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Messico e nuvole…sopra il Mondiale

La nazionale centroamericana si presenta in Sudafrica con la voglia e l'entusiasmo tipici delle formazioni latine. Non irresistibile, la formazione biancoverde può contare tuttavia su alcuni uomini pericolosi, come l'attaccante Vela. In Messico il calcio è uno sport molto importante e per ben due volte nell'arco di soli sedici anni lo stadio “Azteca” della capitale ha visto svolgersi due finali mondiali. Un altro affascinante intreccio tra sport e politica, come scoprirete leggendo questo articolo

IL PAESE

Nordamerica o Centroamerica? Gli analisti dibattono al giorno d'oggi su dove collocare il Messico. Da un punto di vista meramente linguistico e culturale la risposta sarebbe univoca: si tratta del primo Paese dell'America Latina, quindi a sud del Rio Bravo (confine di naturale con gli Stati Uniti) non può che iniziare il Centroamerica. Se però si fa un'analisi meramente geopolitica, e quindi si vanno a studiare le aree di influenza e la trama delle relazioni politico-economiche, si può anche affermare che il Messico faccia parte del Nordamerica. Il Paese ispanico fa parte del NAFTA (North American Free Trade Agreement), l'associazione di libero scambio con USA e Canada sorta all'inizio degli anni'90 e che rappresenta croce e delizia degli analisti di relazioni internazionali che si occupano del Messico. Se da una parte c'è infatti chi sostiene che l'accordo abbia beneficiato fortemente le maquiladoras (fabbriche con manodopera a basso costo situate vicino al confine con lo zio Sam), e quindi il tessuto produttivo messicano, dall'altra c'è chi vede nel NAFTA il simbolo dello sfruttamento statunitense nei confronti del proprio vicino “povero”. Comunque la si guardi, è innegabile comunque che il Paese di origine azteca sia legato a doppio filo con Washington e che l'economia nazionale, una delle più sviluppate di tutta l'America Latina, dipenda strettamente da quello che succede a Wall Street. Non è un caso se il Messico è lo Stato che ha risentito maggiormente, tra quelli latinoamericani, degli effetti nefasti della crisi economica che ha avuto origine proprio negli USA: una pesante recessione, nell'ordine del 5%, ha colpito il Paese nel 2009, in netta controtendenza con l'altra grande potenza latina, il Brasile, che ha invece terminato l'anno scorso con un record del PIL in attivo.

CAFFE' IN PILLOLE

  • Pur avendo cultura e lingua ispanica, si può dire che il Messico sia un mondo totalmente a sé rispetto agli altri grandi Paesi latini che stanno a sud del Canale di Panama. Nell'orbita geopolitica di Città del Messico gravitano infatti gli altri piccoli Paesi dell'America Centrale, che come un effetto “domino” sono stati a loro volta colpiti dalla crisi che è partita negli USA, ma non quelli dalla Colombia in giù. La demarcazione tra America Centrale e Meridionale è dunque molto netta.

  • Un grave problema del Messico è il narcotraffico, su cui si innesta una situazione di criminalità che ha raggiunto tassi altissimi negli ultimi anni. Diverse aree, soprattutto al Nord dove maggiori sono i traffici illegali diretti verso gli Stati Uniti, sono fuori controllo delle istituzioni pubbliche e controllate invece dai grandi cartelli mafiosi, spesso con la complicità delle forze dell'ordine.

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LA SQUADRA

Il Messico si presenta ai Mondiali sudafricani con la voglia di far bene, ma senza poter vantare troppe ambizioni. Sempre presente alla competizione a causa del facile girone di qualificazione in cui è inserita, la formazione ispanica non ha mai particolarmente brillato alla fase finale. La stella della squadra è l'attaccante Carlos Vela, ventenne in forza all'Arsenal, che ha fatto penare non poco gli azzurri in occasione dell'incontro amichevole di due settimane fa prima della partenza per l'Africa.

Il Messico si trova nel girone A, insieme ai padroni di casa, alla Francia e all'Uruguay. Un raggruppamento abbastanza difficile ed equilibrato, nel quale difficilmente riuscirà ad ottenere il passaggio agli ottavi.

GEOPALLONE

Sembrerà strano, ma un Paese con una tradizione calcistica non proprio eccezionale come il Messico può vantare di aver ospitato due edizioni dei Mondiali, per di più a distanza molto ravvicinata: 1970 e 1986. Se la prima è nel cuore dei tifosi italiani per la storica semifinale giocata con la Germania, la seconda è invece passata alla storia per le prodezze di Diego Armando Maradona.

Come mai al Messico fu affidata l'organizzazione di due Mondiali a così breve distanza di tempo? E' presto detto: in origine la competizione dell'86 era stata assegnata alla Colombia. Il Paese sudamericano fu costretto a rinunciare ad ospitare la manifestazione per l'impossibilità di realizzare tutte le strutture richieste (stadi, infrastrutture, eccetera). La FIFA decise dunque di ripiegare sul Messico, che si trovava relativamente vicino e aveva ancora gli stadi costruiti per il '70 in buono stato. Questo tuttavia non fu sufficiente per risparmiare un ingente sforzo economico delle casse statali che, già provate per il terribile terremoto che si era verificato due mesi prima dell'inizio dei Mondiali, si trovarono ancora più “prosciugate”. Fu l'inizio di un periodo di declino economico per la nazione centroamericana, dopo anni di boom legati allo sfruttamento delle risorse petrolifere.

Davide Tentori

redazione@ilcaffegeopolitico.it

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’UniversitĂ  “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualitĂ  di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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