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Il piano di Trump per spedire gli immigrati irregolari nelle “città santuario”

In 3 sorsiIl Presidente vuole spedire gli immigrati irregolari dal confine con il Messico alle città a guida democratica contrarie alle sue politiche migratorie. La proposta, usata in chiave elettorale, inasprisce il dibattito interno. Ma rimangono dubbi sulla sua legittimità.

1. IL CONFINE CALDO CON IL MESSICO

Il tema dell’immigrazione continua a tenere banco nel dibattito interno agli Stati Uniti. Prosegue lo scontro tra democratici e repubblicani sulle politiche che regolano i flussi migratori verso gli USA. Trump, fin dalla campagna elettorale del 2016, preme su questo tasto propugnando la tolleranza zero nei confronti degli immigrati irregolari. Una volta eletto Presidente, ha cercato di dare seguito alle promesse fatte con proposte controverse, che hanno diviso opinione pubblica e Paese. Celebre il “travel ban”, la legge che impedisce l’ingresso negli Stati Uniti a persone provenienti da Iran, Libia, Somalia, Siria, Yemen, Venezuela e Corea del Nord. Ma il fronte più caldo è quello con il Messico. Qui, nonostante l’opposizione, Trump ha promesso di costruire un muro lungo centinaia di chilometri per arrestare il flusso di arrivi irregolari. Grazie alla dichiarazione d’emergenza che permette al Presidente di spostare fondi senza autorizzazione del Congresso, il primo miliardo di risorse è già stato stanziato. Tuttavia a dire che l’immigrazione debba essere perlomeno regolamentata non è solo l’ala radicale del GOP. Un lungo articolo comparso sul New York Times denuncia l’aumento degli arrivi irregolari nel Paese: oltre 76mila ingressi illegali in un solo mese. Il sistema di accoglienza a stelle e strisce, scrive il quotidiano liberal, è pericolosamente vicino al &laquopunto di rottura&raquo.

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Fig. 1 – Un tratto della barriera al confine tra Stati Uniti e Messico

2. LA PROPOSTA DEL PRESIDENTE

In questo contesto arriva l’ennesima proposta-provocazione di Trump. In un tweet postato qualche settimana fa, il Presidente rilancia l’idea di “spedire” gli immigrati irregolari nelle “città santuario” guidate da politici democratici. Le “sanctuary cities” sono municipalità che rifiutano di collaborare con il Governo federale, non applicando le normative in materia di immigrazione irregolare in nome dei diritti umani e del legame di fiducia reciproca che si è creato tra Amministrazioni e minoranze. Secondo quanto rivelato dal Washington Post il piano elaborato da alcuni ufficiali della Casa Bianca sarebbe da intendersi come una sorta di ritorsione nei confronti degli amministratori democratici che combattono la politiche sull’immigrazione del Presidente. Già in passato Trump aveva provato a escludere queste città (oltre 300 in tutto il Paese) dai finanziamenti federali. Dichiarazioni che facevano riferimento al ricollocamento di immigrati irregolari erano state poi rilasciate nei mesi successivi, a novembre 2018 e febbraio 2019, scatenando ogni volta una nuova ondata di polemiche.

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Fig. 2 – Il Presidente Trump parla ai cronisti dal giardino della Casa Bianca

3. UNA MOSSA POLITICA IN CHIAVE ELETTORALE

Ora la battaglia interna sembra essere entrata in una nuova fase. I democratici hanno reagito alla proposta sollevando la questione della legittimità. Si domandano se il Presidente abbia l’autorità legale per portare avanti il suo piano. Alcuni membri del Congresso hanno deciso di lanciare un’investigazione parlamentare al riguardo. Ma l’idea è stata accolta con scetticismo anche da diversi esponenti repubblicani. In pochi sostengono tout court il progetto di Trump. L’opinione prevalente tra i membri del GOP è che il Presidente abbia lanciato l’ennesima provocazione per tenere caldo il dibattito sul tema e invitare le forze politiche a non abbassare la guardia su un fenomeno che, secondo la sua visione, è insostenibile per il sistema statunitense. La proposta potrebbe quindi essere usata come strumento per infiammare l’opinione pubblica e accelerare la riforma delle leggi in materia, magari arrivando a una – per il momento difficilissima – soluzione bipartisan. Quel che è certo è che le elezioni sono l’anno prossimo e Trump è già entrato in clima elettorale. Proposte di questo tipo – anche fossero palesemente irrealizzabili – diventeranno presto la normalità: saranno usate per solleticare la base elettorale repubblicana (che già appoggia il Presidente su questi temi), incolpando i democratici per la loro mancata attuazione o per gli scarsi risultati raggiunti.

Andrea Di Fabio

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