAZIONE OGGI – L’anniversario dei fatti del giugno 2009 é trascorso in tranquillitá, ma la situazione in Honduras é ancora molto problematica. É vero, molte rappresentanze diplomatiche (tra cui quella italiana) sono tornate a funzionare regolarmente, ma sono ancora molti gli Stati che non riconoscono l’attuale governo e all’interno dell’OSA continua a prevalere la linea dura. Inoltre, il governo di Unitá Nazionale messo in piedi da Porfirio “Pepe” Lobo (foto sotto) ha suscitato malumori tra le élites del paese, malumori che hanno spinto lo stesso presidente a denunciare pubblicamente i timori di subire un colpo di stato simile a quello del suo predecessore

Come spesso accade in situazioni simili peró, gli strascichi della crisi politica dello scorso anno si ripercuotono sulle fasce piú deboli della popolazione. Mentre le menti e le braccia del golpe si godono ricche pensioni o prestigiosi incarichi istituzionali, il tasso di disoccupazione ha superato il 40% e UNICEF e World Food Program hanno lanciato un serio allarme per la denutrizione infantile nel paese. Come se non bastasse, la tormenta Agatha dello scorso maggio ha causato ingenti danni all’agricoltura e al piccolo commercio, ed é di questi giorni la notizia di una forte epidemia di Dengue che sta mettendo in ginocchio le fragili struttire sanitarie hondureñe.

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E ADESSO? – Gli sforzi del governo di Unitá Nazionale nei primi sei mesi di lavoro si sono concentrati sulla riammissione dell’Honduras nell’OAS e, nonostante la strenua opposizione dei paesi dell’ALBA, si prevede che il paese possa rientrare nell’organizzazione ad agosto. Resta il dubbio che l’intenso lavoro diplomatico distolga l’attenzione del governo dai problemi reali della popolazione: l’auspicio é che, una volta riottenuto il riconoscimento internazionale, temi come educazione, salute, lotta alla povertá, alla corruzione e al narcotraffico diventino i punti caldi dell’agenda del presidente Lobo.

Vincenzo Placco

redazione@ilcaffegeopolitico.it

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