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Il Perù nello scandalo Odebrecht: la Lava Jato si allarga

L’inchiesta Lava Jato si estende, attraverso un nuovo filone, negli Stati Uniti e in una decina di Paesi dell’America Latina, scatenando terremoti politici inaspettati. Da locale, la lava Jato sta diventando continentale

LAVA JATO, LA MULTINAZIONALE – «Odebrecht e Braskem usavano un’occulta ma altamente funzionale unità di business- soprannominato Dipartimento della Tangente – che sistematicamente pagava centinaia di milioni di dollari a corrotti funzionari governativi in paesi di tre continenti», ha affermato in un comunicato ufficiale il vice procuratore generale Sung Hee-Suh della Criminal Division del Dipartimento di Giustizia USA.
La Odebrecht, con la sua controllata petrolchimica Braskem, è la prima multinazionale edilizia e ingegneristica dell’intero continente latino-americano. Opere come la ristrutturazione del Maracanã, reti idroelettriche in Africa, una centrale nucleare negli States o la costruzione di un nuovo porto a Cuba, rendono l’idea del globale volume di affari della corporation brasiliana con un 58% dei profitti provenienti da attività offshore.
Un colosso verdeoro troppo grande, per non essere coinvolto nel terremoto giudiziario della Lava Jato, inchiesta che indaga – e ha anche arrestato – parte del gotha dell’imprenditoria e del ceto politico che ruotava attorno all’azienda statale Petrobras.

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fig.1- Marcelo Odebrecht condannato a 19 anni di carcere. 

LAVA JATO, L’INCHIESTA – La prima peculiarità di questo scandalo sono le sue dimensioni: grazie ad Odebrecht , la Lava Jato ha oltrepassato i confini brasiliani, coinvolgendo una trentina di paesi, con la procura brasiliana che ha ottenuto 159 accordi di cooperazione giudiziaria internazionale per lo scambio di prove e documenti. Parallelamente a questo filone, il Dipartimento di Giustizia Americano ha iniziato un’inchiesta indipendente con la collaborazione delle autorità di Brasile e Svizzera.
Queste hanno ottenuto una confessione da parte dell’esecutivo dell’azienda, dalla quale si evince che la Odebrecht ha creato un vero e proprio sistema tangentizio della dimensione di 800 milioni di dollari per ottenere contratti per più di 100 opere e progetti edilizi sparsi per il mondo. Centro operativo del sistema erano i manager della Division Structured Operations, il cosiddetto secondo gli inquirenti ”ufficio tangenti”, attraverso il quale si creavano società di comodo offshore sui cui dirottare i fondi neri. Il sistema corruttivo ha funzionato per più di un decennio a partire dal 2001, e poteva godere anche di un sistema informatico di pc e emails separato da quello ufficiale dell’azienda, sia dei classici ‘’uomini-valigetta’’ a cui era affidata la consegna e lo spostamento dei soldi.
Un’analisi del The Economist fa notare che la corruzione nei pubblici appalti internazionali per le megaimprese brasiliane è un fenomeno abbastanza diffuso, ma lo scandalo Odebrecht è speciale per lo stillicidio di alcune caratteristiche metodiche: Odebrecht e le sue compagnie associate puntavano direttamente gli alti funzionari governativi spesso preparando il terreno con il  finanziamento delle campagne elettorali dei candidati con i quali interloquire. A quel punto la multinazionale vinceva le gare di appalto presentando le offerte più basse, vantaggiose per il policy maker di turno sia per i requisiti tecnici che quelli artificiosamente economici. A quel punto vinto il bando, spesso a lavori nemmeno iniziati, i termini contrattuali venivano rinegoziati al rialzo con un incremento dei costi medio- stando a Josè Luis Guasch della World Bank- di 30 milioni di dollari per addendum.

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Fig.2 – L’ex presidente dilma Rousseff, decaduta a causa dell’impeachment 

SCANDALO PERÙ –  Il costo dell’autostrada che dovrebbe collegare Perù e Brasile, con ben 22 addenda al contratto originale, è aumentato da 800 mln a 2,3 miliardi di dollari. Questo è emblema del modus operandi corruttivo. Fuori dal Brasile, il Perù è sicuramente il paese in cui lo scandalo ha avuto le ripercussioni politiche più gravi con 3 presidenti e l’ex dittatore Fujimori coinvolti oltre che agli annessi collaboratori e faccendieri. Odebrecht avrebbe pagato 20 milioni di dollari in ‘’bustarelle’’ ad Alejandro Toledo, ex presidente tra il 2001 e il 2006. I pagamenti riguardanti la sopracitata autostrada, la Rodovia Interoceanica, sono emersi grazie all’incrocio tra le dichiarazioni di un collaboratore aziendale e alcuni registri bancari a Panama, Costarica e Usa. Le tangenti si sono susseguite fino al 2008 sotto la presidenza di Alan Garcia. Il pool di pubblici ministeri  della sezione peruviana della Lava Jato è riuscita a recuperare 11 di quei 20 milioni.
Il passaggio di denari presso conti esteri vede l’aiuto dell’uomo d’affari israeliano Josef Maiman, amico dell’ex presidente Toledo. Già coinvolto in uno scandalo concernente un’altra holding brasiliana, la Camargo Correa, Maiman è sotto processo per lavaggio di denaro per aver trasferito 9,4 milioni di dollari alla suocera di Alejandro Toledo attraverso l’impresa Ecoteva. Denaro con il quale, stando agli inquirenti peruviani, l’ex presidente ha comprato immobili e uffici. Toledo, primo presidente democratico del post Fujimori, ha giustificato la donazione alla suocera da parte dell’amico come regalo in quanto essa vittima dell’Olocausto. Ha negato le ultime accuse e attualmente si trova a Parigi con la famiglia, dove l’opinione pubblica ritiene possa stare ancora a lungo data la recente perquisizione della sua residenza andina da parte delle forze dell’ordine.
Inoltre stando alla Procura di Lima , altri due presidenti risulterebbero coinvolti: Ollanta Humala con sovvenzione illegale di 3 milioni di dollari per la sua campagna presidenziale; e Alan Garcia il cui ex ministro Jorge Cuba è accusato di aver ricevuto 7 milioni per facilitare la vincita della gara d’appalto da parte di Odebrecht per il completamento della linea 1 della metro di Lima.
L’attuale presidente Pedro Kuczynsky, che fu ministro delle finanze sotto la presidenza Toledo e perciò oggetto di un indagine preliminare, oltreché mostrarsi collaborativo con i magistrati ha chiesto alla Odebrecht di ritirarsi dal paese, terminando così ogni attività tra cui la costruzione di un gasdotto da 7 miliardi di dollari.

