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Trump e il Government Sachs

Con il suo slogan “ Make America great again” Donald Trump si proclama come il Presidente del popolo statunitense. Tuttavia numerosi componenti del nuovo esecutivo del tycoon vantano un rapporto privilegiato con una delle banche più influenti del mondo: la Goldman Sachs

ANTI-ESTABLISHMENT – I fattori che hanno permesso a Trump di diventare il 45° Presidente degli Stati Uniti sono stati numerosi. Indubbiamente la crescita della disillusione verso le istituzioni politiche del paese ha contribuito alla vittoria del tycoon. Secondo un recente sondaggio condotto da Gallup, un’importante azienda del settore, la fiducia degli statunitensi verso i propri leader politici è scesa al 42% al termine del mandato di Obama. Nel 2009 lo stesso dato era al 49%. Durante gli anni della presidenza Obama sono stati raggiunti i picchi piĂą bassi di fiducia pubblica verso alcune istituzioni. L’ammirazione verso la Corte Suprema e il Congresso, nel 2014, è stata registrata rispettivamente al 30% e al 7%. Lo stesso presidente uscente statunitense ha terminato la sua presidenza con una media di gradimento, calcolata su entrambi i suoi mandati, del 47,9 %. Nella classifica di tutti gli ex-presidenti degli Stati Uniti Obama si piazza al nono posto. Alle spalle di Nixon e G.W. Bush ( i dati sono stati registrati a partire dal secondo dopoguerra). Sin dagli albori della sua campagna elettorale Donald Trump si è mostrato come una figura politica nuova promettendo di combattere contro i rappresentati dell’establishment statunitense. Il 24 Settembre 2016 in un discorso a Roanoke in Virginia il tycoon affermava: “ Rimpiazzeremo il nostro fallito e corrotto establishment con un nuovo governo che servirĂ  voi, la vostra famiglia ed il vostro paese”. Senza dubbio l’elettorato di oltreoceano ha gradito la posizione di rottura con i legami della vecchia politica offerta da Trump. La maggioranza delle persone che ha votato per il tycoon, molti provenienti dalla working class bianca del paese, ha dichiarato di averlo sostenuto perchĂ© si sentiva abbandonata dalla classe politica. Il neo-presidente sembra aver compreso l’importanza di questo fattore per assicurarsi il gradimento della popolazione. Il 20 gennaio 2017 durante il discorso d’insediamento alla Casa Bianca egli ha dichiarato: “per troppi anni l’establishment ha protetto se stesso, ma non i cittadini ” e ha poi aggiunto: oggi è il giorno in cui il popolo torna a comandare. Nonostante i dubbi degli esperti sulle reali politiche che il tycoon perseguirĂ , le sue prime decisioni da presidente sembrano mostrare la sua effettiva volontĂ  a rispettare le promesse fatte.

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Fig. 1 L’immagine ritrae alcuni sostenitori del tycoon

GOVERNMENT SACHS – Per riavvicinare il governo ai suoi cittadini le promesse fatte da Trump sono state numerose. Egli intende favorire un aumento dell’occupazione attraverso politiche che impediranno alle aziende statunitensi di delocalizzare i propri stabilimenti all’estero. Il tycoon ha promesso anche di favorire gli investimenti attraverso incentivi fiscali, di rilanciare il settore petrolifero e di effettuare un ampio taglio delle tasse. Anche in politica estera egli ha dichiarato che gli Stati Uniti interverranno solo se i loro interessi saranno in pericolo e che favorirĂ  una politica protezionista dal punto di vista commerciale. Nonostante le premesse e i proclami Trump sembra piĂą distante dai cittadini di quanto voglia apparire. Una buona parte dei nuovi funzionari eletti dal neo-presidente hanno dei trascorsi in una della banche piĂą influenti del paese: la Goldman Sachs. Il nuovo segretario del Tesoro Steven Mnuchin ha lavorato 17 anni per la Goldman, dove ha seguito le orme del padre. A Gary Cohn è stata assegnata la guida del Consiglio economico nazionale della Casa Bianca. Cohn faceva parte della Goldman dal 1990 dove, prima di essere nominato da Trump, ricopriva la carica di presidente e di direttore operativo. Come buonuscita per entrare nella squadra di governo egli ha percepito 284 milioni di dollari. Anthony Scaramucci è stato nominato come assistente del neo-presidente e Direttore dell’Ufficio Pubblico di Collegamento e degli Affari Intergovernamentali della Casa Bianca. Anch’egli può vantare un passato tra le fila della Goldman Sachs, ha lavorato per la banca dal 1989 al 1996. La sua candidatura sembra attualmente in bilico a causa di un potenziale conflitto d’interessi tra la posizione che ricoprirebbe a Washington e la sua azienda di investimenti SkyBridge Capital. Anche Steve Bannon, Chief Strategist e braccio destro di Trump, in passato ha lavorato per la banca che ha sede a Manhattan. La carica di Consigliere Senior del presidente per le iniziative economiche è stata assegnata a Dina Powell. La neo-eletta per la Goldman ha rivestito l’incarico di leader del Goldman Sachs Impact Investing che, durante la leadership della Powell, ha fruttato circa 4 miliardi di dollari alla banca statunitense. I potenziali conflitti d’interessi tra le figure scelte dal tycoon ed il loro precedente datore di lavoro hanno scatenato le proteste di alcuni manifestanti. La sede di Manhattan della banca è stata presa d’assalto dai dissidenti e il governo Trump è stato giĂ  etichettato come Government Sachs.

