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Narendra Modi e le conseguenze della demonetizzazione in India

In 3 sorsi  L’8 novembre scorso il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha annunciato il ritiro dalla circolazione delle banconote da 500 e 1000 rupie come misura d’emergenza contro corruzione, falsificazione ed evasione fiscale. La decisione ha generato forti disagi per la popolazione

1. LE RAGIONI DIETRO LA MANOVRA  L’8 novembre dell’anno appena terminato il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha reso pubblica attraverso un discorso in tv l’inaspettata decisione di ritirare dalla circolazione le banconote da 500 e 1000 rupie. A parte essere le banconote che hanno maggiore circolazione in India (circa l’86 per cento), questi tagli di denaro sono quelli più utilizzati nell’economia sommersa, anche per la facilità con cui possono essere falsificati. Con questa misura a sorpresa, il Governo ha deciso di inasprire la lotta nei confronti di diversi fenomeni deviati che caratterizzano l’economia del gigante asiatico: il mercato nero, la contraffazione, l’evasione fiscale e la corruzione dovrebbero infatti subire una forte battuta di arresto grazie alla scelta di Modi e del suo entourage. La consegna delle vecchie banconote da 500 e 1000 rupie (6,5 e 13 euro) è stata programmata fino al 30 dicembre del 2016; in cambio si ricevono banconote da 2000 o quelle da 500 rupie di nuovo conio. Per chi intende richiedere una quantità superiore alle 25mila rupie (al cambio circa 345 euro) scatta un controllo della situazione fiscale da parte delle autorità: nel caso in cui queste dovessero verificare la presenza di irregolarità, possono obbligare al pagamento di quanto dovuto con una maggiorazione del 200%. Un ulteriore obiettivo del programma è quello di spingere i cittadini indiani a depositare i propri risparmi nelle banche, così da ridurre l’ampia economia sommersa sulla quale lo Stato non può percepire le tasse.
La tempestività con cui la misura è stata annunciata ed applicata dagli esercenti, però, ha causato disagi e difficoltà nella popolazione, che è scesa in piazza per manifestare contro la decisione del Governo. In molti si sono ritrovati da un giorno all’altro senza denaro per le spese quotidiane. Inoltre, si sono formate lunghissime code fuori dalle banche a causa della scarsa disponibilità delle banconote sostitutive, che non sono ancora sufficienti ad accontentare la domanda. I cittadini spaventati hanno preso d’assalto i bancomat nella paura di non riuscire a cambiare le proprie banconote, e in molti hanno deciso di pernottare davanti alle filiali per mantenere il proprio posto in fila.

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Fig. 1 – Protesta a New Delhi contro la politica di demonetizzazione del Governo Modi

2. L’OPINIONE DELLA BANCA MONDIALE  L’ex Primo Ministro indiano Manmonah Singh ha criticato la scelta di Modi, sentenziando che il peggio per l’economia indiana deve ancora venire. Singh ha confutato le dichiarazioni del Presidente del governo, il quale aveva assicurato che la situazione economica del Paese era in netto miglioramento dopo la demonetizzazione. Per Singh questi annunci fanno solo parte della propaganda del Premier, ma non hanno niente a che fare con la situazione reale dell’economia indiana, ovvero un rallentamento del tasso di crescita del prodotto interno lordo al 6.6 % come ipotizzato da alcune agenzie di rating.
Negli stessi giorni anche la Banca Mondiale si è espressa sulla questione, con delle valutazioni meno pessimiste. Secondo il report della World Bank, il primo dall’attuazione della politica di demonetizzazione, questa mossa deve essere considerata come una sofferenza necessaria per ottenere importanti vantaggi nel medio-lungo termine. Infatti la strategia messa a punto dal Governo indiano permetterà un’espansione della liquidità nel sistema bancario, con una conseguente diminuzione dei tassi sui prestiti, ed un aumento degli investimenti. Inoltre il report ha previsto che il tasso di crescita del Paese raggiungerà nel 2017 la soglia del 7%; cifra che è comunque inferiore al dato che era stato ipotizzato per quest’anno finanziario dallo stesso ente (7,8%), ma non scoraggiante come segnalato dall’ex Premier Singh. Inoltre la misura decisa dal Governo di Narendra Modi permetterà di aumentare la produttività del settore infrastrutturale e manifatturiero del Paese, con il supporto di campagne per la promozione del Made in India, nonché i consumi al dettaglio da parte dei privati. Ayhan Kose, direttore del settore “prospettive di sviluppo” presso la Banca Mondiale, ha confermato durante la partecipazione ad una conferenza quanto analizzato nel report. Infatti, Kose ha dichiarato che nonostante l’economiaiIndiana sia basata principalmente sull’utilizzo dei contanti, in quanto l’80% del totale delle transazioni viene ancora effettuato attraverso questo canale, gli effetti della misura verranno necessariamente assorbiti dal sistema già nel medio periodo.

