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Alfred Thayer Mahan, l’evangelista del potere marittimo

Almanacco del Caffè – 1 dicembre 1914: muore Alfred Thayer Mahan, storico navale e padre delle moderne teorie del potere marittimo.

Nato a West Point nel 1840, Alfred è figlio di Dennis Hart Mahan, uno dei professori più rispettati e influenti della celebre accademia militare statunitense. Inizialmente studente al Columbia College di New York, Mahan sfida il volere parterno e decide di entrare nell’Accademia Navale di Annapolis, da cui si laurea ufficiale con il massimo dei voti nel 1859. In seguito partecipa alla guerra civile a bordo di diverse unità navali dell’Unione e scala gradualmente tutti i gradi della Marina statunitense, raggiungendo quello di capitano nel 1885. Durante la guerra del Pacifico (1879-1884) tra Cile e Perù, egli comanda la USS Wachusett stazionata a Callao in difesa dei locali interessi statunitensi, ma l’esperienza si rivela poco felice e Mahan decide successivamente di lasciare il servizio attivo per tornare ad Annapolis come insegnante di tattica e storia navale. Non si muoverà più di lì sino alla morte, salvo per un breve ritorno al servizio attivo durante la guerra ispano-americana del 1898 e per un breve periodo come delegato del suo Paese alla Convenzione dell’Aja nel 1899. Nel 1906 verrà promosso contrammiraglio per i suoi anni di servizio durante la guerra civile.

Oltre a insegnare ai cadetti dell’Accademia Navale, Mahan usa il suo tempo ad Annapolis per scrivere una serie di voluminosi saggi storici sulla guerra navale, destinati a influenzare profondamente i vertici militari e politici di diversi Stati, tra cui la Germania guglielmina e il Giappone imperiale. Il più famoso di questi saggi è “The Influence of Sea Power Upon History”, pubblicato nel 1890, dove lo studioso statunitense reinterpreta la storia navale dell’età moderna alla luce dei concetti strategici di Jomini, elaborando una complessa e affascinante teoria del “potere marittimo” attraverso i secoli. In sostanza, Mahan vede la grandezza delle nazioni strettamente legata al predominio sul mare, da esercitare sia in pace che in guerra, e identifica una serie di località strategiche (stretti, istmi, isole) da occupare o controllare per negare al nemico vitali comunicazioni marittime e indebolire la sua potenza economica e militare. Da questo punto di vista, gli Stati devono acquisire basi strategiche all’estero per rafforzare il proprio controllo dei mari, mentre le forze navali devono non solo impegnare in battaglia quelle avversarie ma impedire il commercio dei neutrali a favore del nemico e fornire assistenza alle operazioni sulla terraferma. L’obiettivo finale è il “command of the sea” (comando del mare), cioè consentire l’utilizzo dello spazio marittimo solo a vantaggio della propria parte. Fervente ammiratore di Nelson, Mahan continua comunque a porre grande enfasi sulla tradizionale battaglia navale come strumento decisivo per ottenere e preservare il “potere marittimo” di una nazione.  La strategia navale deve quindi essere sempre finalizzata a raccogliere le forze sufficienti per affrontare il nemico in uno scontro finale per il controllo dei mari, sul modello delle classiche battaglie tra romani e cartaginesi durante la prima guerra punica o di quelle tra francesi e inglesi nel XVIII secolo.

Le idee di Mahan ottengono un grande successo di pubblico e l’impegno attivo dell’ufficiale statunitense nella loro diffusione, spesso condotto con zelo quasi religioso, le rende presto parte integrante del pensiero strategico delle Marine di mezzo mondo. Nel frattempo, il Presidente Theodore Roosevelt stringe amicizia con Mahan e lo rende spesso partecipe delle sue discussioni di politica estera, facendosi influenzare dal suo pensiero strategico per lanciare l’ambizioso progetto del canale di Panama nel 1904. Inaugurato pochi mesi prima della morte di Mahan, il canale rafforza il potere marittimo statunitense nel Pacifico e conferma la trasformazione del Paese in una grande potenza pronta ad assumersi responsabilità globali.

Ancora oggi gli insegnamenti di Mahan sono al centro della strategia navale statunitense e influenzano molti dibattiti sulla sicurezza marittima internazionale.

Simone Pelizza

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Simone Pelizzahttp://independent.academia.edu/simonepelizza

Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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