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fig.3-L’ex presidente peruviano Alejandro Toledo.

LA FINE DEL MONDO  Il Dipartimento di Giustizia Americano, dato il patteggiamento, ha inflitto alla Odebrecht una multa record di 3,5 miliardi di dollari, cifra superiore al caso analogo delle Siemens. Marcelo Odebrecht, ex CEO dell’azienda figlio del fondatore Emilio Odebrecht è stato condannato dalla giustizia brasiliana a 19 anni di carcere, usufruendo però dello strumento giudiziario della delação premiada, ossia una confessione che gli permetterebbe uno sconto di pena e forse la scarcerazione.
Con lui sono stati messi sotto processo 77 tra manager e quadri aziendali. L’intero organigramma aziendale ha deciso di confessare l’intero schema di tangenti usufruendo della delação premiada.  Queste dichiarazioni sono al momento secretate e sono state da poco omologate dalla presidente della Corte Suprema, Carmen Lucia. La confessione è stato soprannominata delazione della fine del mondo. Fine del mondo che sarà evitata quando i paesi della regione si doteranno di un efficace pacchetto di leggi contro la corruzione anche internazionale. Una parte dell’opinione pubblica latinoamericana con le sue manifestazioni a Panama, in Perù e e nella Repubblica Dominicana lo ha già capito.
Infine, la multinazionale Odebrecht dovendo adesso ricostruire la sua credibilità aziendale (proprio come fece Siemens) ha l’occasione di ripartire e tramutarsi in modello virtuoso, non solo per i propri competitors ma anche per gli interlocutori politici del frazionatissimo arco partitico. A partire dalla sinistra dei petisti (esponenti del Partidos dos Trabalhadores) sotto il cui governo le entrate di Odebrecht sono sestuplicate e la cupola politica centrista del Pmdb del presidente Temer, già citato insieme ai suoi alleati in diverse delazioni dell’inchiesta Lava Jato. La fine della fine del mondo appare però ancora lontana.

Emiliano Caliendo

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in piùAltri paesi coinvolti nell’inchiesta congiunta di Brasile, USA e Svizzera:

Argentina: Volume di tangenti per 35 milioni di dollari dal 2007 al 2014, il principale indagato è il direttore dei servizi segreti Gustavo Arribas.

Colombia: ex ministro dei trasporti ha ammesso di aver ricevuto una tangente da 6,5 milioni di dollari

Ecuador: Odebrecht ha distribuito 33 milioni di dollari tra il 2007 e il 2016, mettendo così in cattiva luce il Presidente Correa e il futuro candidato presidenziale Lenin Moreno

Guatemala: il pubblici ministeri indagano sulle tangenti da 18 milioni pagate tra il 2013 e il2015. Indagati: l’ex vicepresidente Roxana Baldetti e il senatore Felix Bautista

Panama: Ha avuto un volume di ”mazzette” di 59 milioni, con principale accusato l’ex presidente Ricardo Martinelli

Repubblica Dominicana: Flusso di fondi per 92 milioni. Nessun indagato o accusato al momento. La procura di Santo Domingo ha trovato un accordo con Odebrecht per 180 milioni di dollari

Venezuela: tra le cifre più alte con 98 milioni di dollari consegnati a funzionari pubblici per l’assegnazione di opere pubbliche. Il regime autoritario di Maduro nega tutto.

Nell’inchiesta sono citate anche le due africane Angola e Mozambico, ex colonie portoghesi.[/box]

Foto di copertina di alex_fuentes rilasciata con licenza Attribution License

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Emiliano Caliendo
Emiliano Caliendo

Vivo a Napoli dove studio Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Federico II, sono appassionato di geopolitica dell’America Latina e del Vicino Oriente, di cui seguo costantemente le complicate vicende. Un viaggio in Brasile ha fatto esplodere la passione per quella parte di mondo, della quale per ora mi limito a scrivere dalla lontana Europa sperando di poter analizzare il tutto un po’ più da ”vicino” un giorno.

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