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Missione Sophia, in bilico la partecipazione della Germania. I rischi per l’Italia

In 3 sorsi – È del 22 gennaio scorso la decisione della Germania di ritirarsi dalla missione Sophia, avviata nel 2015, con la quale venivano controllati e gestiti i traffici di migranti nel Mediterraneo con modalità condivise da parte di alcuni Stati membri dell’UE. La decisione di Berlino arriva in seguito alla linea dura tenuta dal ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini, che ha accolto la notizia senza battere ciglio. Cosa rappresenterebbe la fine della missione per l’Europa e l’Italia stessa?

1. COS’È LA MISSIONE SOPHIA

La missione Sophia, il cui nome iniziale era EunavForMed (EU Naval Force Mediterranean) è un’iniziativa militare navale dell’UE iniziata ufficialmente il 22 giugno 2015, con il grande esodo di profughi siriani, trasformatasi poi in quella che può essere definita la linea di difesa europea riguardo alla delicata questione di salvataggio e gestione dei flussi di migranti. Oltre al mero salvataggio in mare la missione Sophia si è spinta oltre, includendo tra le sue attività la formazione della Guardia costiera libica e operazioni di intelligence e raccolta di informazioni utili per arginare i traffici illeciti degli scafisti e della tratta di esseri umani. La missione, che è stata ribattezzata Sophia dal nome di una bimba di nazionalità somala, nata a bordo della nave tedesca Schleswig-Holstein, può essere definita come uno dei primi tentativi di coordinamento in materia di difesa militare e di sicurezza marittima dell’UE.
A farne parte, tra gli altri, Germania, Spagna, Italia, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Irlanda e Belgio, con guida italiana.
Secondo dati del Consiglio europeo, relativi a maggio 2018, la missione ha consegnato alle Autorità italiane e arrestato 143 persone coinvolte nel traffico di esseri umani e ha neutralizzato circa 545 imbarcazioni.
Ricordiamo che, nonostante tra le mansioni principali della missione non fossero previste operazioni di salvataggio di migranti, sono state circa 44mila le persone salvate dall’inizio della missione nel 2015.

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Fig. 1 – Operazione di salvataggio di migranti, in attesa di essere trasferiti sulla nave tedesca Werra, parte del programma EUNavForMed Sophia, 27 settembre 2015

2. LA GERMANIA, PARTNER INCERTO

Da Berlino, il 22 gennaio è giunta la decisione di sfilarsi dalla missione Sophia, poichè da luglio scorso erano cresciute le tensioni con l’Italia in seguito alla dura linea di chiusura dei porti mantenuta dal Governo italiano. Formalmente EunavForMed Sophia aveva come termine il 31 dicembre 2018, per poi essere prorogata fino al 31 marzo 2019.
È del 9 febbraio il cambio di rotta, per il quale la Germania si è detta disposta a restare nella missione solo se quest’ultima tornerà al suo significato originario, con lo scopo di arginare la criminalità e i traffici illeciti di migranti nel Mediterraneo centrale, con una linea europea condivisa anche in merito all’accoglienza e alla gestione degli sbarchi.
L’ambasciatore tedesco a Roma, Viktor Elbling, ha espresso la volontà di Berlino di continuare a portare avanti la missione, mantenendo un ruolo attivo all’interno della stessa.
Ma il futuro di questa missione, agli occhi di altri Stati membri dell’UE, sembra instabile e poco chiaro.

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Fig. 2 – L’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE, Federica Mogherini, presenta la seconda fase della missione EUNavMedFor, Roma, 24 Settembre 2015

3. LE REAZIONI INTERNAZIONALI

In seguito alle ultime vicissitudini e alla decisione del Governo italiano di volere un cambiamento nella gestione della missione, sono state numerose le risposte della comunità internazionale.
In primo luogo l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE, Federica Mogherini, ha sottolineato l’importanza di quest’operazione, che vede l’Italia alla guida e con un ruolo attivo nel neutralizzare la tratta illecita degli scafisti, ma che ha d’altro canto espresso un certo fastidio per la condotta tenuta dal ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini.
«Sophia ha portato tutta l’Ue nel Mediterraneo. Se oggi l’Italia, che ha il comando e il quartier generale dell’operazione, non vuole più Sophia, siamo pronti a chiuderla», queste sono state le parole della Mogherini, riportate da una fonte a lei vicina.
Anche la Spagna, partner centrale nella missione, a causa della sua posizione geografica, simile a quella italiana, ha espresso preoccupazione per l’incertezza del futuro di Sophia. Il ministro della Difesa Margarita Robles, che esprime la volontà spagnola di continuare la missione, non si definisce però ottimista sul futuro, ponendo l’accento sulla troppo breve proroga della missione di solo tre mesi e soprattutto sulla linea dura tenuta dal governo italiano.
La missione, suddivisa inizialmente in quattro fasi, rischia di non vedere mai la messa in atto della fase finale, forse tra le più importanti, che comprendeva le operazioni in territorio libico per bloccare gli scafisti e per stabilizzare i flussi migratori, fase che non ha avuto il sostegno di Tripoli e che dunque è rimasta fino ad ora incompiuta. Gli sviluppi riguardo il futuro della missione restano tutt’ora incerti e l’instabilità delle decisioni di Germania ed Italia in merito sembrano porre fine a quella che in potenza sarebbe potuta diventare una prima embrionale linea di difesa militare comune, totalmente indipendente e a guida europea.

Rachele Renno

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Rachele Renno
Rachele Renno

Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università “L’Orientale” di Napoli, dopo un’esperienza Erasmus in Spagna all’Università di Jaén decido di tornare in terra iberica per specializzarmi in Relazioni Internazionali con un Master post-laurea a Madrid. Sono appassionata di politica europea e ho svolto uno stage di ricerca presso il think-tank “Real Instituto Elcano” nel campo della “Politica dell’Unione Europea e della Spagna”.
Tra i miei principali interessi la lingua e cultura spagnola e la tutela del patrimonio artistico e culturale, motivo per il quale sono socia dell’associazione UNESCO Giovani.
Un detto spagnolo recita: “Compartir es vivir” (Condividere è vivere) e per me scrivere per il Caffè Geopolitico significa proprio questo: condividere con i lettori la mia passione per la politica internazionale.

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