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Guerre senza eserciti: la riduzione delle spese militari

Miscela Strategica – Stati Uniti d’America, Cina, Russia, Regno Unito e Francia. PiĂą del 60% delle spese militari mondiali sono state affrontate nel 2012 dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’organizzazione istituita nel 1945 allo scopo di unire le forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale.

 

LA RIDUZIONE DELLE SPESE IN ARMAMENTI – Attraverso la ratifica della Carta delle Nazioni Unite, gli Stati membri si impegnarono ad astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza nelle loro relazioni internazionali e conferirono all’Assemblea Generale l’autoritĂ  di esaminare i principi generali di cooperazione, compresi quelli regolanti il disarmo e la disciplina degli armamenti. Tale impegno infuse alla fine della seconda Guerra Mondiale una ventata di speranza a coloro i quali vedevano un futuro senza guerre, armi ed eserciti.

A distanza di quasi settant’anni, quali regioni si stanno muovendo in direzione della riduzione dei propri armamenti? Nel 2012 il Medio Oriente (+8,3%) e il Nord Africa (+7,8%) sono state le uniche due regioni ad aver aumentato significativamente il tasso di crescita delle spese militari rispetto all’anno precedente. In aumento anche l’ America Latina (+3,8%), al contrario di Sud Est Asiatico (1,6%) e Africa Sub Sahariana (3,2%) che hanno segnalato un lieve rallentamento nel tasso di crescita delle spese militari. Trend inverso per Asia Centrale e Meridionale, Nord America, Oceania, Europa Occidentale e Centrale dove le spese sono invece in diminuzione.

 

PER LA PACE PERPETUA – E’ veramente possibile per uno stato ipotizzare di azzerare le proprie spese militari e rinunciare ad avere un esercito?

Dopo Immanuel Kant, a porsi tale quesito fu il Presidente americano Thomas Woodrow Wilson, e premio Nobel per la Pace nel 1919, che alla fine della Prima Guerra Mondiale propose di ridurre gli armamenti degli Stati fino al minimo necessario per garantire la sicurezza interna. Nei gradini più bassi della classifica delle spese in armamenti militari del 2012, ritroviamo proprio quei Paesi che non dispongono di forze amate, poiché hanno deciso di rinunciare ad avere un esercito per ragioni ideologiche, oppure perché hanno affidato la propria difesa ad altri Stati, organizzazioni o sistemi di sicurezza regionali.

 

UNA CULTURA DI PACE – Il caso forse piĂą noto è la Repubblica di Costa Rica. Dopo la fine della guerra civile nel 1948, l’introduzione dell’articolo 12 nella Costituzione abolì l’esercito e il budget precedentemente utilizzato per le spese militari, venne destinato a sicurezza, educazione e cultura. Tale atto sancì la volontĂ  del Paese di creare una cultura di pace, partendo in primo luogo dall’educazione, sull’idea che, detta alla Huxley, se le guerre nascono nelle menti degli uomini, è nelle stesse menti degli uomini che la difesa della pace deve essere costruita.

Altri Stati che ritroviamo in fondo classifica sono Panama, anch’esso passando per una fase di demilitarizzazione ha deciso di abolire le proprie forze armate nel 1990 ed Haiti, che ha smantellato il proprio esercito nel 1995. Da segnalare comunque che nel 2012 Panama e Costa Rica hanno registrato un elevato tasso di crescita delle spese per la sicurezza interna, rispettivamente 123% e 72%. Non godendo di forze armate regolari, le forze di sicurezza pubblica rappresentano per questi Stati l’unico mezzo per contrastare i piĂą violenti atti di criminalitĂ .

 

L’UNIONE FA LA FORZA…ARMATA – Esistono infine alcuni Stati che non dispongono di un esercito poichĂ© hanno deciso di affidare la propria sicurezza nelle mani di altri Paesi. Tra questi  ritroviamo Andorra, che può contare sulla difesa di Spagna e Francia, Principato di Monaco, difeso dalla Francia, Nauru, alla cui difesa provvede l’Australia, Samoa, difeso dalla Nuova Zelanda, Isola Marshall, Micronesia e Palau, protetti dagli Stati Uniti d’America.

Un’altra opzione vagliata da alcuni stati è stata quella di affidare la propria protezione ad organizzazioni o accordi internazionali. L’Islanda, anch’essa in fondo alla classifica del 2012 con 17,4 milioni (0,1% del proprio PIL) destinati a spese militari, ha deciso di affidare la propria protezione alla NATO; mentre alcune isole caraibiche, quali Dominica, Grenada, Saint Kitts and Nevis, Saint Vincent e Grenadine e Santa Lucia spinte dall’esigenza di dare una risposta collettiva alle minacce poste alla sicurezza, hanno deciso di organizzare la propria difesa in un Sistema di Sicurezza Regionale.

 

Costa Rica, Panama e Haiti hanno abolito le forze armate
Costa Rica, Panama e Haiti hanno abolito le forze armate

CONCLUSIONI – Analizzando i dati a disposizione risulta difficile poter affermare che, a meno di improvvisi cambiamenti nell’assetto politico internazionale, altri Stati decidano di rinunciare a breve termine alle proprie forze armate seguendo l’esempio di Panama, Costa Rica ed Haiti.

E’ invece più probabile che i continui tagli di budget alla difesa e la crescente necessità di una risposta comune alle minacce sempre più globali poste alla sicurezza contribuiranno ad accelerare la tendenza ad un operato collettivo, facendo affidamento sempre più a sistemi o organismi internazionali.

L’inizio del ventunesimo secolo, segnato dallo scatenarsi di una guerra globale che ha visto contrapporsi il terrorismo a matrice islamica con l’ordine internazionale precostituito, è stato caratterizzato a differenza del secolo precedente da un numero limitato di guerre tradizionali. Al contrario, nell’ultimo decennio si è assistito all’inasprimento dei conflitti armati discontinui e a bassa intensitĂ , a carattere principalmente etnico e nazionalista o dallo scontro armato di matrice religiosa.

In previsione di un continuo mutamento dell’attuale forma della guerra e delle sfide poste alla sicurezza, gli stati saranno sempre più orientati a privilegiare, rispetto alle soluzioni militari tradizionali, altre tipologie di intervento più idonee ad affrontare le nuove minacce, basate più su strategie di prevenzione a lungo termine che affrontano le cause alla radice di un conflitto, rispetto alla capacità di reazione. Tra queste ricordiamo, la diplomazia preventiva, che prende la forma di mediazione, conciliazione o negoziazione, non più limitata ai soli canali ufficiali, il disarmo preventivo, l’allarme precoce e la collaborazione transnazionale.

 

Le spese militari mondiali nel 2012.

 

Martina Dominici

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Martina Dominici
Martina Dominici
Instancabilmente idealista e curiosa per natura, il suo desiderio di scoprire il mondo l’ha spinta a studiare lingue straniere presso l’Università Cattolica di Milano e relazioni internazionali tra l’Università di Torino e la Zhejiang University di Hangzhou. Le esperienze lavorative presso l’Ambasciata d’Italia a Washington DC e Confindustria Romania a Bucarest hanno contribuito a forgiare il suo spirito girovago e ad affinare la sua arte nel preparare la valigia perfetta. Dopo quasi due anni di analisi strategica, si è occupata di ricerca per l’Asia Program dell’ISPI, prima di partire per la Thailandia come Casco Bianco per Caritas italiana in un programma di supporto ai migranti birmani. Continua ad essere impegnata nell’umanitario in campo di migrazioni.

 

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