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Fig. 2 – Donne in coda in una banca rurale per cambiare le banconote fuori corso

3. COME SI EVOLVERÀ LA SITUAZIONE  Per il momento la scelta ha condizionato in particolar modo la classe operaia e la popolazione povera dell’India rurale, i settori della società indiana meno propensi all’utilizzo di carte di credito e pagamenti online, e che quindi fanno ancora totale affidamento sul possesso di contanti. Molte persone che non possiedono un conto in banca potrebbero rinunciare a cambiare le banconote non più in vigore per il timore di ricevere dei controlli su quantità di denaro delle quali non sempre possono dimostrare la provenienza, o per la sfiducia diffusa nei confronti del sistema bancario. A soffrirne in maniera particolare potrebbero essere le donne, che spesso possiedono alcune somme di denaro risparmiato che tengono in casa senza che il proprio coniuge ne sia al corrente.
Da valutare sarà anche l’efficacia reale della misura nella lotta all’evasione fiscale. Dalle prime analisi pare che la manovra abbia avuto effetti positivi su alcune attività criminali, come la tratta di esseri umani. Ma considerato che è già stato restituito il 90 per cento delle banconote invalidate, una cifra molto al di sopra delle aspettative dello stesso Governo, si pensa che la ricchezza sommersa venga convertita in beni immobili, metalli preziosi o depositata in conti all’estero, invece di essere conservata sotto forma di contanti.

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Fig. 3 – Lunga coda a un bancomat di Allahabad, nello Stato dell’Uttar Pradesh: durante il periodo della demonetizzazione la Banca centrale indiana ha imposto serie limitazioni ai prelievi da conti correnti e bancomat

Nonostante le difficoltà e le promesse non mantenute, la fiducia dei cittadini nei confronti di Modi non sembra essere stata scalfita. Arrivato al giro di boa del mandato governativo, la popolarità del Premier si attesta sempre a livelli altissimi, e a parte alcune proteste, i disordini pubblici in protesta alla politica di demonetizzazione sono stati lievi. La maggior parte della popolazione indiana appoggia la scelta del Governo, considerandola una mossa necessaria nella lotta alla corruzione e all’evasione fiscale. L’idea che la misura possa attaccare le risorse illecite dei più ricchi del paese è ciò che mantiene le masse nelle code ai bancomat. Rimane però da vedere per quanto tempo la fiducia nei confronti del loro leader rimarrà tale da far passare in secondo piano i disagi dovuti alla mancanza di contanti.

Antonino Clemente

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più 

La contraffazione della rupia è un problema di importanza primaria per l’India. Infatti la moneta indiana è la nona valuta più falsificata al mondo. I contraffattori utilizzano una rete criminale che partendo dal Pakistan dove vengono stampate nella maggior parte dei casi, fa entrare le banconote false in India passando per Nepal, Bangladesh e Dubai.[/box]

Foto di copertina di theglobalpanorama rilasciata con licenza Attribution-ShareAlike License

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Antonino Clemente
Antonino Clemente

Nato a Palermo nel 1992, una volta compiuti diciotto anni mi sono trasferito a Roma, dove ho conseguito la laurea magistrale in relazioni internazionali presso l’università LUISS Guido Carli. Da sempre mi divido tra due grandi passioni: la cultura spagnola e quella cinese. Ho raggiunto il mio grande sogno di vivere in Asia nel 2014, quando ho studiato 6 mesi all’Università di Macau, nel sud della Cina. Questa esperienza mi ha formato a livello accademico e personale, lasciandomi con un’estrema curiosità per la geopolitica del Sud-Est Asiatico. Al momento vivo a Siviglia, in Andalusia, e nel tempo libero mi dedico alla fotografia, digitale ed analogica.

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