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Fig. 2 Gary Cohn il nuovo direttore del Consiglio Economico e consigliere di Trump

GOLDMAN’S INFLUENCE – La Goldman Sachs Group, Inc. è una della banche d’affari piĂą importanti del mondo. La banca, che ha sede a Manhattan, è stata fondata nel 1869 ed attualmente possiede diverse sedi nelle principali cittĂ  del mondo. Nel 2015 la banca in questione poteva contare un fatturato di 861 miliardi di dollari e circa 34.800 dipendenti. Dal post crisi del 1929 fino ai giorni nostri la Goldman ha accompagnato gli Stati Uniti nel processo di crescita economica. Sin dagli anni’40 la banca di Manhattan ha emesso i cosiddetti municipal bond. Questi particolari bond vengono, in genere, utilizzati per finanziare opere pubbliche. Ma il legame tra la banca d’affari e gli ambienti governativi statunitensi può essere osservato anche durante i periodi di crisi finanziaria. In diverse occasioni la Casa Bianca è intervenuta per evitare la bancarotta dell’istituzione bancaria, senza dubbio il caso piĂą eclatante risale al 1970. Nel giugno di quell’anno la Penn Central Transportation Company dichiarò bancarotta e fra i suoi finanziatori principali si annoverava anche la Goldman. In quell’occasione la Goldman riuscì ad evitare il fallimento grazie all’invertento della SEC (U.S. Securities and Exchange Commission). Un altro caso che scatenò polemiche fu la crisi messicana del 1995. Robert Rubin, ex Senior Partnership della Goldman poi divenuto Segretario del Dipartimento del Tesoro, guidò un intervento di salvataggio finanziario con soldi pubblici rivolto al Messico, di cui la Goldman era uno dei principali investitori.

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Fig. 3 L’insegna della Goldman nella sede di Manhattan

La crisi finanziaria del 2008 ha riacceso le critiche verso la banca d’affari in questione. La Goldman è stata indagata per aver imbrogliato i propri investitori ed aver tratto profitto dalla crisi economica. Nel 2010 la banca con sede a Manhattan patteggiò un risarcimento di circa 550 milioni di dollari nei confronti della SEC.
L’amministrazione Obama ha cercato di tutelare i consumatori attraverso il Dodd-Frank Act. Questa legge aumentava il controllo e la regolazione bancaria grazie, tra i vari strumenti, all’istituzione di due particolari organi di controllo finanziario. Il neo-presidente Donald Trump ha giĂ  firmato un ordine esecutivo che prevede un importante ridimensionamento della Dodd-Frank nonostante, per il momento, le misure che egli intende adottare siano ancora piuttosto vaghe.

                                                                                                                                            Luca Barani

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

L’influenza della Goldman Sachs è percepita anche negli affari europei. La banca è stata indagata con l’accusa di aver aiutato il governo greco a mascherare il proprio debito pubblico durante la crisi del 2008. [/box]

Foto di copertina di Spoon Monkey rilasciata con licenza Attribution License

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Luca Barani
Luca Barani

Nato nel 1992 a Modena sono all’ultimo anno della triennale di Scienze Politiche Sociali ed Internazionali all’UniversitĂ  di Bologna. Dopo il conseguimento del diploma ho lavorato come perito chimico ma dopo un paio d’anni ho capito che la mia passione era ben altra!!

Sono stato per un periodo in Belgio grazie all’Erasmus dove sono entrato a contatto con gli ambienti dell’Unione Europea. L’Erasmus e altri progetti multiculturali mi hanno formato come cittadino europeo, collaboro con Amnesty International a livello locale. Sogno una laurea magistrale all’estero e di poter diventare un esperto dei rapporti tra l’UE e i paesi del Nord Africa. Scrivere per il CaffèGeopolitico mi permette di poter coltivare due grandi passioni: la politica internazionale e la scrittura. Nel tempo libero mi piace viaggiare e praticare sport.

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